Ticinolive notoriamente ama l’arte, frequenta gli artisti, le gallerie, i vernissage, il LAC. Poi si occupa, anche, di politica ed offre spunti di attualità internazionale. Oggi il portale presenta una nuova interessante artista, attiva sul nostro territorio.
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Gloria Guidi Nobile è una pittrice di origine italiana ma ticinese d’adozione che si dedica sia all’astratto che al figurativo. Membro dell’Associazione Pittori e Scultori Ticinesi, partecipa a mostre personali e collettive in Ticino e all’estero. Nel figurativo affronta spesso temi sociali legati ai più deboli, in particolare donne e bambini, con una sensibilità delicata e un tratto elegante.
Ticinolive Gloria Guidi Nobile, quali sono i temi ricorrenti della sua pittura? E come ha scelto di affrontarli?
Gloria Guidi Nobile Non ho uno stile unico vero e proprio, mi considero eclettica, spazio dal figurativo all’astratto passando dall’informale, amo sperimentare diversi stili, anche perché non si ha mai finito d’imparare, forse sono ancora alla ricerca della mia strada, questo vagare per me è una necessità.
Posso dire però che ci sono dei temi ricorrenti, nonostante i molteplici stili, mi piace spesso affrontare i vari aspetti della vita, i sentimenti, le incertezze, le paure, le inquietudini che attanagliano l’animo umano, una è la paura dell’ignoto, della vecchiaia, sempre però con una visione ottimistica, stranamente proprio l’opposto di come sono io, abbastanza pessimista, probabilmente sulla tela imprimo proprio ciò che in fondo vorrei essere.
Nei mei quadri rappresento spesso le diverse stagioni della vita dall’infanzia all’età adulta, fino alla vecchiaia; momenti ben distinti fra loro per una diversa consapevolezza di sé, per le necessità, le aspirazioni e i timori che caratterizzano ogni fase.
Amo anche raffigurare delle scene che possono ricondurre alla nostra storia personale.
A tale proposito ci sono due temi che ho sviluppato: ”Il filo della vita” e “Hands”
Nel “Filo della Vita”, il fil rouge è proprio, un filo di lana vero e proprio non dipinto ma reale. Sviluppo il soggetto e poi applico il filo di lana.
Ha un inizio, uno sviluppo e un futuro, un prima un’ora e un poi, una specie di scansione temporale, che rappresenta il percorso della nostra esistenza, e lungo questo cordoncino scorre il bagaglio che ogni vita umana si porta dietro.
Mentre in “Hands”, posso dire che con il tema della mani si può proporre tutto, dai sentimenti di amore, pace, odio, paura; le mani parlano, non a caso ho intitolato una mia mostra personale “La voce delle mani”.
Nonostante il tema delle mani sia già stato ripreso in lungo in largo da artisti, fotografi, grafici, consulenti pubblicitari, penso però che questo tema possa sempre trasmettere dei significati diversi, mani che si avvicinano per sostenersi, mani che si raccolgono per ricevere, possono simboleggiare anche le nostre emozioni, per non parlare poi anche delle semplici rappresentazioni, una fragola in mano fa subito primavera, una mano con un riccio e una castagna fa autunno e così via.
Quando/come ha capito di essere un’artista?
Non so se mi posso definire un’artista, direi che ho una grande passione per la pittura, la quale con il tempo è divenuta preponderante.
La mia formazione di base è stata commerciale. La passione per la pittura è scaturita tardi all’incirca verso i 25 anni, a quei tempi da autodidatta adoravo eseguire dei piccoli quadri naif, ricordo che dipingevo addirittura in ufficio durante la pausa, rinunciavo al pranzo mi chiudevo in una saletta conferenze e mi dedicavo alla pittura, naturalmente poi alla sera continuavo l’opera. Ben presto mi resi conto della mia grande carenza di tutte le conoscenze tecniche e mi iscrissi a dei corsi per adulti, e così presi sempre più interesse. Naturalmente negli anni seguirono parecchi altri corsi di pittura. Mi dedicai sempre più assiduamente a quest’arte fino a smettere di lavorare in ufficio.
I suoi viaggi hanno influenzato la sua arte? E in che modo?
