L’iconoclastia nell’Islam deriva principalmente dall’idea che la rappresentazione figurativa, soprattutto di Dio o dei profeti, possa condurre all’idolatria (shirk), considerata il peccato più grave nella religione islamica. Sebbene non tutti i musulmani condividano una posizione rigorosa in merito, le tradizioni iconoclaste hanno influenzato profondamente le arti islamiche, favorendo forme non figurative come l’architettura, la calligrafia e i motivi geometrici. Questo approccio, pur generando straordinarie espressioni artistiche, ha escluso immagini antropomorfe e rappresentazioni sacre, limitando l’impatto simbolico ed emozionale delle arti figurative.

Giovanni Damasceno: un difensore dell’arte sacra

Giovanni Damasceno (675–749), un monaco cristiano nato a Damasco, fu un ardente difensore delle immagini sacre durante il periodo iconoclasta bizantino, in cui l’Impero d’Oriente impose la distruzione delle icone a partire dall’VIII secolo. Giovanni si oppose con forza a questa politica, sottolineando il ruolo educativo e spirituale delle immagini sacre nella vita cristiana.

Nei suoi scritti, come “Apologia contro gli iconoclasti”, Giovanni difese l’uso delle immagini per diverse ragioni:

  1. Cristologia: Sottolineò che, attraverso l’incarnazione, Dio si era reso visibile in Cristo. Perciò rappresentare Cristo e i santi non era idolatria, ma un omaggio alla realtà del Verbo fatto carne.
  2. Funzione pedagogica: Le immagini sacre, secondo Giovanni, erano strumenti per istruire i fedeli analfabeti e ispirarli alla devozione.
  3. Distinzione tra venerazione e adorazione: Egli chiarì che la venerazione delle immagini non equivaleva all’adorazione di Dio, riservata solo a Lui.
Arte iconoclasta araba

Il Concilio di Nicea II (787)

Le posizioni di Giovanni Damasceno furono fondamentali per il Concilio di Nicea II, convocato dall’imperatrice Irene per affrontare la controversia iconoclasta. Questo Concilio:

  • Restaurò il culto delle immagini: Dichiarò legittimo l’uso e la venerazione delle icone, distinguendola dall’adorazione dovuta solo a Dio.
  • Affermò il valore dell’arte sacra: Stabilì che le immagini di Cristo, della Vergine Maria e dei santi non solo erano accettabili, ma anche necessarie per rafforzare la fede.

L’arte sacra come espressione della fede

Negare l’arte sacra significa privare la spiritualità umana di un mezzo potente per connettersi al divino. Le immagini, sia nella tradizione cristiana sia in altre culture religiose, servono a incarnare concetti astratti, rendendo tangibili i misteri della fede. Giovanni Damasceno comprese profondamente questo valore e, con il supporto del Concilio di Nicea II, preservò una tradizione artistica che continua a essere centrale nella spiritualità cristiana.

L’arte sacra non è solo un mezzo estetico, ma anche una testimonianza della fede che attraversa i secoli, unendo i fedeli in un linguaggio universale fatto di bellezza, simboli e devozione.