8.8.2024.Concorso “cineasti del presente”
Les Enfants rouges, di R. Lofti Achur. Critica cinematografica a cura di Desio Rivera
Film in prima mondiale. Mi è piaciuto moltissimo. Girato nel governorato del Kef nel nordest della Tunisia è basato su una storia vera. Sulla montagna si rifugiano e hanno la loro base i terroristi del califfato che attorno al 2015 fecero diversi attentati in Tunisia e scorribande assassine tra i pastori, abitanti ai piedi della “loro” montagna. Due ragazzi, poco più di bambini, si avventurano sulla montagna proibita (anche perchè minata) con il loro piccolo gregge di capre. Vogliono vedere una piccola pozza di acqua di sorgente, giocare con l’acqua, far abbeverare le capre e godersi momenti spensierati. Quelli del califfato gli piombano addosso, sbucati dal nulla. Vediamo il ragazzo più piccolo che, svenuto per la botta in testa che gli hanno dato, rinviene con accanto l’amico sdraiato. Gli scuote la scarpa ma è morto. Decapitato. Daesh agiva così. Ashref lo lasciano in vita solamente perché porti la testa del suo amico Nizar alla famiglia. E che sia loro da lezione, gli impongono di riferire.
La frase della madre al proprio figlio maggiore e al marito, con la testa del figlio ucciso custodita nel frigo di casa: “Io mio figlio l’ho fatto nascere intero. Lo voglio seppellire intero” è il racconto del film. Il fratello del morto, il padre lo zio e amici di famiglia, facendosi guidare da Ashref, il bambino sopravvissuto, partono per riportare a casa il resto del corpo. Momenti onirici coinvolgenti e commoventi, evocano le immagini del tredicenne Ashref che vede lo spirito di Nizar, il decapitato. Poesia pura e dolce estetica coinvolgente. Film da vedere.
Io ho un debole per la Tunisia, dove ho passato le mie prime vacanze a 19 anni e che ho poi visitato regolarmente, anche durante l’epoca degli attentati sanguinari, sentendomi accolto come un amico. Ma non è per questa mia simpatia che parlo benissimo di questo film. È veramente coinvolgente e con una regia e una fotografia che lascia un segno nel cuore.
Diego Rivera