Rina Ceppi-Bettosini

Presidente di AIAP-Ticino (Alleanza per un’Infanzia e Adolescenza Protetta)

First appeared: Rivista di ProVita&Famiglia, edizione ottobre 2024, pp 31-34

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Ginevra, Svizzera, un incubo iniziato in piena pandemia. Draconiane misure sanitarie anticovid-19, distanziamenti e confinamenti sociali: pesano come un macigno sui bambini, sugli adolescenti in particolare. Soli, rinchiusi nelle loro camere, per ore e ore con la testa nei social, confusi. In tale contesto, una ragazzina di 13 anni comunica ai genitori che lei, in realtà, è un maschio e vuole fare la transizione di genere. I genitori non accettano questa prospettiva e cercano di aiutare la figlia in difficoltà offrendole un accompagnamento psicologico. Rifiutano la somministrazione di farmaci bloccanti la pubertà e non vogliono che la figlia effettui la così detta “transizione sociale”, che consiste nel farsi chiamare con nome e pronome maschili a scuola. La ragazzina scappa nella struttura LGBT Le Refuge – sovvenzionata da denaro pubblico – che difende i diritti transgender. Ai genitori viene tolta l’autorità parentale. La figlia, nel frattempo sedicenne, viene incoraggiata a continuare il percorso di transizione. I genitori, angosciati e preoccupati per l’incolumità minacciata della figlia, sono impegnati in una causa legale, assistiti da avvocati di Alliance Defending Freedom International (ADF).

Un caso tutt’altro che isolato, purtroppo. Anzi! I genitori che si appellano al primato educativo come un loro diritto nonché dovere naturale, si trovano sempre più confrontati con una rete di scuole, strutture mediche e autorità che interferiscono pesantemente nei rapporti famigliari per “proteggere” i bambini dai genitori che non riconoscono i nuovi diritti – sessuali – dell’infanzia!

Come si è arrivati a tutto questo? Il primato educativo dei genitori basato sul principio di sussidiarietà è sancito nell’Art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU) nonché nell’Art. 13 del Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, concluso a New York il 16 dicembre 1966 e approvato dal legislativo federale svizzero il 13 dicembre 1991.

Ora, il diritto – e il dovere –  naturale dei genitori di occuparsi dell’educazione dei propri figli è sotto attacco proprio a causa dei così detti nuovi diritti sessuali dei bambini.

Diamo uno sguardo all’educazione sessuale promossa dall’OMS: è altamente problematica, poiché non si limita più alla realtà oggettiva della biologia umana ma veicola un insieme di valori in netto contrasto con l’orientamento valoriale tuttora condiviso globalmente da una larga maggioranza di famiglie. Dalle originarie nozioni relative all’anatomia e alla fisiologia del corpo umano, con particolare attenzione agli organi riproduttivi, al concepimento e all’igiene, impartite negli anni Ottanta, si è passati gradualmente all’insegnamento di nuovi concetti come “orientamento sessuale e identità di genere”, seguiti da neologismi quali omofobia, transfobia, discorso d’odio e tanti altri. La pressione ideologica della neolingua è fortissima: ora si vogliono eliminare perfino le parole mamma e papà, mentre in ambito sanitario si sono fatti largo i termini “persona incinta” e “persona che mestrua”!

In passato le nozioni concernenti la sfera sessuale rientravano nella materia di Scienze. Col progressivo affermarsi dei nuovi diritti umani-sessuali, supportati dalle teorie di genere prodotte dalle università di quasi tutto il mondo, l’educazione sessuale originaria è diventata un vero e proprio strumento di ingegneria sociale, pervasiva e trasversale a tutte le materie. Con il pretesto del rispetto delle diversità, della prevenzione degli abusi e dei suicidi attribuiti alla discriminazione, si espongono i bambini fin dalla più tenera età a concetti che non hanno nessun riscontro scientifico e che sono fonte di grande confusione e traumi spesso irreversibili, come attestano psicologi e pedopsichiatri di fama internazionale.[1] I manuali didattici di pedagogia della diversità sessuale non danno alcuna importanza alla famiglia e al primato educativo dei genitori. Anzi, gli Standard OMS per l’Educazione Sessuale in Europa dicono testualmente: «Negli ultimi decenni, la tendenza prevalente, per l’Europa nel suo complesso, è stata quella di rendere l’educazione sessuale obbligatoria senza opzioni che permettessero ai genitori, in caso di severe obiezioni ai contenuti curriculari, di ritirare i propri figli dalle lezioni». La versione tedesca a p.15 è decisamente più esplicita: «Non esistono eccezioni per genitori che volessero dispensare i loro figli dalle lezioni (di educazione sessuale, ndA), qualora non ne approvassero i contenuti.»[2]

