Il qui presente articolo è già stato pubblicato sul blog Arianna editrice. L’autore, Martino Mora, ne autorizza la ripubblicazione sul nostro portale. Pensiero unico (ariannaeditrice.it)
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L’ideologia dei diritti umani è il perfetto equivalente, nelle società del capitalismo avanzato, del marxismo leninismo nei regimi del socialismo reale.
Un’ideologia, cioè, che trova la completa unanimità nell’opinione pubblica e che viene considerata sacra, inviolabile, indiscutibile, sebbene non lo sia affatto.
Non c’è stata una sola guerra della Nato, dagli anni Novanta ad oggi, che non si sia giustificata in nome dei diritti umani (e qualche volta anche dell’”esportazione della democrazia”).
Non c’è politica folle, legge folle, sentenza folle, azione folle che non sia stata giustificata in nome dei diritti umani.
Qualcuno potrebbe dire che l’abuso (dei diritti) non ne inficia l’uso. Che non è l’ideologia dei diritti a causare le guerre, le politiche folli e le leggi folli, ma che essa è solo un pretesto. In realtà non è così. Da principi sbagliati, antropologicamente falsi, scaturiscono sempre azioni sbagliate.
I giudici palermitani che perseguitano Matteo Salvini perché nel 2019 non concesse l’approdo a una barca piena di immigrati clandestini, sostengono che i diritti umani devono prevalere sulle leggi statali che proibiscono l’immigrazione clandestina.
Esattamente come le vittime dei regimi comunisti non si difendevano mettendo in discussione l’ideologia marxista leninista, di cui si dichiaravano quasi sempre seguaci, anche Matteo Salvini non si difende mettendo in discussione l’ideologia dei diritti umani.
La Dichiarazione dell’Onu del 1948 viene considerata alla stregua del Decalogo dato da Dio a Mosè sul Sinai. Anzi, lo ha rimpiazzato completamente, come sua perversa imitatio.
Non c’è una sola nefandezza, o quasi, che oggi non si compia in nome dei “diritti” (dell’uomo, della donna, del gay o del “migrante”, ecc.). Persino l’aborto è entrato nella Costituzione francese come un diritto inviolabile.
La Chiesa cattolica fu per lungo tempo, da Pio VI (1791) in poi, assai critica dell’ideologia dei diritti dell’uomo ,alla quale contrapponeva la legge naturale classica, tomisticamente intesa. Dopo qualche timida apertura di Pio XII dopo la Seconda guerra mondiale, fu Giovanni XXIII nella Pacem in Terris (1963) a sdoganarla, pur mantenendo qualche riserva.
I pontefici successivi accantonarono anche le poche riserve di Roncalli, al punto che Montini e poi Wojtyla (ben due volte!) e subito dopo Ratzinger, e infine Bergoglio si sono recati in autentico pellegrinaggio all’Onu esaltando i diritti dell’uomo, che hanno continuato a sovrapporre imperterriti alla legge naturale classica, facendo finta che si tratti (non è così) della medesima cosa .
Basta leggere gli studi del cattolico francese Michel Villey (1914-1988) o dell’ebreo tedesco Leo Strauss (1899-1973) per capire che le cose sono molto diverse. Il diritto naturale classico è oggettivo e fa rimando alla natura umana, i diritti umani sono soggettivi e figli dell’individualismo moderno. La Chiesa conciliare ha sposato, anche in questo, il soggettivismo mondano.
I diritti dell’uomo, inventati inizialmente da mercanti anglosassoni di buon cuore (cioè in fondo i più pericolosi) e fatti loro dai rivoluzionari francesi del 1789, partono da un’antropologia astratta e individualista completamente erronea, figlia di una ragione strumentale, tipica dell’homo oeconomicus, che ha in odio le differenze e le identità collettive, e che sa solo calcolare e non pensare.
Per questo l’era decadente e nichilista della plutocrazia globale li ha eletti a pensiero unico.
Martino mora
Martino Mora