Teresa Orsini Doria Pamphilj Landi fu la gemma più preziosa dell’aristocrazia romana di inizio 1800, sia per la discendenza regale che per la nobiltà d’animo. è stata dichiarata Serva di Dio e ha fondato un’ordine di suore che, grazie alla nobiltà del cuore misericordioso, offre ancor oggi aiuto e sostegno ai malati in ospedale.
Teresa fu un esempio splendente di amore e servizio cristiano, incarnando la vera carità, gratuita e disinteressata. Fu una nobildonna romana esemplare, una sposa felice, una madre affettuosa, e una donna profondamente impegnata nel sociale. Al servizio dei malati, dei diseredati e degli emarginati, si dedicò con instancabile dedizione agli altri, spesso dimenticando se stessa. Per lei, non esistevano ostacoli quando si trattava di aiutare chiunque fosse in difficoltà, riconoscendo in ogni persona bisognosa il volto del Signore sofferente.
Grazie a lei è stato fondato l’ordine delle Suore Ospedaliere della Misericordia, che ancora oggi aiutano e curano i malati negli ospedali
Nata nel giorno di Pasqua 1788 dalla nobile famiglia Orsini in un feudo di famiglia, figlia di Domenico, sposò nel 1808 il Principe Luigi Giovanni Andrea V Doria Pamphili Landi di Roma. Si trasferì quindi a Roma, dove fece esperienza dell’inefficienza della rete ospedaliera, specie nel periodo che seguì la Rivoluzione Francese.
Teresa perse il padre in tenera età e fu cresciuta dal nonno, noto per la sua fede e rettitudine. Trascorse la sua infanzia e adolescenza in vari monasteri, sviluppando una profonda comprensione della sofferenza altrui. A vent’anni, sposò il principe Luigi Andrea Doria Pamphilj Landi, e la sua vita matrimoniale fu segnata da una felicità autentica, radicata nell’amore per Dio, per la Chiesa, per il marito e i quattro figli. Le porte dei suoi palazzi a Roma e ad Albano erano sempre aperte per chiunque cercasse il suo aiuto, consigli o semplicemente la sua compagnia affettuosa.
Nonostante appartenesse a una delle più illustri famiglie nobili romane, Teresa non dimenticò mai la gente semplice, riuscendo a conciliare i suoi impegni sociali con la carità verso gli altri. La sua attività di benefattrice si manifestava in molte forme, dal servizio ai malati presso l’ospedale di San Giacomo in Augusta agli interventi nell’ospizio della Trinità dei Pellegrini, dove era stata eletta priora. La sua dedizione era tale che spesso, dopo i ricevimenti, si recava direttamente a visitare i malati e i pellegrini. Il suo esempio era fonte di ispirazione per le altre consorelle, che imparavano da lei l’importanza della carità e dell’umiltà.
Tra le opere più significative a cui Teresa legò il suo nome, spicca la fondazione delle Suore Ospedaliere della Misericordia nel 1821. Questa congregazione nacque per rispondere alle crescenti esigenze di assistenza ai malati, che il sistema sanitario dell’epoca non riusciva a soddisfare. Teresa non solo fondò l’ordine, ma continuò a guidarlo con saggezza e dedizione fino alla sua morte.
La sua vita fu segnata da un impegno inarrestabile per il prossimo, sacrificando il suo benessere personale per dedicarsi agli altri. Anche quando la sua salute iniziò a declinare nel 1820, non ridusse la sua attività, quasi presagendo la fine imminente. Colpita da una grave malattia, riuscì a vedere la figlia Leopolda sposarsi poche settimane prima di morire.
Teresa morì il 3 luglio 1829, all’età di 41 anni, lasciando un vuoto incolmabile in tutti coloro che l’avevano conosciuta. Il popolo, che aveva perso una benefattrice amata e fedele, la ricordò come “Martire della Carità” e le sue ultime parole furono accolte con un unanime grido di riconoscimento: “È morta una santa!”
Liliane Tami