Brevi osservazioni su “grazie occidente” di Federico Rampini

Il nuovo best-seller del noto giornalista Federico Rampini ha il suggestivo titolo di “grazie occidente” e l’altro suggestivo sottotitolo “tutto il bene che abbiamo fatto”: il lettore che si accosti con animo benevolo a questa lettura che indubbiamente parrebbe avere un punto di vista differente dalla retorica woke più volte denunciata dallo stesso Rampini resterà però deluso dall’unilateralità del concetto dell’occidente esaltato dal giornalista italo-americano: in pratica l’”occidente  “ di Rampini è esclusivamente quello nato in inghilterra dalla rivoluzione industriale, con l’esclusione con tutto quanto di occidentale vi era stato in precedenza, dal mondo greco-romano al medioevo delle cattedrali , prima di Adam Smith e James Watt, prima del capitalismo e della macchina a vapore , sottende  Rampini,  non vi erano che miseria e malattia, dopo un fulgido periodo di progresso e civiltà, che solo pochi sciocchi si ostinano a non vedere.

Tale è l’unilateralismo di questa visione da ballo excelsior da condurre a momenti di imbarazzante umorismo come quando Rampini sottende che lo Steimbeck di “Furore”” fosse un idiota a non capire che i capitalisti stavano arricchendo i contadini espulsi dalle loro terre.

Rampini

L’esaltazione del capitalismo e del mercato da parte di intellettuali provenienti dal partito comunista è fenomeno non nuovo  e meritevole di spiegazione dal punto di vista sociologico, non è tuttavia l’argomento su cui desideriamo focalizzarci in questa sede.

Vogliamo invece soffermarci sulle parti del libro in cui Rampini affronta il tema della superiorità dell’occidente sulle altre civiltà, in particolare sul capitolo intitolato “perché possiamo dirci superiori “: la superiorità dell’occidente , per Rampini , è dovuta a sei fattori, la competizione economica, la scienza, la proprietà privata la medicina, la società dei consumi , l’etica del lavoro basata sui principi del protestantesimo.

Ora, nessuno di questi fattori e di questi valori (in particolare l’ultimo ) era condiviso da Leonida , da Scipione l’Africano, da Carlo Martello, da don Giovanni d’Austria o da Giovanni Sobienski , eppure grazie a questi uomini l’occidente non è divenuto un protettorato persiano ,africano, arabo o turco e Watt o Edison hanno potuto attuare le loro innovazioni tecnologiche.

La pretesa superiorità occidentale consiste piuttosto nella serena e virile accettazione della morte in battaglia per un ideale superiore, l’esatto opposto dell’Homo oeconomicus esaltato da Rampini, e che presuppone la fede in valori diversi e superiori rispetto all’economia di mercato e a un ingenuo positivismo  .

Quanto l’occidente attuale, al contrario ossessionato dalla paura della morte  , si tratti di una pandemia o di un’operazione militare boots on ground, conserva di quest’antico ideale? Molto poco temiamo.

Per questo l’occidente non può oggi definirsi superiore a chicchessia, sin quando non saprà nuovamente guardare la morte con la stessa serenità del filosofo intento a bere la cicuta o del martire che si accinge ad abbracciare le fiamme del rogo .

In caso contrario basterà un coltello brandito da un fanatico a vanificare la più avanzata  conquista scientifica e tecnologica.

(Fabio Traverso)