La Serbia ha messo il proprio esercito in stato di massima allerta in risposta alle crescenti tensioni con il Kosovo. La crisi ruota attorno alle rivendicazioni della minoranza serba in Kosovo, che chiede maggiore autonomia, e alle politiche del governo kosovaro tese a rafforzare la propria sovranità su tutto il territorio, compresi i comuni a maggioranza serba. In particolare, l’applicazione degli Accordi di Bruxelles del 2013, che prevedono l’istituzione di un’associazione di comuni a maggioranza serba, è al centro dello scontro.
Le tensioni si sono intensificate quando il Kosovo ha chiuso due valichi di confine con la Serbia, in risposta a blocchi stradali organizzati da serbi kosovari. Inoltre, la Serbia ha criticato quella che considera una politica discriminatoria del Kosovo nei confronti della minoranza serba e ha dichiarato che difenderà i diritti dei serbi in caso di escalation.
Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha adottato una retorica dura, affermando che la Serbia non resterà passiva se i serbi in Kosovo saranno minacciati. Parallelamente, la forza di pace della NATO (KFOR) mantiene una presenza sul territorio per prevenire un’escalation, mentre l’UE ha invitato entrambe le parti al dialogo per evitare azioni unilaterali che potrebbero destabilizzare ulteriormente la regione
La Serbia ha risposto ponendo l’esercito in stato di massima allerta, e la NATO, attraverso la sua forza di pace KFOR, monitora attentamente la situazione ed è pronta a intervenire se necessario. Tuttavia, gli esperti ritengono improbabile che si arrivi a un conflitto aperto, poiché entrambe le parti preferiscono utilizzare la minaccia di guerra per rafforzare le rispettive posizioni politiche