La rubrica specifica Arte – accanto alla già esistente Cultura – è stata creata da Ticinolive alcuni anni fa. Tratta principalmente di pittura, scultura, istallazioni; visita mostre, gallerie e il Lac; intervista artisti, operatori e critici d’arte.
Cristina Bettelini Molo è un’operatrice culturale importante e molto attiva a Lugano. L’ho incrociata tante volte alle conferenze e ai vernissages. Ho pensato a un’intervista e gliel’ho subito proposta. Cristina ha accettato senza esitazione e con piacere, anche se… si è fatta poi alquanto sospirare. Ma è perdonata perché alla fine ha fornito un contributo autorevole ed appassionante. L’intervista è stata eseguita in forma scritta ma è stata preceduta da un lungo e ricco colloquio nel Caffè della “viuzza del pesce” che io considero – a torto o a ragione – come il mio “quartier général”.
Un’intervista di Francesco De Maria.
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Francesco De Maria Per incominciare, ci parli dei suoi studi e delle sue attività professionali, passate e presenti.
Cristina Bettelini Molo Ho fatto le scuole a Lugano, l’università e la Specializzazione all’Università degli Studi di Milano, poi l’iter della formazione clinica. Sono psicologa e psicoterapeuta per adulti ma da un po’ di anni non esercito più. Ho lavorato al servizio psico-sociale di Lugano e per anni sono stata capo del centro documentazione e ricerca dell’Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale, in quegli anni sono stata responsabile di diversi progetti di ricerca, ho insegnato e ho seguito persone con difficoltà di vario genere. Privatamente ho sempre avuto un grande interesse per l’arte, non solo per la bellezza e le qualità formali, ma come modi diversi di cogliere e rappresentare il nostro essere nel mondo. Vedere le cose da più punti di vista è una necessità per non chiudersi nelle proprie convinzioni, per capire e affrontare meglio questa nostra società mutevole; il contatto con le persone, soprattutto se in difficoltà, ne fa una necessità. Già prima di lasciare il lavoro che pure mi piaceva molto, avevo in mente di continuare ad approfondire, condividendo con altri, confronti di idee da discipline diverse.
Come vive il suo rapporto con l’Arte? Da critica, da osservatrice, da organizzatrice?
CBM Soprattutto da osservatrice (e necessariamente a volte da critica) e da persona che assapora il piacere di poter fruire e confrontarsi. Con il bello, con il meraviglioso, a volte con lo sconcertante, ma che avvicina alla comprensione di una parte del mondo di oggi o del passato.
Avrebbe voluto essere creatrice?
CBM Creatrice? Parola impegnativa… dipende da che significato le diamo. Per alcuni aspetti, si. Non mi riferisco all’arte che incontriamo nei musei, la creatività non si trova solo nell’arte plastica o nel cinema, ma può essere in opere della letteratura e della matematica, in conquiste della fisica, della biologia e nella scienza, e anche in dominii che hanno a che fare con la comprensione dell’uomo, tanto da cambiare il modo di vedere l’altro e noi stessi.
Lei è vice Presidente dell’associazione ProMuseo. Quali sono gli scopi e le attività dell’Associazione? Da chi è diretta? Quanti soci ha?
CBM La Pro Museo, Associazione degli Amici Sostenitori del Museo d’Arte della Svizzera Italiana (MASI), è nata nel 1993 per sostenere il Museo Cantonale d’Arte, soprattutto per l’ampliamento della collezione. Con i fondi delle quote versate dai soci si sono potute acquistare nel corso degli anni opere di artisti importanti come Leib, Cragg, Melotti, Consagra, Not Vital, Raetz, Marinetti, Morach e altri che arricchiscono la collezione del museo come depositi permanenti. Uno scopo è anche attirare l’interesse dei non soci e non frequentatori abituali organizzando incontri, presentazioni di multipli e di libri d’artista, conferenze. I soci (diverse categorie secondo la quota) sono aumentati negli ultimi mesi fino a circa 250; per loro sono organizzate visite guidate a musei, mostre, collezioni private e atelier di artisti e viaggi, occasioni sempre particolarmente interessanti di incontro e di scambio.
Non mi dilungo sul presente e futuro della Pro Museo perché sarebbe utile che si esprimesse la presidente, Rita Colombo. Presidente onorario è Giancarlo Olgiati, che è stato presidente per una ventina d’anni, appassionato collezionista e creatore con la moglie Danna della collezione dello “Spazio -1” adiacente al LAC.
Lei è anche presidente di un’altra associazione culturale, denominata “NEL, Fare arte nel nostro tempo”. Ce la vuole presentare?
