Il giorno della gioia Io ho quel che ho donato ( Gabriele d’Annunzio)

Oggi inizia la terza settimana dell’avvento ed è una giornata speciale, perché dedicata alla gioia. Il colore della casula del sacerdote, infatti, non è il viola bensì il rosaceo, per celebrare la felicità e la speranza. Le letture di oggi evidenziano l’importanza dell’allegria e della gioia nella nostra  vita.

Nella seconda lettura di oggi, infatti, San Paolo ci esora ad essere felici e ci dice “Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti.

 Oggi molti life coach, guru, esperti di mindfulness cercano, per mezzo di libri e anche corsi online  a pagamento, di spiegare alle persone come essere felici.

Ebbene, i Vangeli ce lo spiegano chiaramente: bisogna praticare la carità, condividendo la propria tunica e il proprio cibo con chi non ne ha, e non esiga nulla di più di quanto già riceve. A riguardo mi viene in mente anche il grande poeta Gabriele d’Annunzio, che pur essendo un esteta dalla vita piena d’eccessi e sregolato aveva compreso che la più grande fonte di gioia è il dono. Infatti al Vittoriale, la sua lussuosissima e sfarzosa villa affacciata sul lago di Garda, vi è inciso in un muro la scritta “ Io ho quel che ho donato” circondato dalle cornucopie dell’abbondanza perché la vera ricchezza è il donare al prossimo, non il trattenere per sé.

Al Vittoriale, la casa di Gabriele d’Annunzio

Papa Francesco, parlando dell’inesauribile della gioia data dal donare, ha scritto la bellissima esortazione apostolica Gaudete ed Exsultate ( Rallegratevi ed esultate) in cui parla della chiamata alla Santità nel mondo contemporaneo attraverso il dono e la pratica della carità nella vita quotidiana. Chi sono i santi? I santi sono coloro che sanno gioire ed esultare dell’amore che donno al prossimo, ed ognuno di noi può essere santo attraverso il dono.

La vera ricchezza è quella che si condivide col prossimo attraverso le opere di bene e carità e, chi pratica l’amore caritatevole, nella vita di tutti i giorni, gode e gioisce perché percepisce la propria vita riempirsi di senso.