C’è una serie televisiva, ormai datata 2001, intitolata Le Nebbie di Avalon, tratta dall’omonimo romanzo della controversa scrittrice Marion Zimmer Bradley.
Controversa per due motivi: primo, la Bradley fu tristemente condannata postuma dalla figlia, per atti moralmente illeciti contro la sua stessa famiglia, secondo perché la Bradley (di innegabile talento narrativo) plasma – grazie al suo talento – storie di miti ampiamente noti a suo piacimento.
Così come ne “La Torcia” Ettore, principe di Troia, diviene un superbo spocchioso, ne “Le Nebbie di Avalon” la bella e determinata Ginevra diviene una fanatica cristiana. Nulla di tutto questo è nel mito, eppure la Bradley lo ha consegnato, dagli anni ’80 in poi, al pubblico pop, trascendendo, così, la cultura originale. Ma non è di questo che parleremo in questo articolo, non oggi, almeno.
Parleremo infatti di un’attrice, classe 1989, alta e bionda che esordisce la sua carriera nel ruolo di baby Morgana, proprio nel 2001, proprio nella miniserie “Le Nebbie di Avalon”.
Tamsin Egerton inizia così presto la sua carriera d’attrice, nel 2001 a 13 anni con il ruolo di Morgana bambina nella miniserie televisiva diretta da Uli Edel.
È esile e bruna, con lunghi capelli neri.
Poi, diviene nota per il ruolo di Holly Goodfellow in “La famiglia omicidi” e quello di Chelsea Parker in “St. Trinian’s” e in “St.Trinian’s 2 – La leggenda del tesoro segreto”.
Infine, nel 2011, interpreta Ginevra nella serie televisiva Camelot. È alta e biondissima, anzi sin troppo bionda, perché quelle meches platino stridono con l’ambientazione medioevale della serie.


Ma soprattutto, che caso insolito, per questa Tamis, l’aver esordito come Morgana, e l’esser divenuta come Ginevra.
I due poli opposti, perché nel romanzo della Bradley, Morgana è il diavolo, Ginevra l’angelo. Oh, non è proprio così netta la discriminazione, ma la sarebbe divenuta negli anni successivi, ponendo Ginevra come ideale (infedele) della famiglia, mentre Morgana come perfetto prototipo della femminista combattente indipendente e sì, perché no, controversa. Un po’ noiosa, tale discriminazione, e molto anni ’70, cioè ormai sorpassata. Eppure questa Tamis Egerton le ha interpretate entrambe. Non risulta ch’ella sia in qualche modo interessata ai miti arturiani. O forse sì, ci viene da pensare che lo sia.

