Con la celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco oggi 9 febbraio, alle 10.30 in piazza San Pietro, si concluderà il Giubileo delle Forze Armate, di polizia e di sicurezza, che ha preso il via oggi, con il pellegrinaggio alla Porta Santa della basilica Vaticana. Circa trentamila gli iscritti a questo secondo grande evento dell’Anno Santo 2025, in rappresentanza di oltre cento diversi Paesi del mondo

Oggi il Vangelo ci invita a riflettere sulla chiamata di Gesù: “Seguimi” (Lc 5,27). Questa parola, pronunciata duemila anni fa, continua a risuonare nei cuori di chi è disposto a lasciare tutto per camminare con Cristo. Seguire Gesù non è un’impresa facile. Richiede coraggio, sacrificio e un amore che va oltre il nostro interesse personale. Nel Vangelo di Oggi Gesù ordina ai suoi discepoli di alire sulla barca, prendere il lagoe gettare le reti e poi, miracolosamente, queste reti di riempiono di pesci. In modo analogo chi decide di seguire la vocazione cristiana, salendo sulla barca della fede, può affidarsi alla Volontà del signore e poi meravigliarsi scoprendo quando possa essere abbondante e bello operare in suo nome.
C’è chi risponde a questa vocazione nella vita sacerdotale, chi nella vita familiare, chi dedicandosi ai più poveri e bisognosi. Ma c’è anche chi sceglie di vivere il Vangelo servendo la società, impegnandosi per la sicurezza e la giustizia. Siamo tutti tenuti a diventare pescatori di uomini, promuovendo la conversione dei cuori e soprattutto chi indossa una divisa e lavora per la giustizia e la sicurezza può mostrarsi esempio di carità e virtù in un contesto spesso impegnativo, stressante e turbolento.
Papa Francesco, nel suo discorso per il Giubileo delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine, ha ricordato che chi si dedica alla protezione dei cittadini svolge una missione che non è solo lavorativa, ma profondamente etica e morale. Ha detto che “il vostro servizio quotidiano richiede di unire fermezza e mitezza, autorevolezza e spirito di servizio, potere e umiltà.” In queste parole vediamo riflessa la figura di Cristo, il Buon Pastore che veglia sul suo gregge con fermezza e amore.

Chi opera nelle forze dell’ordine non è solo un garante della legge, ma un promotore della pace. Chi sceglie questa strada come vocazione cristiana è chiamato a non farsi prendere dal desiderio di dominio, ma ad essere un segno di giustizia e di misericordia, anche nei contesti più difficili.
Gesù stesso ha detto: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). È un grande onore, ma anche una grande responsabilità. Essere agenti di sicurezza significa proteggere i più deboli, difendere chi non ha voce, combattere il male senza lasciarsi corrompere dal potere o dalla violenza.
A chi sente questa chiamata, per chi desidera seguire il Vangelo anche attraverso il servizio nella polizia e nelle forze armate, è fondamentale ricordare che ogni gesto di giustizia è un atto di amore, ogni protezione offerta è una risposta concreta alla volontà di Dio. Il mondo ha bisogno di uomini e donne che, con il cuore rivolto a Cristo, servano con rettitudine e dedizione.
Preghiamo affinché il Signore sostenga coloro che scelgono di servire la comunità con responsabilità e compassione, perché possano essere strumenti di pace e di sicurezza per tutti.
di Liliane Tami