di Fabio Traverso

SI contano innumerevoli futurologhi che hanno vaticinato o previsto la “fine dell’occidente”, quantomeno da Spengler ad oggi, molti meno quanti hanno invece previsto la dissoluzione dell’Unione Sovietica, tra questi un posto d’onore spetta alla storica francese Helene Carrere d’Encausse, autrice nel 1978 di un ingiustamente dimenticato saggio “L’empire eclatè ” (tradotto due anni dopo in italiano con il titolo, forse più icastico “l’esplosione di un impero”) , con cui si prevede la crescente difficoltà con cui l’URSS si troverà a fare i conti con la propria natura di stato multietnico e multireligioso, specialmente per quanto riguarda l’espansione demografica e politica della propria componente musulmana che la D’Encausse ha previsto assumesse caratteri vieppiù intolleranti ed aggressivi .

In effetti l’effettiva “esplosione” dell’impero sovietico, occorsa nel 1991 , ha mutilato l’ex URSS di significative repubbliche divenute autonome, senza tuttavia far venir meno il suo carattere multietnico, carattere che non è sempre colto nella sua giusta prospettiva in Europa occidentale: in Russia convivono decine di religioni di cui quella musulmana rappresenta la seconda in ordine di diffusione con oltre nove milioni di fedeli .

Gli eventi del primo ventennio del xxi secolo hanno in gran parte dato ragione alla storica francese quando la crescente tensione tra la nuova Russia di Putin e le sue componenti islamiche più integraliste hanno condotto a una serie di conflitti, tradizionali ed asimmetrici , al suo interno e al suo esterno (guerra con la Cecenia, contrasto al terrorismo interno, interventi in Siria a tutela di Assad e dei cristiani siriani) ; probabilmente è a questa Russia a cui fece riferimento l’attuale leader italiana Giorgia Meloni affermando nella sua autobiografia che “la Russia difende la civiltà cristiana “ affermazioni che le vennero rimproverate alla scoppio del conflitto russo -ucraino.

Ma il carattere multietnico e multireligioso della Russia rappresenta  effettivamente un limite e un potenziale fattore di instabilità , come riteneva la Carrere d’Encausse, o piuttosto un fattore di forza e vitalità?

Alexandr Dugin, supposto “Ideologo di Putin” rappresenta un fautore di questa seconda linea di pensiero : etichettato dai male informati come “nazionalista” o “ultranazionalista” la sua “quarta teoria politica” rappresenta al contrario una radicale critica del nazionalismo ottocentesco, sulla scorta anche di talune considerazioni dell’italiano Julius Evola.

Per Dugin l’ideale a cui tendere è quello dell’Impero , in cui convivono armoniosamente diverse etnie, lingue e religioni .

Al netto di ogni politicamente corretto la storia dimostra che in ogni contesto multietnico le varie componenti hanno la tendenza a cercare di sopraffarsi reciprocamente e non di convivere pacificamente, la Russia potrà rappresentare un’eccezione?

Solo il tempo potrà rispondere a questa domanda , ma chi scrive non nasconde il suo pessimismo.