CBM NEL-Fare arte nel nostro tempo è un’associazione no-profit nata a Lugano nel 2012 che promuove principalmente «Visioni in dialogo», un ciclo di incontri su grandi temi dell’attualità. L’associazione si avvale di un comitato di cui vicepresidente è il direttore del MASI Marco Franciolli, e di un comitato d’onore nel quale figurano studiosi come Marc Augé, e Christoph Riedweg. Gli incontri si svolgono due volte all’anno, una giornata e mezzo in novembre e un appuntamento più breve a conclusione del tema affrontato, con altri relatori. I temi cambiano di anno in anno e così i conferenzieri ospiti, che provengono da discipline e spesso da Paesi differenti.
Le relazioni vengono videoregistrate per poter diffondere nuovi punti di vista e interpretazioni di particolare rilevanza, indipendentemente dall’area geografica in cui gli interessati si trovano. Singoli cittadini, operatori culturali, il mondo della scuola, associazioni e altre istituzioni possono così accedere agli appuntamenti con grandi personaggi altrimenti difficilmente incontrabili della cultura, della scienza, dell’arte, della filosofia, della critica cinematografica e letteraria, delle scienze cognitive, dell’ecologia e di altri settori del sapere attraverso la visione delle conferenze.
Qual è il vostro pubblico?
CBM «Visioni in dialogo» è un progetto culturale in evoluzione e il pubblico è quello presente in sala e quello, ormai molto numeroso, che segue su Youtube le conferenze e sul sito associazione-nel.ch le brevi interviste (circa 30’000 visualizzazioni sul sito e più di 20’000 su Youtube). Inoltre abbiamo una fitta rete di istituzioni e associazioni partner, in primo luogo il Museo MASI, e poi l’USI, la Franklin University, la Pro Museo, la Società ticinese di Belle Arti, FAI Swiss, la Dante Alighieri, Piazzaparola, la Società Filosofica, Chiassoletteraria e altre associazioni secondo i temi affrontati, e questo fa sì che il pubblico non sia unicamente quello che va alle mostre ma molto più eterogeneo.
Come mai per il vostro recente evento (18-19 novembre) avete scelto come tema “giardini”?
CBM LA SOLITUDINE, LA FOLLA, OSSERVATORE-OSSERVATO, OMBRA, sono i temi affrontati finora, scelti perché comprensibili a tutti, evocatori e con molte sfaccettature che si prestano a essere interpretate da discipline diverse. GIARDINI ci è stato proposto dall’Associazione di Cultura Classica delegazione della Svizzera Italiana, che per questo evento è stata nostra partner perché è un tema da declinare anche da prospettive storiche (dalla storia antica al Medioevo ai secoli più recenti) e filosofiche (come la ricerca del Paradiso). Abbiamo subito accolto l’idea perché il tema è affascinante e potrebbe essere declinato all’infinito…
Come ha fatto ad ottenere la partecipazione di un “mostro sacro” quale Daniel Buren?
CBM Ci eravamo chiesti quale artista invitare agli incontri GIARDINI per presentare aspetti diversi rispetto agli altri relatori. Buren ci ha regalato una bellissima presentazione con una successione di immagini che mostrano come nel suo percorso artistico di anni ha ridefinito e ricreato spazi verdi pubblici e privati. Un gallerista amico mio da anni Mario Cristiani mi aveva invitata a casa di Buren vicino a Parigi e ho così potuto parlargli, la sua mediazione è stata fondamentale, poi però come per altri relatori “mostri sacri” di altre discipline, li convincono il modello e gli scopi dell’Associazione, il livello degli oratori che li hanno preceduti e l’ampiezza della nostra diffusione (mentre non incide il livello della remunerazione, altrimenti per la nostra associazione sarebbe impossibile invitarli, a riprova che avere personaggi di grande valore in Ticino è possibile).
Il fisico Carlo Rovelli a “Visioni in dialogo”
Lei frequenta le gallerie d’arte? Che cosa ci dice del “boom” di gallerie nella nostra Lugano? È tutt’oro quello che luccica?
CBM Non è tutto oro, alcune presenze sono legate in parte anche ad altre contingenze, a Lugano chiudono alcuni commerci e negozi, come vede ne aprono altri… Abbiamo alcuni ottimi galleristi, qualcuno è presente da molto tempo, alcune gallerie sono giovani e speriamo possano crescere bene.
Lugano potrebbe/potrà diventare una piccola capitale dell’arte, riconosciuta a livello internazionale?
