di Vittorio Volpi
Ci risiamo. Anche noi dovremmo ripetere quanto Marco Tullio Cicerone disse di fronte al Senato romano “Fino a quando Catilina abuserai della nostra pazienza?…” il Corriere della Sera (CdS) dà notizia della conversazione telefonica fra il Ministro degli Esteri Wang Li e quello italiano Di Maio. Mentre del colloquio di quest’ultimo la Farnesina “ha dato notizia” in due righe di nota, senza fare cenno al Memorandum d’Intesa italo-cinese firmato a Roma nel marzo 2019 che, prima fra tutti, l’Italia sottoscriveva con Pechino sulla Belt and Road initiative, nella versione riportata di Wang Li invece avrebbe detto che “di fronte alla sfida mondiale è necessario rafforzare la collaborazione e la Belt and Road Initiative è un modello di stabilizzazione”. Secondo la versione di Pechino, di cui la Farnesina non ci dà conto, Di Maio avrebbe detto che spera di promuovere la Road and Belt e di rafforzare la cooperazione nel campo energetico, industriale, nei mercati degli altri paesi. Tutto non dettoci…..
Perché la Farnesina e Di Maio tacciono sulla BRI? Semplice. Perché la direzione del vento a Palazzo Chigi è cambiata con l’arrivo di Mario Draghi, convinto europeista ed atlantista, ha sconfessato il colpo di testa di Conte e Di Maio durante il governo Conte1 che sosteneva l’equidistanza Usa-Cina firmando un patto nemmeno concordato con Bruxelles.
La cosa non sarebbe passata con Draghi e nemmeno nell’UE che di recente ha bocciato il patto sugli Investimenti con la Cina segnalando che i rapporti con Pechino vanno rivalutati. Effetto anche di Biden che sta cercando di ricompattare l’alleanza con la UE ed il collante della Nato.
La Xinhua, voce del padrone, osserva anche che nei primi cinque mesi di quest’anno l’interscambio commerciale con l’Italia è salito del 50%, l’export del made in Italy del 75%, le crescite più alte di ogni altro paese europeo. Anziché compiacersi dei risultati grezzi, Di Maio e compagni dovrebbero anche leggere e soffermarsi su quanto scritto sul CdS da Milena Gabanelli e Simona Ravizza (“Giocattoli, cibi e vestiti. Così la Cina ci inganna”).
Nel suo lungo servizio, la Gabanelli sostiene che “quasi la metà dei prodotti falsi, pericolosi e vietati arriva in Italia dalla Repubblica Popolare”… ed evidenzia nel dettaglio tutti i dati dell’Agenzia delle Dogane e della Guardia di Finanza.
La Gabanelli rimarca “che la Cina sia la più grande fabbrica di contraffazione al mondo è noto a tutti, ma come inganna i consumatori e a quali rischi li espone lo sanno in pochi”.
La prima notizia è che 79 milioni di pezzi sequestrati in totale negli ultimi tre anni provengono dalla Cina. Per esempio i 2.5 milioni di articoli falsificati made in Italy come giocattoli, carte da gioco, articoli per le feste, automobiline, bambole che violano i marchi Mattel, Walt Disney, Little Pony, Barie, Hello Kitty.
Il 68% della merce bloccata nel 2020, anno della Pandemia, ha riguardato gli accessori personali, occhiali da sole, bigiotteria, orologi di marca (grandi marche svizzere) oltre alle calzature, abbigliamento, cellulari e componenti e via di seguito. Nelle frodi di commercio, concentrato di pomodoro, olio d’oliva venduto come extravergine dopo aver aggiunto conservante e coloranti! E poi i farmaci, principalmente per disfunzioni erettili, poi sigarette di contrabbando.
Ben 17.6 milioni di pezzi di ricambio con false certificazioni UE, inclusi articoli che contengono sostanze tossiche, fra i quali i giocattoli.
Una statistica dice tutto. Su 100 prodotti importati (legalmente) 8 sono cinesi. Su importazioni illegali, 44 (su 100) provengono dalla Cina.
Allora, per i “soloni” ed incompetenti alla Di Maio che hanno predicato l’equidistanza Washington-Pechino, non sarebbe ora invece di dirci le cose che discutono? Anziché pontificare sulle strategie BRI, non sarebbe meglio concentrarsi su cose più semplici? Perché non chiedere a Pechino di finirla con questo scempio delle esportazioni taroccate e pericolose ed invece pretendere garanzie su quello che esportano?
Oltre ai danni ai consumatori, quanto costano all’Erario i controlli su tarocchi e truffe? Di Maio torni a volare basso, altro che BRI….e l’invito è da estendere agli altri membri della UE che chiudendo gli occhi, sdoganano merci per farle girare come comunitarie nei mercati di altri membri.