Nello scandalo del collier, la regina Maria Antonietta fu letteralmente calunniata di aver acquistato una costosissima collana di diamanti, composta da 575 gemme, del valore di un milione e seicentomila lire. Ai gioiellieri Bohemer e Bassange, la regina aveva risposto “abbiamo più bisogno di navi, che di gioielli” e lo stesso Bohemer fu costretto a un periodo di prigionia nella Bastiglia, per scontare i grossi debiti cui era andato incontro per fabbricare il preziosissimo gioiello.

Poi, una donna, sotto il nome di contessa Jeanne Valois de la Motte, sostenne davanti a Bohemer che sarebbe riuscita a convincere la regina a cambiare idea sul gioiello.

La donna, che in realtà aveva vissuto sino allora di espedienti, era entrata nelle grazie del cardinale di Rohan, e da lui agghindata con le stoffe più alla moda del momento, poteva così permettersi di frequentare le corti e prendere parte ai loro intrighi.

Da sette anni, però, Rohan era caduto in disgrazia presso Maria Antonietta, per inopportune dichiarazioni contro Maria Teresa d’Austria, madre della regina di Francia. Lo stile lussurioso dell’ecclesiastico, infatti, strideva con quello morigerato dell’imperatrice d’Austria. La lettera infamante contro Maria Teresa era stata intercettata da Maria Antonietta ed aveva causato la caduta del cardinale.

A Jeanne de la Motte, Rohan aveva affidato la delicata missione di riabilitarlo presso la corte di Maria Antonietta.

La de la Motte finse così un carteggio tra la regina e il cardinale, ingannandolo ed organizzò un incontro segreto in cui la presunta Maria Antonietta avrebbe permesso a Rohan di baciarle l’orlo dell’abito, per chiederle perdono.

La gioia di Rohan era alle stelle e il cardinale era pronto a permettere ogni cosa alla contessa, che gli aveva permesso una riconciliazione con la regina.

Era l 1785, quando Cagliostro si recò a Parigi: qui rivide Rohan, che conosceva. L’avventuriero cercò di mettere in guardia il cardinale dal comportamento subdolo di Jeanne de la Motte, ma Rohan non volle sentire ragioni.

Jeanne ingaggiò una giovane prostituta, Nicole d’Oliva, bella come la regina, dal volto coperto da un velo che, di notte, scese nel giardino di Versailles, porgendo una rosa al cardinale di Rohan, inginocchiato. L’uomo credette così di riconoscere nella giovane la regina Maria Antonietta, che gli accordava perdono.

Ormai con le spalle coperte, Jeanne de la Motte fece credere al cardinale Rohan che la regina volesse comprare la famosa collana, ma che non avesse abbastanza soldi e che, quindi, volesse nel cardinale una persona di fiducia, che le garantisse una rateizzazione del pagamento.

Lusingato dalla falsa richiesta, Rohan anticipò la somma della collana. I gioiellieri, confidando nelle credenziali del cardinale, accettarono la vendita del gioiello in quattro rate da quattrocentomila lire ciascuna.

Rohan convocò Cagliostro, chiedendogli di convocare gli spiriti per conoscere l’esito dell’affare. E Cagliostro scoprì – non sappiamo che grazie agli spiriti o alla sua intelligenza – che l’affare era una vera e propria truffa.

Rohan non l’ascoltò, comprò la collana e la consegnò delle mani di Jeanne de la Motte, la quale sostenne di darla alla regina.

La collana fu subito smontata e ogni gemma venduta in ogni angolo d’Europa.

Quando i gioiellieri iniziarono a lamentare il tardivo pagamento della prima rata e una dama della regina ne venne a conoscenza, Maria Antonietta scoprì tutta la truffa inscenata alle sue spalle.

Adirata con Rohan, la regina non ne accettò il risarcimento e, anzi, lo fece rinchiudere nella Bastiglia.

La contessa de la Motte fu arrestata, ma prima di essere imprigionata, gettò una calunnia sull’unico uomo che non era riuscita ad incastrare: Cagliostro.

Cagliostro fu indicato come l’unico artefice della truffa, che aveva agito per avidità di denaro e manie di grandezza.

Poiché il conte di Balsamo riceveva sussidi dai Massoni del rito egiziano e dal seguace svizzero Sarrasin, era effettivamente facoltoso e fu così arrestato e chiuso nella Bastiglia. Anche la moglie di cagliostro, Serafina, fu imprigionata con l’accusa di essere l’amante del cardinale di Rohan.

Serafina venne scarcerata dopo pochi giorni, Cagliostro, invece, dovette rispondere, davanti ai giudici, alle accuse della de la Motte.

La donna, alla fine, fu ritenuta colpevole, condannata alla fustigazione, alla bollatura col fuoco e all’ergastolo.

Eppure, la donna riuscì a scappare a Londra, dove pubblicò le sue Mémoire, nelle quali si dichiarava innocente. Morì in seguito, nel 1791, gettandosi dalla finestra per sfuggire agli ufficiali giudiziari, che volevano riscuoterle debiti, nel frattempo accumulati.

Cagliostro fu scarcerato, ma i sovrani di Francia, ancora sospettosi, gli intimarono di lasciare Parigi entro otto giorni: l’avventuriero, con la moglie al seguito, partì allora per l’Inghilterra.

La partenza di Cagliostro e Serafina, molto amati dal popolo, che li riteneva ingiustamente incarcerati, non giovò alla monarchia Francese. Anzi, la regina fu calunniata dall’opinione pubblica, che si convinse che, in odio al cardinale di Rohan, ella avrebbe potuto sperperare un milione e seicentomila lire, pur di vendicarsi di lui.

La Rivoluzione Francese era alle porte.

Il cardinale di Rohan

  • Jeanne de La Motte
  • Cagliostro