Detto “PiGi”, 29 anni (e piu’), storico e scrittore
Vespa alla Fenice allenava il pubblico all’applauso
Un letterato può fare il docente… ma anche l’avvocato
Che belle le lezioni del prof. Giberto Isella!
Oggi è di scena un giovane e promettente scrittore ticinese, già per due volte messosi in luce al Campiello, in anni consecutivi (2005 e 2006). Mentre attende l’occasione propizia di piazzare il bestseller che lo renderà famoso, Esposito fa tranquillamente l’assistente universitario a Losanna, sezione di Storia. Un’intervista di Francesco De Maria.
Francesco De Maria “Uno su mille ce la fa” cantava Gianni Morandi. Io applicherei il detto agli aspiranti scrittori di successo. Lei che ne pensa?
Pier Giuseppe Esposito “Ma quanto è dura la salita…”. Non conosco le cifre esatte e nemmeno le stime, senz’altro a disposizione degli addetti ai lavori, tuttavia l’immagine di Morandi è calzante. Il talento è fondamentale ma non è tutto: bisogna conoscere bene il mondo dell’editoria prima di lanciarsi a capofitto nella pubblicazione di un manoscritto.
Ho letto il suo racconto “Con un biglietto di sola andata “. Durante il loro viaggio in Francia i due protagonisti, Pigi e Luca, parlano proprio… come i giovani del giorno d’oggi. Sboccati. Nessuno l’ha mai criticata per questo linguaggio forte? (comunissimo, del resto)
PGE No, per fortuna. Nel 2005 sono entrato nella cinquina finalista del Campiello Giovani anche per aver osato discostarmi un poco dai canoni della lingua italiana letteraria. Sono contento che la giuria abbia voluto premiare l’originalità del mio racconto, rilevando che il linguaggio vivace, mutuato dal gergo giovanile, riflette pienamente la situazione narrativa. È innegabile che, oggigiorno, vi sia un disagio assai diffuso tra gli adolescenti che si esprime anche attraverso il linguaggio verbale: un segnale troppo spesso sottovalutato. Mi consenta tuttavia di spezzare una lancia in favore dei giovani, rilevando che non sono per nulla tutti sboccati. Del resto, converrà con me che anche tra adulti il bon ton non è sempre di casa…
Lei per ben due volte si è distinto nel “Campiello Giovani”: finalista nel 2005 e miglior autore estero nel 2006. Mi parli di questo importante premio letterario: com’è organizzato, quale ambiente ha attorno a sé? E aggiunga magari qualche aneddoto curioso e/o “piccante”…
PGE Il Campiello Giovani è senz’altro il più importante premio letterario italiano aperto ai giovani tra i 15 e i 22 anni. Il concorso è promosso dalla Confindustria Veneta che ogni anno riceve, attraverso la Fondazione Il Campiello, oltre 300 racconti provenienti soprattutto dall’Italia e dal Canton Ticino, ma anche dal resto dell’Europa. La scelta del vincitore è compiuta attraverso un lungo processo di selezione che si articola in tre fasi.
Senza entrare nei dettagli, vorrei soffermarmi sulla prima fase di selezione, durante la quale sono scelti 25 lavori. I racconti sono letti in forma anonima e vengono valutati con molta attenzione da una Giuria di Selezione composta da imprenditori, docenti ed ex vincitori delle passate edizioni. Ho avuto l’onere e l’onore di fare parte di questa giuria per diversi anni: un’esperienza che mi ha arricchito molto dal punto di vista umano e sotto il profilo letterario.
E’ evidente che attorno al Premio Campiello (giunto ormai alla 51a edizione) si respiri un’aria di mondanità. In occasione della premiazione dei “big” che si svolge ogni anno al Gran Teatro La Fenice di Venezia, mi ha colpito molto osservare che, dietro le quinte, la tensione è sempre altissima per il verdetto finale. Questo vale non soltanto per i finalisti ma anche per i rispettivi editori. Oltre al prestigio del premio, vi sono in gioco interessi economici da non sottovalutare: all’opera vincitrice è attribuito un importante premio in denaro e, per l’editore, la vittoria al Premio Campiello significa un aumento delle copie vendute.
Un aneddoto piuttosto curioso mi viene in mente ripensando all’edizione del 2006: Bruno Vespa, storico presentatore della serata finale del Premio Campiello, fece ripetere due o tre volte l’applauso d’inizio trasmissione (registrata e mandata in onda in differita) per scaldare il pubblico della Fenice, a suo dire un po’ sottotono. Il tutto in nome dell’audience.
Che cosa le ha dato, tangibilmente, il successo al Campiello?
PGE Il successo al Campiello Giovani ha rivelato un talento rimasto nascosto anche a me stesso sino a quel momento. “Con un biglietto di sola andata” (2005) è stata in assoluto la mia prima prova letteraria ed è nata, lo dico senza vantarmi, da una scommessa fatta con un amico, sicuro della mia vittoria. Probabilmente ci aveva visto troppo lungo, come si suol dire, poiché dovetti pazientare ancora un anno per coronare il successo con “Il serial killer” (2006).
Quest’esperienza mi ha fatto maturare la convinzione che il talento da solo non basta. Per la scrittura di un racconto ci vogliono un’idea forte, tempo e costanza. Per non parlare di un romanzo che necessita talvolta di un lungo e dispendioso lavoro di editing prima di essere pubblicato. Purtroppo ammetto che negli ultimi anni ho messo un po’ da parte la letteratura per occuparmi anche di altro.
Che cos’è per lei la letteratura?
