Oggi, come si può vedere in quest’immagine del calendario liturgico, è l’ultima domenica del tempo di natale e si celebra il Battesimo del Signore. Quindi nel Vangelo di Luca di oggi si parla di come Giovanni battista abbia battezzato Gesù con lo Spirito Santo e il fuoco, disceso su di lui in forma di colomba. E, nella prima lettura, si riflette del ruolo di noi battezzati nella politica e nella società: grazie a questo sacramento, che ci ha riempito di Spirito Santo, possiamo divenire guide per gli altri, durante l’attraversata del deserto.

Le letture di oggi ci richiamano con forza alla nostra vocazione battesimale e al ruolo che noi, popolo di Dio, siamo chiamati a svolgere nella società e nella storia. Il profeta Isaia, nella prima lettura, ci invita a essere strumenti di consolazione per il mondo: «Consolate, consolate il mio popolo». Queste parole non sono solo un’esortazione, ma un mandato per ogni battezzato. Consolare significa essere presenza viva di Dio tra le persone, portando speranza dove ci sono deserto e desolazione.
Isaia ci dipinge un’immagine potente: la preparazione di una via nel deserto per il Signore. Una strada dove ogni valle è colmata e ogni monte abbassato. Questo gesto simbolico ci parla del nostro compito di abbattere le barriere, rimuovere le divisioni, e costruire una società più giusta e fraterna. Come battezzati, siamo chiamati a essere strumenti di riconciliazione e di pace, preparando il cuore degli uomini all’incontro con Dio.

Nella seconda lettura, san Paolo ci ricorda che tutto questo è possibile solo grazie alla grazia di Dio, che si è manifestata in Gesù Cristo. Questa grazia non ci salva per i nostri meriti, ma per la sua infinita misericordia. Ecco allora il senso profondo del battesimo: siamo stati rigenerati nello Spirito Santo e chiamati a diventare un popolo puro, pieno di zelo per le opere buone. Essere battezzati non è solo un fatto personale, ma un mandato missionario. Siamo chiamati a diffondere il bene, a vivere con sobrietà, giustizia e pietà, come testimoni della grazia di Dio in un mondo spesso smarrito e vittima dei vizi della post-modernità.
Il Vangelo di oggi ci mostra l’immagine del Signore che viene come un pastore, che porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri. È una visione di cura e di amore che parla della missione della Chiesa e di ogni battezzato. Noi siamo chiamati a imitare questo pastore: non con la forza del potere umano, ma con la forza dell’amore, che sa chinarsi sui più deboli, prendersi cura degli emarginati, e farsi prossimo di chi è nel bisogno.

Ma come possiamo vivere concretamente questa vocazione nella società di oggi?
Innanzitutto, siamo chiamati a essere testimoni di speranza, gioia ed amore. In un mondo spesso dominato dal pessimismo e dalla divisione, i battezzati devono essere portatori di una speranza che non delude, quella che nasce dalla fede in Cristo. Non basta lamentarsi del male che vediamo; siamo chiamati ad agire, ad abbattere le montagne dell’ingiustizia e a colmare le valli dell’indifferenza per mezzo di un amore incondizionato.
Il nostro battesimo non è un privilegio da custodire gelosamente, ma una missione da vivere con coraggio e portare nel mondo. Siamo il popolo che Dio ha scelto per guidare i popoli verso la sua luce, un popolo chiamato a essere consolazione per gli afflitti e speranza per i disperati.
Concludiamo, dunque, con le parole del profeta: «Ecco il Signore Dio viene con potenza». Questa potenza è l’amore, un amore che ci trasforma e ci rende strumenti della sua presenza nel mondo. Oggi chiediamo al Signore di rinnovare in noi il dono del battesimo e di renderci luce per guidare i popoli verso di Lui.