Certo i miei viaggi hanno influenzato i miei lavori, soprattutto i ritratti. Questi ultimi sono sempre presi da foto che mi ricordano un viaggio o mi riportano a un momento lontano, in genere focalizzo l’attenzione proprio sugli sguardi dei personaggi che mi colpiscono e questi sguardi mi raccontano una storia, si instaura un dialogo tra me e il soggetto raffigurato.
Un tema caro è la condizione sociale di persone che vivono in situazioni di difficoltà.
La mia recondita intenzione, è quella di dar voce a queste persone che vivono in un mondo diverso dal nostro e sfiorare i loro sentimenti.
Qual è, a suo parere, il ruolo dell’artista nella società odierna?
Come ieri anche oggi il ruolo dell’artista è quello del ricercatore. Che sia utile o inutile, ben visibile o nascosta, valorizzata o non considerata ma questa ricerca lo aiuterà comunque a diventare interprete dell’evoluzione culturale e gli attuali mezzi mediatici, rispetto al passato, sono un valido aiuto.
Si assiste sempre maggiormente alla crescita dell’artista con la capacità di integrare linguaggi specifici di due mondi diversi, il tecnologico ed il creativo, sfruttando le proposte dei nuovi mezzi digitali con un processo di comunicazione innovativo.
La velocità di cambiamento è …. incredibilmente “veloce”. E sono questi i presupposti che oggi distinguono l’artista.
C’è però un pericolo: si ricerca costantemente la novità a scapito dell’emozione o del sentimento. Ed è proprio questa continua ricerca di innovazione che rischia di distruggere il rapporto uomo-natura sempre presente nell’arte di ogni epoca.
In una società dell’immediato dominata dai social network, si trova ancora chi è disposto a prendersi del tempo per ammirare un quadro? Lei come diffonde e fa conoscere le sue opere?
Fortunatamente sì, si trova ancora chi è disposto ad ammirare un quadro a visitare una mostra, nonostante questa vita frenetica. Andare a vedere una mostra d’arte arricchisce sempre, sia a livello umano che cognitivo.
Magari si decide di visitare una mostra o una galleria soltanto per ammirare dal vivo ciò che si è studiato sui libri di scuola o si è potuto apprezzare navigando in rete, ma c’è ancora chi lo fa volentieri, prova ne sono le lunghe code che si formano spesso fuori dalle entrate dei musei.
Effettivamente al giorno d’oggi consultando il web ci si può informare sulla cultura, la quale però sarà arricchita soltanto al momento di assaporare l’opera dal vero. L’emozione che può scaturire davanti a un quadro vero e proprio non la si può certo provare davanti allo schermo del PC.
Non sono comunque contraria ai social network, anche io uso la rete per diffondere e far conoscere le mie opere, il mio sito web www.gloriaguidi.ch, che mi sono costruita da sola, parecchi anni fa, è un po’ vecchio e obsoleto andrebbe rivisto e risistemato con i criteri attuali del webdesign, ma non sono ancora riuscita a trovare il tempo per farlo.
Anni fa avevo aderito addirittura a mostre virtuali, per intenderci tipo “Second life”, esponevo le mie opere in questo mondo virtuale elettronico digitale, potevi crearti un tuo avatar e visitare la mostra in 3D, e su questa piattaforma informatica gli utenti potevano incontrarsi e socializzare, le opere erano in concorso, e i fruitori potevano anche dare un voto. È stato veramente interessante, anche per i riscontri ricevuti.
Sinceramente però preferisco esporre e visitare le mostre vere e proprie, dove è l’opera stessa che viene esibita, ci si può avvicinare, quasi toccare con mano, godersi l’opera e l’esperienza fino in fondo, magari sentirsi parte della stessa, e riuscire ad emozionarsi.
Ho esposto i miei lavori sia in Svizzera che all’estero, ma ultimamente mi sto concentrando sulle esposizioni al di fuori di quello che è l’ambito tradizionale delle galleria d’arte, mi sono indirizzata verso ospedali, case di cura, centri di aiuto domiciliare perché in questo momento mi sento più vicina a chi è un po’ meno fortunato, e il mio desiderio è quello di trasmettere un certo sostegno in questi luoghi di cura cercando di colorare le loro giornate.
Esclusiva di Ticinolive