a cura di Liliane Tami

La sicurezza è una delle priorità di ogni paese: dalle emergenze belliche sino alla pandemia di covid-19, dalla lotta contro al terrorismo sino all’aiutare i singoli cittadini in difficoltà il ruolo dell’agente di polizia locale è importantissimo.

Nel saggio ” La polizia locale dalla civile alla pandemia”, editto da Sette Giorni edizioni nel 2022, , il dott. Fabio Traverso, uomo di fine intelletto, agente della polizia locale di Tortona, referente di zona per il partito politico ITALEXIT e rappresentante del SULPM, racconta la storia e la gloria delle Guardie dei Comuni.

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La polizia locale dalla guerra civile alla pandemia. Storia e gloria delle Guardie dei comuni : Traverso, Fabio: Amazon.it: Libri

Qui di seguito un suo testo inerente il libro.

Illustrare il sistema istituzionale italiano al di fuori dei confini nazionali presenta sempre elementi di difficoltà, tali difficoltà aumentano quando oggetto dell’analisi è il sistema italiano della sicurezza.

il cittadino della maggior parte dei paesi europei (soprattutto quelli con architetture federali o confederali) è abituato infatti a convivere con un’articolazione di corpi di polizia a più livelli ovvero corpi di polizia comunale cui si sovrappongono polizie regionali o cantonali ed infine federali, in Italia al contrario il “sistema sicurezza” è articolato sostanzialmente ad un unico livello, quello dello stato centrale , con la compresenza di tre macro-attori istituzionali (l’Arma dei Carabinieri , la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza) le cui competenze istituzionali (soprattutto per quanto riguarda i primi due stakeholders) tendono a sovrapporsi con esiti non di rado irrazionali.

Vi è però un’eccezione rappresentata in Italia dalla presenza di corpi di polizia municipale : tali corpi rappresentano l’eredità dei Comuni ovvero una realtà istituzionale che preesiste a quella del relativamente recente stato nazionale e che secondo Giuseppe Prezzolini rappresenta l’unica originale ed autoctona istituzione italiana.

La convivenza tra polizie statali e polizie locali in Italia tuttavia ha avuto un’evoluzione irrazionale (e più volte denunciata peraltro a livello comunitario) ovvero una sorta di apartheid giuridico che vede le polizie locali investite delle medesime funzioni e dei medesimi obblighi di quelle statali ma senza molte delle loro guarentigie e tutele: una “polizia di serie B” in violazione dei principi costituzionali di eguaglianza tra cittadini , come si accorgerà il cortese lettore questa contraddizione si è acuita nel periodo della pandemia che ha visto la polizia locale italiana pagare un tributo altissimo senza ottenere alcun riconoscimento da parte delle istituzioni.

Naturalmente per una spiegazione tecnica di quest’anomalia si rimanda alla lettura del libro, che cerca di ripercorrere le vicende storiche, politiche e sindacali che hanno determinato tale situazione , non senza evidenziare le responsabilità e la demagogia della classe politica italiana.

Chi scrive, autore dell’opera, è stato egli stesso per venticinque anni dapprima agente e poi ufficiale di polizia locale, nonché sindacalista di categoria ed è stato in tali vesti  attore  o comunque testimone di molti degli eventi che descrive.

L’ultima parte dell’opera affronta temi indubbiamente scomodi attinenti il disagio della polizia locale italiana come il calvario giudiziario cui sono stati sottoposti ingiustamente non pochi operatori, gli episodi di diffamazione e persecuzione mediatica, il demansionamento della categoria dei comandanti, l’acuirsi di forme estreme di malessere come i suicidi: temi spinosi che possono aver in parte ostacolato il recepimento del libro anche all’interno della categoria stessa, il fenomeno della rimozione del resto è ben conosciuto dagli psicoanalisti.

Con tutti i suoi limiti ritengo vada riconosciuto al libro in oggetto il merito di aver comunque colmato una lacuna storiografica, non esistendo ad ora una trattazione dell’argomento nel suo complesso ma soltanto disanime di singole realtà comunali .

Vi è da augurarsi che la tematica riscontri interesse anche in quel Ticino che Carlo Cattaneo considerava patria della libertà e dell’autonomia.