Regista di un film ticinese su un mondo cavo
Intervista di Liliane Tami
A Montagnola, perla incastonata sulle rive del Ceresio in cui vissero giganti della letteratura come Hermann Hesse e Miguel Serrano, è nato e cresciuto Sebastiano Brocchi. Furono forse le fortunate congiunzioni astrali di quel 18 marzo 1987 che diedero a questo ragazzo talenti fuori dal comune: a diciassette anni ha pubblicato la sua prima opera dal titolo Collina d’oro – i tesori dell’arte e da allora la sua attività da “demiurgo creatore”, in qualità di filosofo, storico, conoscitore di simboli, artista, produttore e scrittore non s’è più arrestata. L’amore per lo studio delle religioni l’ha portato a pubblicare svariati saggi su tematiche esoteriche come “Riflessioni sulla Grande Opera” e “ Favole ermetiche”. Nel 2011 dà alle stampe il suo primo libro di narrativa, dal titolo “L’oro di Polia”, e nel 2012 inizia scrivere quella che sarà poi la sua opera più celebre, la saga fantasy dei Pirin. Nulla si perde e tutto si trasforma, e la vastità della lore ideata da Brocchi per la sua trilogia fantasy ha spinto l’autore a farne un videogioco. Il passo dalla carta stampata allo schermo è stato grande, facendo ottenere alla saga risonanza internazionale. Provata l’ebbrezza della trasmutazione dell’inchiostro in pixel, Brocchi ha allora deciso di cimentarsi in un nuovo progetto, ossia la realizzazione di un film che prende le mosse dalla teoria della terra cava. Symmes, così si chiama questo film in cui tematiche fantascientifiche e spirituali si fondono, è attualmente in fase di produzione. Qui di seguito, l’intervista al regista Sebastiano Brocchi.
Liliane Tami Dimmi Sebastiano, quando e come è nata l’idea di realizzare un film fantascientifico su un pianeta cavo?
Sebastiabi Brocchi L’idea di abbracciare il filone fantascientifico è nata già diversi anni fa, visto il mio amore per alcuni dei grandi classici del genere, ma la storia di Symmes nello specifico prende le mosse dalla costatazione che l’umanità sembri aver smarrito la propria essenza più nobile e pura piegandosi a esigenze prettamente materiali. Questo film, dal taglio volutamente intimistico, ruota intorno alle vicende di un personaggio principale che compie una sorta di viaggio iniziatico, e vuole unire due mie grandi passioni, ossia quella per la ricerca spirituale e l’immaginazione artistica. Il connubio tra droidi, astronavi, futuristiche motoslitte, e ricerca dell’armonia interiore non è usuale, ed è proprio questo uno dei punti di forza del progetto. Nel 2017 ho scritto la sceneggiatura, i dialoghi, e avevo già fatto i primi studi per la musica, l’oggettistica e i costumi. È stata una sfida con me stesso, ho voluto vedere sin dove potevo spingermi a manipolare la realtà dando forma alla fantasia, così lo scorso anni ho iniziato le riprese.
Prima di cimentarti nella realizzazione di un film hai prodotto un videogioco. Di che si tratta?
Ho scritto, tra il 2012 e il 2017 (ma dopo una gestazione di diversi anni) la trilogia fantasy Pirin. Il primo volume, “Le memorie di Helewen”, serve per contestualizzare questo regno fantastico. Il libro, infatti, è costruito da svariate narrazioni che illustrano la storia dei Pirin, la loro geografia, i loro alfabeti e la loro mitologia… Il secondo e il terzo libro, “Hairam regina” e “Le gesta di Nhalbar”, hanno invece una trama strutturata in modo più classico e sono incentrati sulle avventure dei protagonisti. Il videogioco “Eselmir e i cinque doni magici” tratta sì dei Pirin ma ha una trama parallela: conserva infatti alcuni personaggi e le ambientazioni ma non gli avvenimenti, e si concentra sulle vicende di un protagonista inedito.
Come hai fatto a realizzare il videogioco?
