A Parma c’è un capolavoro, ma è sempre chiuso al pubblico: manca personale
“Parma Crisopoli”, Parma “città d’oro”, la “piccola Parigi”, “giallo Parma”, la Schönbrunn di Parma, la “Versailles dei duchi di Parma”… gli appellativi per la piccola città del nord d’Italia si susseguono e sono tutti sdolcinati. Veritieri, forse, poiché grazie al ducato – nato nel 1545 per conto di Pier Luigi Farnese, nipote di Papa Paolo III, finito nel 1859 in seguito alla battaglia di Magenta – Parma, in effetti, fiorì. La duchessa Maria Luigia, la seconda, bellissima moglie di Napoleone Bonaparte, rese Parma un fiore all’occhiello nelle corti europee: durante la sua epopea Giuseppe Verdi debuttò al Teatro Regio (da lei costruito) e tutto il piccolo ducato sbocciò.
Oggi, al giallo tipico delle belle case neoclassiche, si è sostituito il grigio cemento e il vetro di palazzi anacronistici, e Parma, possiamo dirlo, sopravvive solo grazie alle sue opere. Certo, il Battistero sino a poche settimane prima della pandemia era deturpato dalla presenza di nerboruti ragazzi che bevevano e mangiavano sul delicato marmo rosa di Verona duecentesco, certo, le scalinate del Regio facevano bella mostra di sé, tutte empite di studenti dinoccolati seduti l’uno di fianco all’altro a mangiare e a sporcare per terra, ma, si sa, nonostante la formaldeide e le scrostature interne di un’amministrazione che lascia desiderare, Parma e i suoi monumenti sembravano sopravvivere. La camera di San Paolo chiusa, però, era davvero troppo.
Nel 1519 Antonio Allegri da Correggio vi dipinse, su commissione della ventitreenne badessa Giovanna da Piacenza, straordinari affreschi ritraenti una caccia della Dea Diana (sì, una Dea in un Convento!), opere, quelle del Correggio, considerate uno dei massimi esempi del Rinascimento italiano. Peccato che sia sempre chiusa, che i turisti cinesi, giapponesi, americani, svizzeri, francesi e tedeschi si trovino sempre davanti una porta sbarrata. Apre solo il martedì. Così, solo oggi, l’Assessore alla Cultura Michele Guerra, ha sollevato la questione della malagestione della Camera di San Paolo, chiedendo un potenziamento del personale organico e che venga affidata al Comune. Il gruppo comunale del PD, intanto, si è opposto alla proposta di trasformare il pregio Rinascimentale in un museo della Gastronomia, proponendo altre papabili sedi.
Nel frattempo dal 12 settembre si terrà al Battistero la mostra sull’Antelami, pregevole maestro scultore del Medioevo settentrionale, Benedictus Antelami Dictus, così si firmò nel capolavoro della Deposizione, bassorilievo e altorilievo ammirabile – gratuitamente – in Duomo, dietro all’Altare.
C’è da sperare che almeno per quella data l’orrido spettacolo dei facinorosi sul Battistero, s’acquieti e di dissipi. Per non parlare del Palazzo Eucherio Sanvitale, al Parco Ducale, chiuso da tempo, poiché il suo esterno colonnato era divenuto il ritrovo di… spacciatori.
Parma Crisopoli, tanto bella e sì tanto mal gestita. Perché, alla fine, ciò che manca – e nell’anno della Città della Cultura lo si può dire – è, proprio, la cultura.