Brevi note su “Scritti ritrovati” di Adriano Romualdi, ed. Arya di Genova

Quella che venne definita “Adriano Romualdi renaissance” ovvero una ripresa degli studi e dell’interesse sulla figura dell’intellettuale di destra prematuramente deceduto a 33 anni nel 1973 trova il suo coronamento nella pubblicazione nel settembre di quest’anno degli “Scritti ritrovati” a cura delle ottime edizioni Arya di Genova dirette dal valoroso Nicola Crea.

Si tratta di una collettanea degli articoli pubblicati da Romualdi dal 1957 alla morte su vari giornali e riviste, citiamo tra le altre per la loro importanza “Il conciliatore”, “l’italiano”,”l’Italia che scrive”.

Il volume è impreziosito da due interessanti scritti introduttivi a firma di Guglielmo De Turris e Alberto Lombardo.

Nel primo di questi scritti De Turris si chiede quali posizioni avrebbe assunto oggi un Adriano Romualdi ormai ottuagenario nei confronti delle questioni che attanagliano la politica nazionale ed internazionale: “Che cosa avrebbe fatto, che cosa avrebbe scritto Adriano Romualdi se il Fato non lo avesse atteso quella sera di mezzo agosto del 17 lungo la via Aurelia durante l’esodo estivo? Come si sarebbe comportato politicamente e culturalmente durante gli anni novanta e duemila di fronte alla evoluzione del MSI? Che atteggiamento avrebbe assunto a oltre 80 anni se avesse assistito alla vittoria elettorale del 2022 da parte della Destra e la costituzione del primo vero governo di destra-centro? E soprattutto si sarebbe riconosciuto nell’attuale Destra politica?” Domande cui, poche righe dopo, De Turris cerca di abbozzare una risposta scrivendo “Posso però pensare che, come minimo,non si sarebbe riconosciuto in questa Destra conservatrice-liberale , lui che era un rivoluzionario tradizionalista”

Si tratta di una curiosità del tutto legittima che si è posto anche l’autore di questo articolo il quale tuttavia ha dato una risposta diversa da quella di De Turris (e di molti altri).

Romualdi

Il dato più significativo che emerge dagli scritti di Romualdi è il peculiare interesse per la geopolitica, in particolare relativamente al rapporto tra Europa , America e Russia laddove il “continente Russia” viene considerato un blocco affatto antitetico e contrapposto agli interessi europei, quale che sia la sovrastruttura ideologica che assume codesto blocco (zarismo, comunismo o, ai giorni nostri, quel peculiare capitalismo bonapartista rappresentato dal regime di Vladimir Putin).

Le osservazioni più significative in proposito sono quelle contenute nell’articolo “Occidente ed occidentalismo” pubblicato nel 1976 su “Pagine libere” in cui Romualdi afferma: “Il vero grande nodo della recente storia europea è il problema russo  il sorgere della Russia , un fenomeno parallelo alla nascita dell’America ma assai più gravido di conseguenze per il nostro continente perché  mentre gli Stati Uniti sono situati in un’area continentale autonoma e remota, non incompatibile con l’esistenza di uno spazio vitale europeo, la Russia preme con la sua massa euroasiatica su cuore stesso dell’Europa”.

Si tratta, come si vede, di parole chiarissime, alle quali si potrebbero aggiungere molte altre citazioni tratte dagli scritti di Romualdi, addenda che ci guardiamo dall’effettuare per non togliere agli interessati il piacere della lettura.

Il dato che conta ossia è che  l’irriducibile ostilità del Romualdi nei confronti della Russia e del suo espansionismo lo conduca a prese di posizione storiografica spesso anticonformiste come la rivalutazione dell’”operazione Barbarossa” considerata dai più come l’irrazionale apertura di un secondo fronte da parte di Hitler e la valutazione positiva (dal punto di vista strategico) ,  della “campagna di Russia “ di Napoleone Bonaparte (figura nei confronti della quale Romualdi ha sempre dimostrato una simpatia che negli ambienti della destra italiana è relativamente poco diffusa).

Alla luce di quanto scritto vi è da ritenere che oggi un Adriano Romualdi ottantaquattrenne sarebbe, contrariamente a quanto ritiene De Turris, molto più vicino alla “destra conservatrice e liberale” attualmente al governo in Italia rispetto alle posizioni pacifiste ed anti-occidentali di quella che un tempo si chiamava “destra radicale”.

E’ interessante a questo riguardo comparare, plutarchianamente ,  la figura di Romualdi con quella del suo coetaneo Franco Cardini, che in gioventù fu anch’egli militante del MSI e poi della “Jeune Europe” di Thiart.

Cardini è, da molti anni fiero critico delle politiche degli Stati Uniti e su questioni come la guerra russo-ucraina, vicino a posizioni pacifiste della sinistra radicale.

Dal punto di vista letterario Cardini ha sublimato le sue simpatie per il “continente Russia” , osteggiato da Romualdi in una serie di romanzi polizieschi su sfondo storico incentrati sulla figura dell’aristocratico ufficiale delle SS, Dietrich von Altemburg , convinto sostenitore di un’alleanza tra Germania ed Unione Sovietica e disilluso nelle sue speranze dalle scelte della Germania .

Non c’è nessun dubbio che oggi Adriano Romualdi e Franco Cardini sarebbero, pur proveniendo da simillime posizioni politiche e coltivando entrambi il mito dell’Europa-nazione , su poli del tutto opposti della barricata.

Quali delle due posizioni conduca ad uno sterile vicolo cieco e quale ad una strada certo impervia, ma foriera di prospettive future è una valutazione che lascio al lettore.

Fabio Traverso