Il videogioco è stato realizzato in collaborazione software house ticinese Stelex Software, che prima di questo aveva già dato alla luce “I Misteri di Maggia”. È stato un lavoro lunghissimo: abbiamo iniziato nel 2012 ed è uscito nel 2018. Io ho scritto la storia e i dialoghi e realizzato le centinaia di illustrazioni che lo compongono, mentre i miei amici di Stelex si sono occupati dei non meno laboriosi aspetti tecnici informatici di programmazione. Trattandosi di un piccolo team indipendente è stato per tutti noi un lavoro titanico (considerando poi che il risultato è un videogioco che dura 20-30 ore) premiato però da diverse ottime recensioni internazionali. La soddisfazione quindi è stata immensa! Oltre a “Eselmir” esiste anche uno spin-off della saga dei Pirin sull’innovativa app ticinese per cellulari Playtrip (insignita della Creative Business Cup Switzerland): si tratta delle avventure geolocalizzate di Tasar. Una sorta di caccia al tesoro narrativa ambientata nel mondo dei Pirin.
Tornando a Symmes, come fai a far fronte a tutti i costi del film? Hai uno sponsor?
Symmes è un film auto prodotto con costi molto bassi. Per il momento l’unica spesa rilevante è costituita dai costumi, per i quali ho avuto la fortuna di ottenere una sponsorizzazione dal Comune di Bioggio. Il cast è composto da amici. Io sono piuttosto poliedrico e cerco di cimentarmi nelle più svariate attività: dalle riprese al montaggio, dal design agli effetti speciali, disegnare gli sfondi, il che riduce drasticamente tutti i costi. La colonna sonora è stata composta dall’amico Flavio Traversa mentre le sessioni di doppiaggio hanno luogo presso lo studio REC di Lugano per gentile concessione di Olmo Cerri.
Chi è il personaggio principale?
Non voglio fare troppe anticipazioni sulla trama, anche il trailer attualmente visibile in internet rimane un po’ ermetico, lasciando forse più domande che risposte. Posso dire che la protagonista, l’astronauta Euphrosyne, viene inviata in missione sul pianeta minerario Symmes, ormai completamente scavato e “svuotato” dagli uomini in cerca dell’Avere. Il suo compito sarà di recuperare ciò che resta dell’Essere. Euphrosyne è incarnata dalla bellissima attrice ticinese Christina Rosamilia, nota per avere recitato ad esempio in Romanzo Famigliare di Francesca Archibugi e Le ultime cose di Irene Dionisio, che le è anche valso un premio all’Asti Film festival. I personaggi secondari sono stati scelti in modo da incarnare delle figure fortemente simboliche, e rispecchiano una visione multietnica e sincretica, che non vuole affiliarsi a una religione o cultura specifica. Ritengo l’apertura religiosa molto importante per cercare di trarre i messaggi fondamentali delle varie epoche e civiltà, ed essendo uno studioso di simboli voglio lasciare che siano gli archetipi stessi, impersonati dai diversi attori, ad esprimersi, più ancora che le parole.
Nel trailer del film si vedono scenari spaziali, motoslitte tra i ghiacci e luoghi incredibili: dove hai fatto le riprese?
Molti sfondi li ho disegnati e creati io con photoshop e molti scenari futuristici…sono luoghi veramente esistenti in Canton Ticino! Nel nostro cantone vi sono infatti location molto interessanti in cui ho avuto il privilegio di poter effettuare delle riprese, tra le quali posso citare il m.a.x. museo di Chiasso, la sede della ACER di Bioggio, la chiesa di San Giuseppe di Arbedo-Castione o il Palazzo Mantegazza di Paradiso, solo per dirne alcune. L’architettura post-moderna è molto importante nel caratterizzare gli ambienti di questo film e ben si coniuga ai costumi avveniristici dei personaggi.
Quando sarà pronto il film?
Con le riprese sono a buon punto, ma resta ancora un lungo lavoro di montaggio e postproduzione con la creazione di effetti speciali, colonna sonora ecc… posso solo dire che spero di concludere la realizzazione nel corso del 2020.
Che ambizioni hai?
Ho fatto questo film quasi a costo zero e ritengo giusto donarlo gratuitamente alle persone. Perciò, dopo una prima fase in cui vorrei presentarlo nell’ambito di alcuni festival ed eventi cinematografici, ho intenzione di renderlo disponibile su YouTube. Quest’opera è una condanna all’avarizia del genere umano, di conseguenza desidero che questo messaggio venga divulgato gratuitamente, poiché spero che venga apprezzato soprattutto per il suo valore filosofico e artistico