Ma i figli non appartengono alla scuola! Da sempre sostengo che in fatto di educazione né lo Stato né tantomeno l’OMS o le potenti lobby LGBTQIA+ debbano permettersi di imporre a noi genitori e a tutta la società le loro utopie. Perché di utopie si tratta! Illuminante a questo proposito la conferenza del prof. Dr. Daniel Wachter[3], che illustra le radici marxiste e neomarxiste del pensiero alla base degli Standard emanati dall’OMS. Un esempio fra i tanti: György Lukacs (1885-1971), ungherese, marxista dichiarato. Quest’ultimo si iscrive al Partito Comunista Ungherese e nel 1919 partecipa al governo in qualità di Commissario all’istruzione del Regime durante la Repubblica Sovietica guidata da Béla Kun. Nel breve periodo in cui resta in carica, Lukacs instaura un programma di educazione sessuale radicale che promuove un comportamento sessuale sfrenato con lo scopo di scardinare la morale sessuale cattolica in Ungheria. I figli si ribellino contro l’autorità dei genitori e le mogli si emancipino dal giogo dei mariti! Una rivoluzione sessuale come arma per distruggere la cultura patriarcale e spianare così la strada alla rivoluzione marxista. Un pensiero che ritroviamo in Aleksandra Kollontaj, la prima donna a far parte del Soviet di Pietrogrado, in Wilhelm Reich, M. Hirschfeld, Th. W. Adorno e nella nota Scuola di Francoforte capeggiata da Herbert Marcuse. La lista degli ideologi della deregolamentazione sessuale di stampo neomarxista è lunghissima.[4]

La vecchia utopia non è cambiata. Sono cambiati i mezzi ma l’obiettivo è sempre quello: la distruzione della famiglia naturale, considerata un odioso ostacolo alla realizzazione di un sistema totalitario ammantato da paladino dell’inclusione, della tolleranza e del rispetto per le diversità.

I nuovi diritti sessuali servono proprio a questo: polverizzare il primato educativo dei genitori e il principio di sussidiarietà permettendo allo Stato di incunearsi con prepotenza fra figli e genitori. Le parole pronunciate pubblicamente nel 2020 dall’allora ministro dell’istruzione spagnolo Isabel Celàa sono inequivocabili: «Non possiamo in nessun modo pensare che i figli appartengano ai genitori».[5] Secondo lei appartengono allo Stato! Esattamente come sostengono da sempre i regimi totalitari.

Hanno dunque torto i genitori ginevrini a voler proteggere la loro figlia adolescente da pericolose operazioni mutilanti irreversibili, di cui potrebbe in seguito pentirsi?

La nota dottoressa Hilary Cass, nel suo studio sulla transizione di genere afferma che non abbiamo nessuna affidabile evidenza scientifica sul lungo termine che dimostri la validità degli interventi volti a gestire la disforia di genere tramite i bloccanti della pubertà e la transizione verso il sesso opposto.[6] Non si giustifica quindi la pressante promozione ideologica della transizione di genere sui minori da parte dell’OMS e dei discutibili programmi di educazione sessuale dispensati globalmente nelle scuole di ogni ordine e grado. Dovrebbe inoltre far riflettere la chiusura della clinica di Tavistock, tristemente famosa per le sue numerose transizioni chirurgiche effettuate sui minori. Lo scandalo dei WPATH files[7], che ha portato alla luce il profitto miliardario e senza scrupoli etici di chi gestisce globalmente gli ambienti coinvolti nella transizione di genere, dovrebbe innescare una decisa inversione di rotta nell’opinione pubblica!