CBM “Piccola capitale” dell’arte mi sembra troppo dire, ma dovrebbe ambire a diventare un centro culturale e artistico molto interessante e riconosciuto. È però indispensabile che convergano diversi fattori in modo complementare e sistemico e che si vada nella direzione di un progetto che deve essere coraggioso e che non abbassi la guardia della qualità: il LAC con le sue offerte musicali e teatrali, il MASI con programmi di mostre non necessariamente frequenti ma ben articolate sul piano del livello artistico e dell’attrattività, i collezionisti privati, gli sponsor e i mecenati, le associazioni come la Pro Museo e la STBA, la nostra associazione “Fare arte nel nostro tempo” per il livello dei personaggi che porta in Ticino e il suo numeroso pubblico online fuori dal Cantone, le altre associazioni che operano nell’ambito della cultura, i mass media che devono anch’essi “essere sistema”, anche la fiera annuale delle opere su carta Wopart che ha iniziato sei mesi fa potrebbe avere sviluppi interessanti in questo senso. La Città, stabilite le priorità che ne definiscono l’identità, deve essere parte a diversi livelli con i suoi servizi, e così l’USI che in questi anni non sembra essersi fatta molto sentire nel tessuto culturale e artistico al di fuori dai suoi edifici, con l’eccezione di un paio di professori, ma che può in futuro giocare un ruolo importante.
Insomma, il Paese deve fare sistema con un progetto chiaro, delle priorità definite e una complementarità tra le parti (e non con concorrenze più o meno esplicite che portano anche ad accaparrarsi i non grandi mezzi finanziari disponibili…), il che non significa che non debbano esserci programmi diversificati particolari per i giovani, al contrario. Ma per essere riconosciuti fuori Cantone ci vuole uno sforzo comune di qualità. In questo progetto non va considerata solo Lugano come polo d’arte, ma la regione Ticino con il coinvolgimento del Cantone e di istituzioni e associazioni private che operano al di fuori da Lugano. E infine, ed è un fattore importante, con un quadro fiscale che faciliti le donazioni pubbliche.
Come valuta l’ambiente culturale luganese? (immagino che lo frequenti) Stimolante? Di alto livello? Ristretto? Provinciale?
CBM Rispetto ad altre città di queste dimensioni ci sono davvero molte offerte culturali in diversi luoghi (e questo è molto positivo), con pubblici diversi, conferenze, concerti per i giovani, mostre, e molto altro. E’ una bella cosa perché attivare un “ambiente culturale” ha anche un valore aggregante e questo a livello locale è importante.
Parliamo di Lugano Arte e Cultura, la grande novità cittadina che è entrata nel suo secondo anno di vita. Delle mostre sin qui realizzate, qual è stata la più bella?
CBM Per me la prima, perché appunto era quella inaugurale, con opere molto belle, un tema comprensibile e affascinante e un folto pubblico curioso e contento di entrare finalmente nella prima esposizione del “suo” museo.
Che giudizio dà sulla Permanente?
CBM La collezione permanente del MASI certo non è importante se paragonata ad altre, ma bisogna tener conto della storia del nostro Cantone, ben diversa da quella di altri cantoni svizzeri industriali, con una borghesia ricca e collezionista da generazioni. La collezione va mostrata al pubblico con varie scelte di opere, e va anche accuratamente spiegata perché si capisca come si sviluppa, cioè attraverso quali acquisizioni (oggi più difficili visto i prezzi attuali), quali donazioni, lasciti, prestiti a lungo termine. Certo preoccuparsi delle opere è fondamentale, ma nella nostra specifica situazione lo è anche impostare bene il discorso sulla costruzione di una permanente come processo in evoluzione, che potrebbe, grazie anche ad altre condizioni favorevoli, indurre collezionisti anche stranieri ad affidare opere al MASI. E poi la costruzione di una collezione pubblica, se resa chiara in tutti i suoi aspetti, rafforza il sentimento d’appartenenza che la popolazione può sentire verso una propria istituzione come lo è un museo.
Che cosa direbbe ai “denigratori del Lac”, coloro che continuamente lo accusano di essere “elitario” e… un pozzo (di costi) senza fondo e senza costrutto?
CBM Le società vive non sono “monoblocco”, i dubbi sono leciti e la critica a volte necessaria. A fronte di una situazione finanziaria del Cantone e della Città difficile, sono comprensibili gli interrogativi sulle spese in generale, sui costi particolari, sulle priorità. La priorità formativa e culturale è spendere perché la scuola funzioni bene a tutti i livelli e formi molti giovani validi. Ma una società “ricca” come lo era il Ticino dei grandi progetti, poteva permettersi di realizzare un centro per l’arte e la cultura. Senza entrare sui costi della costruzione perché ormai è inutile, adesso il LAC c’è, e penso vada fatto tutto il possibile per farlo funzionare al meglio, la popolazione ha risposto molto bene, molti programmi sono ottimi, una zona della Città è rinata.