PGE Il termine latino litteratura (da littera, “lettera”) indicava lo stesso tracciare lettere, lo scrivere. La scrittura è per me un mezzo per esplorare la natura umana in tutte le sue sfaccettature, partendo dall’osservazione della realtà che mi circonda. C’è poi il fascino del narrare, del raccontare una storia, cercando d’inchiodare al testo il lettore. Mi piace abbozzare appena l’aspetto fisico dei personaggi, focalizzandomi sui tratti salienti del loro carattere e insistendo sulla psicologia del protagonista. Ad esempio, immaginare ciò che pensa, ciò che dice e ciò che fa un serial killer.
Saprebbe scrivere in una lingua diversa dall’italiano?
PGE Potrei provare a scrivere in francese, lingua nella quale mi esprimo quotidianamente, ma farei sicuramente molta fatica. Probabilmente finirei per tradurre ciò che penso in italiano. Il mio “estro creativo” si basa, infatti, sull’associazione d’idee e immagini. L’utilizzo della lingua madre riveste quindi un ruolo essenziale, facilitando questo gioco dell’immaginazione.
Avrebbe una novella o una poesia da farmi pubblicare?
PGE Certamente, così ne approfitto anche per farmi un po’ di pubblicità. In anteprima, le faccio leggere l’incipit di un romanzo che ho cominciato a scrivere al termine dei miei studi universitari. Lo consideravo un modo per separarmi definitivamente dalla città che mi aveva ospitato per cinque anni. Non sono ancora riuscito a portarlo a termine!
Che ricordi ha dei corsi di letteratura al Liceo? Le hanno insegnato qualcosa di valido, di profondo? E la matematica?
PGE Ricordo ancora oggi con tanto piacere le lezioni del Prof. Gilberto Isella sull’Inferno di Dante, sul Decameron di Boccaccio e sull’Orlando Furioso dell’Ariosto. Capolavori insuperati della letteratura italiana. La matematica è un linguaggio molto potente, universale ma anche misterioso, con i suoi simboli, teoremi e formule numeriche. Tutto ciò lo trovavo molto affascinante, benché derivate e integrali fossero davvero al di fuori della mia portata all’epoca. Ciononostante il mio docente di matematica mi riteneva un allievo “valido”. [confermo!]
Quali professioni può svolgere un letterato? (per guadagnarsi il pane…)
PGE Un letterato può guadagnarsi il pane in molti modi, ad esempio facendo il docente oppure… l’avvocato. Vivere di diritti d’autore è un privilegio rarissimo, ma non penso sia in quella direzione che bisogna guardare a tutti i costi. In futuro, io credo che sarà sempre più importante essere connessi alla rete per farsi (ri)conoscere come scrittore, tramite i blog letterari, social network, ecc.
Qual è il suo attuale lavoro? Ha concluso i suoi studi?
PGE Attualmente, sono assistente alla sezione di Storia dell’Università di Losanna e sto redigendo una tesi di dottorato sulla storia del “turismo medico” in Svizzera. A proposito, è interessante notare che diversi scrittori affermati, tra i quali Hermann Hesse, venivano nei sanatori elvetici a farsi curare agli inizi del ‘900.
Lei ha delle convinzioni politiche ben definite? Milita in qualche partito?
PGE Non milito in nessun partito. Tuttavia seguo con attenzione la politica nazionale. Personalmente metto la competenza e l’onestà delle persone davanti alle etichette di partito. A livello ticinese, stimo l’attuale Presidente del Consiglio di Stato, il quale si sforza costantemente di dialogare con i cittadini e le cittadine, e di informarli circa l’operato del Governo. Attendiamo ora il preventivo 2014…
Perché la sinistra è superiore alla destra in campo letterario?
PGE Non amo molto le etichette, in particolar modo la distinzione tra scrittori “di sinistra” e “di destra”. A uno scrittore o a una scrittrice io non chiedo di sedurmi con le sue convinzioni politiche, neanche fosse militante in un partito, bensì di coinvolgermi e stupirmi con la forza del suo talento letterario. Se ci riesce. [Possibile che la domanda fosse mal posta; l’intervistatore ha comunque l’impressione che nel “mondo culturale visibile” la sinistra sia predominante]
Nel Ticino la situazione economica è di forte crisi, questo è almeno ciò che dicono tutti. Lei preferisce quelli che gridano fortissimo o quelli che tranquillizzano/addormentano spendendo una quantità di buone parole?
PGE Oggi più che mai, in una situazione di crisi economica, è necessaria la massima trasparenza da parte dei nostri politici nella gestione della cosa pubblica e, in particolar modo, delle finanze cantonali. Non ci sono soluzioni miracolose. Troppo spesso coloro che “urlano”, specie in campagna elettorale, sono poi i primi a disattendere le legittime aspettative dei propri elettori. Penso in particolar modo ai più giovani alla ricerca di un lavoro. Io trovo tuttavia più irresponsabili i politici “imbonitori” che, negando la realtà dei fatti, finiscono per ampliare il distacco tra i cittadini e le istituzioni. A mio avviso, ogni cittadino e cittadina ticinese dovrebbe tener presente che non può pretendere, col suo voto, di rinunciare all’esercizio delle proprie responsabilità individuali.
Se legge Ticinolive: che cosa le piace e che cosa NON le piace nel nostro portale?
PGE Il portale Ticinolive.ch lo seguo abbastanza regolarmente, e apprezzo molto non soltanto la sezione dedicata alle Interviste ma anche gli interventi degli Ospiti che offrono spesso originali spunti di riflessione. Da storico, mi dispiace che non vi sia una sezione Archivio, il quale permetterebbe di ottimizzare notevolmente la ricerca di vecchi articoli, interviste, ecc.
Per finire. Lei vorrebbe saper scrivere come…
PGE Daniel Pennac, il “papà” del Signor Malaussène.