Come ben sapete avendo letto i molteplici post pubblicati da me in questi anni, esiste una “riserva mentale” nei confronti dell’argento, che non solo lo colloca in posizione secondaria rispetto all’oro per motivi valoriali, ma probabilmente per un pregiudizio storico culturale indotto dal sistema mediatico degli ultimi decenni, che avendolo troppo deprezzato per ragioni che non sono affatto pertinenti alla sua disponibilità quantitativa ma semmai per motivi artatamente speculativi di alterazione della percezione del suo effettivo valore (per scopi di dominazione monetaria cartacea a favore del dollaro), hanno finito per omettere di considerarlo relegandolo in una sorta di limbo mnemonico.
Attualmente e in prospettiva l’argento è addirittura più raro e difficilmente estraibile rispetto all’oro, anche per la non convenienza attuale che rende antieconomico ricercarlo ed estrarlo e che pertanto rende assolutamente squilibrato l’attuale rapporto valoriale di 1 a 50 con punte addirittura di 1 a 60 circa rispetto all’oro, mentre come sapete nel corso dei 2800 anni circa di storia economica documentata dell’umanità il rapporto medio si è sempre attestato attorno a 1 a 10 1 a 12 massimo.
Monete del VI secolo a.c. denominate “statere” del peso di poco inferiore ai 5 gr
Quando ci riferiamo storicamente alla prima monetazione è implicito riferirsi al regno di Lidia, nell’attuale Anatolia, al quale l’antico storico greco Erodoto nei resoconti dei suoi frequenti viaggi attribuiva il primo conio di monete d’oro e d’argento ed elettro (lega di oro e argento, che a volte si rinviene anche in natura) dell’umanità. Di conseguenza si ritiene che in precedenza si ricorresse al baratto per commerciare, cioè si scambiassero i beni in possesso reciproco. Ma le cose non stanno affatto così.
A parte il fatto che l’archeologia continua a scoprire situazioni che “ufficialmente” sono difficilissime da spiegare e pertanto l’ortodossia preferisce sorvolare ed omettere (come la scoperta di antichi giacimenti di oro e argento in Sudafrica che risalgono all’epoca dei primi homo sapiens: che ci facevano i primi sapiens con questi metalli preziosi?), ma venendo a tempi più recenti si hanno tracce certe di miniere sfruttate dagli egizi in Nubia fin dal III millennio. Lo usavano solo come ornamento? Non credo proprio.
A partire dal 1300 a.c. si iniziò ad importare anche oro dall’Asia, che veniva denominato oro “Ketem”. A quei tempi e fino al 900 a.c. l’argento era molto più raro dell’oro ed il suo valore era doppio rispetto all’oro, anche per le difficoltà tecniche di raffinazione dell’epoca. In seguito, all’incirca dal 900 a.c. raggiunse la parità e poi divenendo sempre più abbondante il suo valore fu decisamente surclassato dall’oro, che comunque per molti secoli non superò mai il rapporto di 1 a 4.
Tetradracma di Atene, V secolo a.C. – Periodo Arcaico, poteva superare i 17 gr di peso in argento
Quindi anche nell’antichità valevano le leggi dell’economia, basate sul rapporto abbondanza – scarsità, ed il suo uso non era mai limitato all’ornamento, ma svolgeva le stesse funzioni odierne, cioè era unità di conto, strumento di pagamento di beni e servizi e riserva di valore, solo che non avevano la forma di monete cui siamo abituati ma avevano svariate altre forme, riconoscibili dal peso e dalle scritte applicate nel conio dalle autorità che ne avevano il monopolio. Potevano avere forma di lingotti, sbarre, o semplicemente polvere, per cui occorreva disporre di bilance per pesarne la pezzatura. Era mezzi poco pratici per cui si pervenne finalmente alla monetazione molto più pratica e funzionale.
Fin dai tempi antichi di cui si ha traccia, la detenzione dell’oro e dell’argento garantiva il dominio sugli altri popoli, che se non erano stati assimilati erano quantomeno assoggettati divenendo vassalli, come gli egizi dimostrarono per molti secoli. Nell’ultimo secolo al posto dell’oro, per dominare gli altri popoli si è cercato di controllare le riserve di petrolio e dall’estate del 1944 con la Conferenza di Bretton Woods (comune di Carroll, nello stato del New Hampshire negli USA) gli USA, attori determinanti dell’esito della II GM (soprattutto con le loro enormi forniture militari), imposero le loro condizioni per regolare i rapporti commerciali internazionali ed il dollaro divenne la moneta di riferimento internazionale per tutti gli scambi di bene e servizi, soprattutto per il petrolio. Finché nell’estate del ’71 il presidente Nixon pose fine agli accordi sospendendo per sempre la convertibilità del dollaro in oro e dando inizio allo sfacelo finanziario e monetario che è sotto gli occhi di tutti.
Mezzo dollaro in argento con l’effige di John Fitzgerald Kennedy
Per mantenere questo dominio monetario del dollaro, che è ormai carta straccia a tutti gli effetti, creandolo dapprima con la cosiddetta “stampante monetaria” e poi virtualmente ed illimitatamente in formato digitale, dominio fondato solo sulla fiducia coatta sostenuta con la forza militare del più potente esercito del mondo, gli USA hanno dato l’avvio ad una condizione di guerra permanente che si sta sempre più pericolosamente accentuando, localizzandosi soprattutto in quei territori dove maggiore era il rischio si potessero sottrarre a queste condizioni vessatorie (dove ci si voleva sganciare dal dominio del dollaro e degli USA).
Nel momento in cui alcune nazioni significative nello scacchiere internazionale, come potrebbero essere la Russia e la Cina, i cui rapporti si stanno sempre più intensificando e coalizzando, dovessero avviare scambi internazionali, a partire dall’energia (quindi petrolio e gas), basati su una monetazione dotata di gold e/o silver standard, l’economia degli USA collasserebbe in tempi brevi e non rimarrebbe loro che scatenare una guerra di notevoli dimensioni per impedirlo, coinvolgendo i loro “alleati” più o meno riottosi.
In ogni caso, per terribili che possano essere le truci e devastanti scelte che gli USA dovessero adottare per preservare le loro condizioni di privilegio, e non credo esiteranno a farlo, l’oro e l’argento torneranno in auge, esattamente come avvenne nel passato, perché la Storia inevitabilmente si ripete, perché gli individui che si trovano a governare, in proprio o per conto di terzi, non hanno comunque sufficiente consapevolezza ed autonomia per capire, prevenire, prevedere ed impedire certe scelte scellerate, non fosse altro che per egoismo, non essendo disposti a compiere alcuna rinuncia.
Purtroppo l’umanità intesa come massa, è da sempre stata considerata alla stregua di un gregge, cioè carne da macello, da coloro che disponevano del dominio incontrastato del potere politico ed economico, ed in quanto tale è “sacrificabile” pur di mantenere lo status quo dell’élite dominante.
Le conclusioni traetele Voi.
Claudio Martinotti Doria