di Francesco Pontelli – 8 Agosto 2024
Una recente prova su strada ha dimostrato come la BMW 320 diesel Touring e la Mercedes classe E 220d Sw, entrambe motorizzate a gasolio e con la trazione integrale, siano riuscite con un unico pieno a percorrere il percorso di andata e ritorno tra Milano e Roma
Due autovetture Sw, quindi con un’ottima capacità di carico e di trasporto delle persone, a trazione integrale, ed ancora con un indice di sicurezza superiore in tutte le condizioni atmosferiche, del peso di 1.740 kg BMW e di 1.870 kh la Mercedes, che consumano, e di conseguenza inquinano oltre il – 70% rispetto alle vetture di 10-15 anni fa, e comunque meno di una Panda di 1.122 kg che è di 17,2 km/l.
Questo eccezionale risultato non è altro che la sintesi di una ricerca tecnologica e di investimenti finanziari e professionali che esprimono qella supremazia industriale attribuibile, non solo alle due aziende tedesche, ma all’intera filiera alla quale partecipano molte PMI italiane che assicurano il conseguimento di questi eccezionali traguardi in termini di economicità ed impatto ambientale.
Questa complessa filiera, che esprime la felice combinazione fra le eccellenze industriali europee, assicura nelle motorizzazioni endotermiche, ed in particolar modo in quelle alimentate a gasolio, percorrenze km/l, e conseguentemente emissioni, inimmaginabili solo dieci anni addietro.
Alla luce di questi risultati, allora, si dovrebbe completamente rivedere se non annullare quella ideologia relativa alla transizione ecologica applicata alla movimentazione privata che ha come obbiettivo l’annullamento dell’intero settore Automotive.
In quanto, in relazione al confronto della CO2 emessa nel ciclo produttivo e nell’utilizzo tra le automobili elettriche (ciclo di vita) e le autovetture alimentate a gasolio di nuova generazione il punto di pareggio, e quindi non parliamo di vantaggio ecologico ma di uguale quantità di CO2 emessa dalle due tipologie di alimentazione elettrica e a gasolio indicata attorno alle 100.000 miglia, dovrà essere aumentata per lo meno di un 20%.
Solo al raggiungimento di quella soglia di chilometraggio le autovetture elettriche potranno risultare meno inquinanti rispetto alle nuove motorizzazioni a gasolio,
ma presenteranno delle problematiche di smaltimento delle batterie usate e con costi economici ed ambientali ancora oggi sconosciuti e comunque irrisolti.
Di fronte a questo assoluto primato europeo, che coinvolge nelle proprie filiere produttive le migliori aziende dell’automotive di molte Nazioni europee come l’Italia, risulta scellerato, suicida ed assolutamente ideologico, l’azzeramento previsto nel 2035 dalla Unione Europea della vendita di motori endotermici, a favore di quelli elettrici, i quali risultano quasi esclusivamente Made in China.
La Cina, va ricordato, solo nell’ultimo anno ha aumentato la propria capacità elettrica di oltre 43.700 GW prodotta interamente con le nuove centrali a carbone: quanto di più inquinante ci possa essere. Ed ora addirittura si intendono favorire gli insediamenti produttivi di auto cinesi sul territorio italiano da parte del governo Meloni e da un ministro del Made in Italy assolutamente inappropriati.
In ultima analisi, non si può cercare di difendere un primato europeo così evidente come quello detenuto dall’industria automobilistica europea, se non si possiedono neppure le competenze minime per comprenderlo.