Le tre letture di oggi, tratte dal libro del profeta Amos  7, 12-15 , dalle lettere di San Paolo agli abitanti di Efeso  1,3-14 e dal Vangelo di Marco 6,7-13 ci esortano a vivere il nostro amore per Cristo non solo come un fatto personale, ma anche come un dono da condividere col prossimo.

Essere missionari è questo:  portare, in tutte le nostre relazioni con gli altri, quella bontà di cuore che Gesù ci ha chiesto di diffondere nel mondo. Nelle nostre relazioni, con gli amici, sul posto di lavoro e coi famigliari, infatti, dobbiamo costantemente impegnarci a vivere in modo coerente con l’amore insegnatoci da Cristo. A volte può succedere di sentirci degli estranei anche a casa nostra, quando parliamo d’amore e di fede, ma è normale che sia così. Se già tutti fossero perfettamente santi, la nostra religione non servirebbe a nulla!

Il profeta Amos era un contadino che, grazie alla sua capacità speciale di comunicare con Dio, iniziò a dire ai suoi concittadini che, a causa del troppo benessere materiale e dei piaceri triviali, avevano iniziato a comportarsi in modo dissoluto venerando falsi Dei. Grazie alla preghiera e alla sensibilità d’animo, chiunque può comunicare con Dio e accorgersi quando la società si sta comportando male e tradisce Dio.

San Paolo fu un grande missionario e predicò il Vangelo in diversi luoghi, e anche nella città di Efeso, nell’attuale Turchia. Efeso era una città pagana, dedicata alla Dea Artemide, e si dice che fosse stata chiamata così in onore di un’amazzone. Nel 53 d.C. ad Efeso vi era una delle sette meraviglie del mondo antico, il grandissimo tempio di Diana, e tutte le persone erano pagane e si divertivano a fare feste dionisiache sature di vino e piaceri disordinati. Anche noi, oggigiorno, viviamo in una società pagana e disordinata simile a quella di Efeso e, con benevolenza, amorevolezza, pazienza, sapienza e timor di Dio, dobbiamo impegnarci per portare – anche con discrezione- gli insegnamenti evangelici nel mondo.

La biblioteca di Celso a Efeso, dove San Paolo andò a predicare.

 Noi cattolici, in virtù del nostro battessimo, possiamo portare gli insegnamenti di Gesù nel mondo e ognuno di noi può farlo coi propri carismi, i propri doni, la propria creatività e le proprie capacità.

Il medico, quindi, può tutelare la vita nel suo settore e portare nelle strutture sanitarie una bioetica allineata con la volontà di Dio, il politico può impegnarsi a promuovere leggi che non siano mai contrarie al rispetto della dignità umana e la casalinga cattolica può provare la gioia di veicolare ai propri figli un’educazione fedele al vangelo: questo significa, oggigiorno, essere missionari e profeti della gioiosa venuta di Cristo.

La nostra missione, in qualità di battezzati, – come dice San Paolo!- è  essere santi e immacolati nella carità anche nelle situazioni più avverse. A volte i nostri parenti, i nostri amici o i nostri colleghi possono farci arrabbiare, ferirci o deluderci: Ebbene, in questi casi, anziché arrabbiarsi e litigare, l’unica cosa da fare è cercare, praticando l’amore oblativo e incondizionato, di guarirli dai loro demoni con la nostra paziente e caritatevole presenza. Molti demoni possono insidiarsi nella psiche delle persone e suscitare in loro ira, invidia, tristezza, accidia lussuria ed altri pensieri cattivi: chi sa amare incondizionato ha il potere di interrompere questa catena di vizi.

Chi desidera essere santo, con pazienza, dolcezza e tenerezza può insegnare che ai mali che affliggono l’uomo vi è anche l’alternativa del bene, data dalla grazia della fede e che poi conduce ai frutti dello spirito santo che sono carità, gioia, pace, pazienza, benevolenza, la bontà, longanimità, mitezza fede, modestia, continenza e castità. 

I dodici apostoli, infatti, andando a due a due, entravano nelle case e si impegnarono molto nel predicare il vangelo, guarire i malati e  curare gli indemoniati. Allo stesso modo anche noi battezzati, come profeti, possiamo entrare nel cuore della gente, con tenerezza, per mettervi un seme d’amore capace di far guarire dalle sofferenze interiori e far germogliare i fiori più belli.

Il profeta Amos in un’immagine di Gustave Doré. Amos fu un mandriano e profeta minore.