In un’intervista rilasciata al prestigioso quotidiano Neue Zürcher Zeitung il 18 luglio scorso, il celebre professore canadese di psicologia clinica Jordan B. Peterson si sofferma sulle conseguenze fatali della transizione di genere praticata sui minori e dichiara senza mezzi termini che chiunque la promuova si merita la prigione a vita. Secondo Peterson, chi sostiene le politiche a favore del cambiamento di sesso nei bambini commette un crimine contro l’umanità. Fa notare che i minori che si sottopongono alla transizione ormonale e chirurgica hanno un tasso di rischio di suicidio 12 volte superiore alla media.[8]

In una recente conversazione tra Jordan B. Peterson ed Elon Musk, il primo definisce la transizione di genere sui bambini come la peggiore pratica medica e psicologica che lui abbia mai visto e studiato! Elon Musk, visibilmente scosso dall’argomento in quanto ha “perso” un figlio a causa della “terapia affermativa di genere” – che lui considera un terribile e diabolico eufemismo – racconta come sia stato ingannato dagli esperti: durante il complicato e confuso periodo del covid gli hanno fatto credere che il figlio adolescente in crisi di identità sarebbe stato a rischio di suicidio se non avesse potuto transitare da maschio a femmina. Ciò che non gli hanno detto è che i bloccanti della pubertà sono in realtà farmaci sterilizzanti. Elon Musk è determinato a combattere attivamente questa follia. Per cominciare ha trasferito le sue imprese dalla California al Texas per protestare contro la legge approvata dallo Stato californiano che autorizza la transizione di genere sociale, farmacologica e chirurgica dei minori anche senza il consenso dei genitori.[9] Un’illustre vittima dell’ennesima legge promossa da correnti progressiste che pretendono di proteggere i così detti diritti sessuali dei minori contro l’ingerenza di genitori, rei di essere omofobi, transfobici e via dicendo.

Prendo in prestito il pensiero dell’intrepida pubblicista e attivista per il primato educativo dei genitori Birgit Kelle, che riassume la questione in poche righe: I verdi e le sinistre progressiste vogliono ancorare i diritti dei minori (quelli sessuali in particolare) nella Costituzione, elevare lo Stato ad avvocato dei bambini (contro i genitori) e trasferire la sovranità educativa allo Stato sottraendola ai genitori per «difendere il bene superiore del bambino» … indottrinamento (sessuale) statale anche contro la volontà dei genitori …  un programma dall’antico sapore marxista – socialista, elaborato in modo strategico e brillante sull’arco di molti anni.[10]

Appunto! E questo programma va contrastato. La famiglia naturale, composta da un padre, da una madre e dai figli, il principio di sussidiarietà e il primato educativo dei genitori non si toccano, vanno rimessi al centro dell’attenzione pubblica e promossi!

Un’alternativa (con)vincente? Non c’è.

First appeared: Rivista di ProVita&Famiglia, edizione ottobre 2024, pp 31-34


[1] Si legga ad esempio: Ariane Bilheran, L’imposture des droits sexuels. Ou la loi du pédophile au service du totalitarisme mondial, ISBN-13: 9781520919560, 2017.

[2] Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e BZgA, Standard per l’Educazione Sessuale in Europa, p.14

[3]Prof. DDr. Daniel von Wachter: «Der Sexualunterricht für Kinder fußt im marxistischen Sozialismus, https://youtu.be/IgzgNVKjbu4?si=PaGB7ZfmRcqNS-Lc

[4] Per approfondire: Gabriele Kuby, La rivoluzione sessuale globale. Distruzione della libertà nel nome della libertà, Ed. Sugarco, Milano 2017

[5] Vedi ad esempio: https://www.tempi.it/spagna-governo-socialisti-podemos-educazione-pin-parental-gender-vox/

[6] https:// www.bbc.com/news/health-68863594

[7] Leggi ad esempio: https://environmentalprogress.org/big-news/wpath-files

[8] Neue Zürcher Zeitung, giovedì 18.07.2024, p. 32

[9] https://www.dailywire.com/show/the-jordan-b-peterson-podcast, 22.07.2024, Live Dr. Peterson and Elon Musk; ascolta a partire da 2:00:00.

[10] Leggi: https://www.focus.de/politik/experten/bkelle/gastbeitrag-von-birgit-kelle-kinderrechte-in-verfassung-mit-vorstoss-stellen-gruene-eltern-unter-generalverdacht_id_10796246.html