Vangelo e parola del giorno – il pensiero del giorno – Vatican News
Le letture di oggi esordiscono con una figura bellissima, che è la Sapienza, che qui viene personificata con una donna che costruisce la propria casa e imbandisce la tavola per nutrire gli ospiti. Chi si nutre al banchetto della sapienza, che è la Santa Messa con l’Eucaristia, ha poi il cuore ricolmo di gioia e può provare il desiderio di cantare, gioire, ringraziare, scrivere canzoni e comporre poesie.
La sapienza, che in lingua ebraica si chiama חָכְמָה (Chokhmah) incarna la sapienza pratica di chi sa vivere camminando nella luce, è l’intelligenza spirituale di, pur magari non avendo studiato, è capace di vivere in armonia con gli insegnamenti di Dio e praticare il bene. La Chokhmah, Sapienza, è usata soprattutto nell’Antico Testamento per descrivere la saggezza degli artigiani che offrono le loro opere a Dio, la comprensione dei profeti e l’abilità di vivere secondo i precetti di Dio.
Nel mondo greco, invece, la parola Sophia si riferisce a una saggezza più teoretica e filosofica, legata alla conoscenza delle verità universali, alla ricerca del senso e dei ragionamenti logici e alla comprensione profonda della realtà. Per Platone, ad esempio, Sophia è la conoscenza delle Idee, le forme perfette e immutabili che rappresentano la vera realtà dietro il mondo sensibile. Aristotele distingue tra Sophia e phronesis (prudenza): Sophia riguarda la sapienza teoretica, mentre phronesis riguarda la saggezza pratica.
Severino Boezio è un filosofo che è sepolto a Pavia vicino a Sant’Agostino nella chiesetta di San Pietro in Ciel’d’Oro. Questo uomo di grande saggezza, ma non cristiano, quando venne incarcerato scrisse un bellissimo libro in cui immaginava che una donna, con delle scale disegnate sul proprio vestito, gli indicasse la via per trovare il bene e la pace interiore nonostante le ingiuste persecuzioni di cui era stato vittima. Questa figura femminile, che l’autore immaginava venisse a trovarlo nella cella in cui era prigioniero, era la personificazione della Filosofia, colei che attraverso l’amore per il sapere conduce verso ad un vivere virtuoso e alla serenità dell’animo.
La filosofia – quando usata bene- apporta vantaggi e virtù in questa vita, invece vivere in modo Sapiente, come faceva la Maria Vergine, ci apre le porte alla vita eterna. La Sophia, però può anche essere usata male: lo gnosticisimo era l’eresia in cui si credeva che solo attraverso al sapere aquisito sui libri ci si potesse salvare e questo tipo di pensiero rimane ancora vivo nella massoneria. La gnosi e la Sophia possono insegnare la virtu’ e ampliare il bagaglio di conoscenze culturali, ma non conducono a nutrirsi del Corpo di Dio e quindi a fondersi davvero col Creatore.
In certi gruppi iniziatici, istruendosi sino al 33esimo Grado, si imparano tante cose interessanti, certo, e si diventa filosofi conoscendo i segreti della Gnosi, ma non vi è nessun banchetto Eucaristico che ci offre la piena comunione col Signore. Non è l’intelletto che salva, ma il fatto di Mangiare il Corpo di Dio per cercare di diventare poi, nella quotidianità, simili a Lui.
Nelle letture di oggi, invece, abbiamo la personificazione non della filosofia, che è intelletto, bensì della Sapienza, che è la capacità di vivere nell’amore e compiendo il prossimo.
La sapienza, in questo testo tratto dal libro dei proverbi, ci viene presentata come una casalinga che deve pulire i suoi animali ed apparecchiare la tavola per nutrire col suo impegno quotidiano e il suo amore i propri cari: Quanta sapienza vi è in gesti apparentemente umili e semplici come l’apparecchiare con tenerezza la tavola per i propri cari!
Quanta sapienza vi è nel condurre una casa e far sedere al proprio tavolo un parente o un amico in un momento di fragilità!
La sapienza è una donna meravigliosa e semplice che, come dice San Paolo nel brano del vangelo che abbiamo letto, ci riempie di Spirito Santo. In alcuni casi la Sapienza può accendendo la capacità di gioire e glorificare Dio con salmi, inni, canti ispirati rendendo continuamente Grazie a Nostro Dio Padre.
Quante volte accade che dopo ad una cosa bella si canticchi di gioia e ci si senta felicissimi! Il teologo, l’artista e il poeta che dopo essersi nutriti del Corpo di Cristo provano il desiderio di scrivere o comporre opere in elogio a Dio possiedono la capacità di mutare il Banchetto della Sapienza in Inni e canti: questi sono i loro bellissimi frutti, proprio come sono bellissimi i frutti di chi, con amore e attenzione, prepara la tavola per chi è affamato.
Molte parti della Bibbia, dell’Odissea attribuita ad Omero, della Bagadavgita indiana e persino le saghe degli Dei Nordici sono scritte in inni e poesie e moltissimi filosofi erano anche poeti: chi riesce a incontrare, nel corso della propria vita, quella bellissima dama che è la Filosofia può giungere a comporre opere d’arte bellissime e scrivere testi preziosissimi, ma solo chi conosce la Sapienza biblica, quella di Maria che ha accolto con tenerezza suo figlio in una stalla e che durante le persecuzioni è sempre stata affidabile, buona e salda grazie alla Preghiera, può riuscire davvero a camminare nella luce, donare amore incondizionato e vivere in eterno.
La sapienza non è questione di quanti libri si hanno letto e di lauree, bensì di amorevolezza: Sapiente è chi sa dedicare il proprio tempo vivendo nell’amore, nutrendo gli affamati e proponendo a tutti di nutrirsi del corpo di Cristo, che è la particola consacrata dal sacerdote durante la Santa Messa.
Liliane Tami