Elitario? Forse in parte sì, nel senso che ad esempio i musicofili (e in Ticino ce ne sono, tanto che i concerti sono sempre molto affollati) hanno una cultura specifica che non è proprio di tutti, al di là della questione di censo. I biglietti non sono più cari che altrove (piuttosto meno). Le mostre sono elitarie? Non dovrebbero esserlo, se una mostra è buona si tratta di promuovere una comunicazione e forme di presentazioni giuste, attuali, comprensibili e che sappiano anche essere avvincenti.
Quanto al “pozzo di costi senza fondo” come per le altre istituzioni bisogna avere preventivi e piani di sviluppo sostenibili che contemplino se necessario eliminazioni di doppioni e riduzioni di alcune spese a favore di iniziative più promettenti, puntando su un’alta qualità. E vanno fatti sforzi per stimolare apporti privati. Non credo ad una redditività economica in termini di ricaduta finanziaria tangibile a breve termine. Il fatto che una città non grande, in una posizione vantaggiosa e con un paesaggio bello, un buon sistema sanitario e scolastico, condizioni finanziarie e di sicurezza favorevoli, si presenti con il tempo anche come un luogo di offerta culturale importante, accrescerebbe la rinomanza e l’appetibilità dell’intera regione, ma sulle ricadute finanziarie a breve hanno un ruolo importante altri fattori, economici in primo luogo.
Boccaccio, De casibus virorum illustrium, ca 1415, Getty Museum Los Angeles (conferenza Cardini)
E a chi rimpiange le grandi mostre “con le file giù in strada, come ai bei tempi”? Torneranno? O sto sognando l’ (ormai) impossibile?
GBM Rispetto a una ventina di anni fa il valore delle opere d’arte importanti è talmente aumentato che i costi sarebbero insostenibili, tanto più per un istituto che non può contare su una propria collezione importante. Ciò non significa che non si potranno fare mostre con successo di pubblico e risonanza internazionale, una commissione scientifica forte e prestigiosa come quella che è stata scelta potrà essere di aiuto a vari livelli in questa direzione.
Sulla nomina del Direttivo del Lac abbiamo vissuto giorni di intensa polemica e scontro (e non è finita). Chi ha ragione, chi ha torto? Si poteva tener fuori la politica dalla porta? E come finirà questa tormentata vicenda?
CBM I tormenti per fortuna in questo campo non durano a lungo, la politica in questa fase iniziale era scontato che non si sarebbe chiamata fuori, importante è che siano nel direttivo oltre a chi rappresenta le istituzioni, anche persone molto competenti nell’amministrazione di istituzioni culturali importanti, internazionali, non influenzabili, integre e progettuali. E se non è così, sostituibili.
Lei pensa che i portali, che fioriscono e impazzano sul web, possano assumere un ruolo importante nella diffusione dell’Arte?
CBM Vale per la diffusione dell’arte quel che vale per la diffusione di altre forma del sapere. Le nuove tecnologie della comunicazione sono importanti e per certi aspetti insostituibili, possono per alcuni portare ad allargare conoscenze e a trovare approfondimenti, dipende però da chi le usa e dall’utilizzo che ne fa (o, purtroppo, che ne sa fare).
C’è un’attività professionale che avrebbe sognato e che non ha potuto realizzare nella sua vita?
CBM Sì, mi sarebbe piaciuto andare dopo la laurea a Boston a continuare gli studi, un posto con grandi scuole, internazionali, bellissimo. Ma non ci pensavo davvero come a un progetto realizzabile, avevo 25 anni, avevo i bambini e non potevo spostarmi. Ho fatto la specialità a Milano andandoci di giorno, certo non è la stessa cosa, ma ero contenta ugualmente di poterla fare. Credo sia bello avere dei sogni e averne di non realizzati. Forse, a pensarci bene, contribuiscono un po’ a formare motivazioni per cose che si realizzano tanti anni dopo, quando altri compiti prioritari non ci richiamano più con l’urgenza e la necessità di prima. Come per me questa associazione “Fare arte Nel nostro tempo”, e il tentativo di mettere a disposizione di tutti quelli che per ragioni diverse non possono partecipare confronti e conferenze espresse con linguaggi “comprensibili” di grandi personaggi della cultura di oggi che altrimenti non si avrebbe la possibilità di incontrare.
C’è una domanda (da lei desiderata) che non le ho fatto?
CBM : – ) Ho già parlato troppo….. e in ritardo !!!
Esclusiva di Ticinolive