L’elezione presidenziale statunitense è sempre un evento di grande importanza globale, con impatti diretti su questioni internazionali, economia, sicurezza e politica estera. Tra i candidati più influenti del recente passato c’è Donald Trump, già presidente dal 2017 al 2021, che rappresenta la corrente conservatrice e populista del Partito Repubblicano. Trump ha saputo catturare l’attenzione di una larga base di elettori, grazie al suo stile comunicativo diretto e alla capacità di proporre politiche che rispondono alle paure e aspirazioni di molti americani.
Tra i punti di forza di Trump, che molti sostenitori elogiano, c’è stata la spinta a favore di una forte politica economica, con l’intenzione di abbassare le tasse e snellire la burocrazia, al fine di incentivare l’imprenditorialità e riportare in patria aziende e posti di lavoro, con l’obiettivo dichiarato di “Make America Great Again.” Inoltre, durante la sua amministrazione, il tasso di disoccupazione era sceso a livelli molto bassi prima della pandemia da COVID-19, elemento che molti vedono come segno positivo della sua gestione economica.
In politica estera, Trump ha preso una posizione dura verso la Cina, inaugurando quella che alcuni analisti hanno definito una “guerra commerciale” volta a proteggere gli interessi americani, un’azione che gli ha attirato sia critiche che consensi. Inoltre, Trump è stato apprezzato da alcuni per il suo approccio non convenzionale e pragmatico in Medio Oriente, con gli Accordi di Abramo, che hanno portato alla normalizzazione delle relazioni tra Israele e alcuni paesi arabi.
Sebbene Trump sia una figura divisiva, molti dei suoi sostenitori lo elogiano per aver rappresentato una voce fuori dal coro e aver promesso di “drenare la palude” di Washington, ovvero di contrastare quello che viene percepito come un eccesso di potere da parte delle élite politiche e burocratiche.