Oggi viviamo in una società post-moderna ed individualista in cui le masse amano fare qualsiasi cosa. Il tema del giudizio, in una società libertina, edonista e materialista come questa, infastidisce molte persone, soprattutto coloro che sanno benissimo che si stanno comportando male. In questo commento alle letture di domenica 17 novembre 2024 parleremo proprio dell’importanza di fare autocritica in vista del giudizio finale, per migliorare sè stessi e cercare di salvarsi l’anima.

Sta per finire l’anno liturgico! Oggi è la penultima domenica dell’anno liturgico e settimana prossima terminerà questo ciclo. Il nuovo anno inizierà con l’avvento domenica 1 dicembre.

Siccome ci stiamo avvicinando alla fine dell’anno, le letture di oggi ci presentano il tema della fine, dell’apocalisse, a cui poi settimana prossima seguirà la festa della risurrezione, con la celebrazione di Cristo Re prima di addentrarci nel periodo natalizio. Il tema della fine dei tempi è strettamente collegato a quello del giudizio: chi si è comportato bene ed è iscritto nel Libro di Dio verrà premiato, chi non ha saputo amare anche dopo la morte vivrà in una condizione d’assenza d’amore.

Le nostre azioni possono essere divise in buone o malvage e in base ad esse verremo giudicati. Chi dice il contrario o è un materialista, che non crede alla vita dopo alla morte, o è un eretico che crede nell’Apocatastasi. L’apocatastasi è un’eresia, teorizzata da Origene, secondo cui Dio è infinitamente buono (ma non giusto) e dopo al giudizio finale tutti verranno comunque sempre salvati. Invece no! Sostenere che l’inferno sia vuoto è un’eresia. Nella prima lettura di oggi, infatti, il mondo si divide tra chi verrà salvato e chi finirà nella vergogna eterna.

In questo periodo dell’anno alcuni bambini iniziano a pensare ai regali  di natale e cominciano a preparare la lista dei doni che vorrebbero trovare sotto all’albero.  Le mamme, in genere, sfruttano queste settimane per minacciare i bambini dicendo loro che se si comportano male non riceveranno nessun giocattolo. I bambini, che sono furbi, quando si accorgono che sta arrivando il momento in cui i genitori iniziano a pensare ai regali cercano di comportarsi un po’ meglio per meritarne di più.

Ebbene, come i bambini che sanno di essere giudicati dai genitori, amorevoli ma giusti, anche noi dovremmo -in vista del giudizio di Dio- cercare educare il nostro cuore ad orientarsi verso alla Luce, in vista del più bello di tutti i doni, che è lo splendere coi santi nel firmamento stando in comunione con Dio.

Le letture di oggi ci presentano l’angosciante momento dell’apocalisse, del giudizio finale. Alla fine della nostra vita, morendo, saremo confrontati col giudizio divino: chi avrà vissuto nell’amore guadagnerà un aldilà amorevole, chi invece ha vissuto nel male non potrà che finire in un aldilà caratterizzato da vergogna e infamia eterna.

Oggi viviamo in un’epoca storica estremamente materialista e parlare di giudizio finale fa storcere il naso a coloro che non vogliono cogliere il lato spirituale dell’esistenza.

In molte culture e religioni, invece, si sa bene che ciò che noi facciamo in questa vita finisce poi col riflettersi nella vita dopo alla morte. Per gli antichi egizi, ad esempio, il dio Anubi pesava il cuore delle persone: chi aveva il cuore buono e leggero poteva ambire in un posto in cielo, chi invece aveva il cuore pesante e malvagio finiva divorato da un mostro mezzo ippopotamo e mezzo coccodrillo. Anche i buddisti credono nel fatto che vi sia una conseguenzialità tra le buone azioni compiute in vita e il dopo-morte: per loro, infatti, chi ha vissuto bene e nell’amore riceverà un karma positivo, chi ha vissuto comportandosi in modo malvagio riceverà un karma negativo. Negli Arcani Maggiori dei Tarocchi vi è anche la carta del Giudizio, in cui un angelo che suona la tomba chiama a sè, dalle tombe, solo le persone che hanno saputo vivere con rettitudine. Pure per i vichinghi solo le persone che si comportavano in modo valoroso in guerra, divenendo terribili guerrieri, avevano l’onore di essere portati in cielo, nel Walhalla, a fianco di Odino, mentre gli altri no!

Il Dio Anubi pesa un cuore.

Ciò ci fa comprendere che la fine è, nelle diverse religioni, anche sinonimo di giudizio e giustizia.  Come spiega il profeta Daniele, le persone che hanno vissuti rispettando gli insegnamenti di Dio , venendo iscritti nel suo libro, saranno salvati, mentre gli altri che non hanno voluto far parte del regno di Dio in terra non ne faranno parte nemmeno nell’aldilà.

A differenza nostra, però, i bambini conoscono con precisione la data del natale e possono cominciare a comportarsi bene con largo anticipo per ricevere i regali, mentre noi non conosciamo né la data della nostra morte né quella del cosiddetto “giudizio finale”, pertanto è necessario, come le vergini con le lampade accese, essere sempre pronti a venir giudicati bene.

A volte, un po’ per pigrizia ed altre per piacere, alle persone piace crogiolarsi nel vizio e comportarsi, nei casi peggiori, in modo evidentemente immorale perché tanto si percepisce la fine e il giudizio di Dio come realtà distanti. Invece no: ogni momento della nostra esistenza è sottoposto al giudizio di Dio e quindi necessita del nostro impegno per essere purificato.

Cerchiamo di rendere questa settimana finale, prima della festa di cristo Re che anticipa il periodo dell’avvento, un bel momento di riflessione e introspezione per tentare di capire in che modo essere persone più buone, proprio come i bambini che cercano di fare i bravi per meritarsi i doni migliori.