Tratto da “Giovanissima e immensa”, di Achille Colombo Clerici. Ritratto della nostra società alle soglie del new normal. Ediz. Casagrande Lugano Milano.

Scrutando da un tetto del centro di Milano verso il Duomo, a quasi quattro secoli dal tempo dei Promessi sposi, si intravvedono sempre le montagne imbiancate; ma nella nuova skyline dell’era del sindaco Gabriele Albertini svettano i profili appuntiti dei grattacieli appena ultimati nell’area di Porta Nuova, e la cattedrale simbolo della città non è più una cattedrale nel deserto.

Alessandro Manzoni Colombo Clerici Resegone
Achille Colombo Clerici con Luigi Brioschi nella casa del Manzoni in via Morone

Ironia del destino e al tempo stesso parametro del mutamento storico intervenuto in questi anni, i grattacieli sorgono proprio in quel quadrante nord nord-est, visto dall’angolo di visuale del Duomo, che un tempo era interessato dal vincolo urbanistico detto “La Servitù del Resegone”. Un vincolo che intendeva salvaguardare la vista, per chi guardasse dal centro della città, di quella che è sempre stata considerata la montagna di Milano: il Resegone con le Grigne, appunto, già dall’antico considerato dai celti la loro montagna sacra e punto di riferimento cardinale nord del luogo scelto per edificare il primo Nemeton della città, nei pressi di piazza della Scala.

Poi, come ci dice Riccardo Magnani – un appassionato cultore della Lombardità – nel 1887 il vincolo venne infranto dal costruttore Luraschi che, in zona Lazzaretto, costruì un edificio alto ben otto piani, divenuto celebre perché fu il primo in Italia nella cui costruzione venne utilizzato il cemento armato.

«Renzo – scrive Alessandro Manzoni, descrivendo l’arrivo di Renzo Tramaglino a Porta Orientale alla ricerca di Lucia – salito per un di que’ valichi sul terreno più elevato, vide quella gran macchina del duomo sola su un piano, come se, non di mezzo a una città, ma sorgesse in un deserto; e si fermò su due piedi, dimenticando tutti i suoi guai, a contemplare ancheda lontano quell’ottava maraviglia, di cui aveva sentito tanto parlare fin da bambino. Ma dopo qualche momento, voltandosi indietro, vide all’orizzonte quella cresta frastagliata di montagne, vide distinto e alto tra quelle il suo Resegone, si sentì tutto rimescolare il sangue, stette lì alquanto a guardar tristamente a quella parte, poi tristamente si voltò, e seguitò la sua strada.»