a cura di Martino Mora
Liliana Segre, l’oracolo di Delfi del nostro Paese, troneggiava ieri al centro del Palco Reale della Scala, per la Prima della verdiana Forza del Destino.
Nel posto riservato a teste coronate, capi dello Stato o (perlomeno) primi ministri, l’arzilla novantaquattrenne semplice senatrice, per quanto a vita, faceva bella mostra di sé. Liliana nuova Regina.
Alla sua sinistra, compiaciuto, il sindaco Sala con la sua concubina, figlia di un noto banchiere; a destra, altrettanto compiaciuto, il presidente del Senato La Russa, con la consorte. Si intravedeva a fatica, in seconda fila, la testa del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, non una comparsa ma quasi (con tanti saluti simbolici al regionalismo).
Quest’immagine del Palco Reale – peraltro in occasione dell’evento culturale e mondano più importante dell’anno, a Milano e in Italia – ci dice da sola quasi tutto.
Ci dice della completa sottomissione simbolica della sinistra radical chic (Sala) e della destra ex fascista (La Russa) non tanto all’arzilla vecchietta Liliana Segre (che a me è umanamente simpatica: é coetanea dei miei defunti genitori e milanese come loro) ma a tutto ciò che ella simbolicamente incarna. Ovvero il pensiero unico politicamente corretto, prima di tutto. E poi, ovviamente, il sionismo.
La regalità simbolica della Segre è quella del pensiero unico e del sionismo. Non a caso era affiancata dalla rappresentante dell’onnipotenza del denaro: la figlia del banchiere, concubina alto borghese del sindaco, bionda ed eterea.
Liliana Segre è quindi il simbolo di tutto o quasi quello che nella”società aperta “è ormai impossibile criticare.
Il Corriere della Sera, tutto compiaciuto, sostiene che ad insistere nel dare questa centralità “regale “ alla Segre sia stato soprattutto il presidente del Senato, Ignazio La Russa (da notare anche l’omaggio al neofemminismo: donne al centro e uomini ai lati).
Sarebbe stato La Russa, prima di Sala, a volere l’incoronazione simbolica della Segre. Se così fosse, certo non me ne stupirei.
Coloro che continuano a pensare che questa destra sia migliore della sinistra prendono lucciole per lanterne. Certamente questa destra è meno ripugnante di chi vuole la legge Zan o lo Ius soli, ma “meno ripugnante” non significa affatto “migliore”. Anzi, può ingannarti meglio.
Nell’oligarchia attuale, ovvero nella plutocrazia liberale ultracapitalista, destra e sinistra sono dialetticamente unite. E’ l’unità inscindibile degli opposti, che in realtà si oppongono solo in apparenza, cioè nello spettacolo mediatico.
Dove comandano i plutocrati, questa destra liberalconservatrice atlantista e globalista deve vivere per mantenere in vita, nel grande spettacolo, anche l’attuale sinistra liberal nichilista, atlantista e globalista; e questa sinistra liberal nichilista atlantista e globalista deve vivere per mantenere in vita l’attuale destra liberalconservatrice, atlantista e globalista.
Se poi l’attuale destra dovesse pensare di uscire dal ruolo subalterno che ha convintamente accettato, ci sono sempre la Ue, la magistratura, e ovviamente i mercati finanziari, pronti a bastonarla duramente. Per la sinistra fucsia questo problema nemmeno si pone.
Insomma: se non ci fosse la Meloni non ci sarebbe la Schlein, se non ci fosse la Schlein non ci sarebbe la Meloni. Entrambe sempre ossequianti, come Sala e La Russa, alla nostra Regina. Sua maestà Liliana.