di Indro d’Orlando
Quali sono le necessità dei tempi presenti se non i valori che permettono e garantiscono una vita umana dignitosa che non dipenda soltanto dai fattori economici?
Le prove per dimostrare che lo sviluppo economico dipenda dallo sviluppo culturale sono storicamente tante; inoltre, non vi sono dubbi possibili sulle prove storiche che dimostrano quanto il declino economico sia sempre in diretta relazione con il degrado culturale di una nazione o di un’intera civiltà.
Quale politica, se non quella dei ‘valori’ possa fornire un paradigma in grado di dare e ridare alla gente una dignità che tutti i progressi economici e tecnologici non hanno dato o garantito?
Per una politica dei valori è necessariamente una politica con delle radici, una politica in diretta relazione con una Tradizione.
Qualcuno osserverà che il paradigma non è nuovo. Il paradigma dei valori della tradizione non è certamente nuovo, se lo fosse non si potrebbe parlare di valori e di tradizione, non s’inventano a tavolino, sono il frutto di una maturazione plurisecolare.

Quindi il paradigma non è nuovo, ma nuovo deve essere il suo modo di attuarlo. Che sia possibile innovare all’interno di una Tradizione? Certamente. Ma c’è una condizione, una legge: la legge della continuità.
L’antico Occidente ha vissuto tante e troppe rotture di continuità nell’epoca moderna e post-moderna. Si tratta di un argomento importantissimo che di certo non richiede una minima spiegazione per chi ha una minima cultura storica. Nondimeno l’argomento è fondamentale per comprendere il declino attuale dell’Occidente.
Quale declino? Il declino delle persone che si manifesta concretamente come malessere dilagante. In Europa l’uso delle droghe come la cocaina è sempre più diffuso ed intenso, la sofferenza psicologica è un male che colpisce sempre più, nella fattispecie i giovani che la manifestano non solo come disagio psico-sociale ma anche nella violenza, nella totale dipendenza dai social network, nell’uso pervertito dei mezzi tecnologici e quant’altro.
Questo declino delle persone è proporzionale alla graduale e fatale perdita di valori orientanti che danno ad una cultura, una nazione, una società i contenuti in grado di dare un senso all’individuo, alla famiglia, al lavoro, alla collettività, insomma alla vita. Senza valori orientanti, l’umano si perde.
Questi valori non s’inventano come se fossero qualcosa che si possa creare in laboratorio.
I valori richiedono secoli, a volte millenni per farsi e sono il risultato di un lungo processo non casuale che trova i motivi originari in contenuti potenti che rappresentano veri e propri archetipi culturali irriducibili, insostituibili, la cui forza è comprovata dalla storia.
Un esempio emblematico ci è dato dalla storia svizzera. La Svizzera di oggi vive ancora di archetipi culturali le cui antiche radici medievali e cristiane sono a loro volta l’espressione di motivi ancora più antichi.
La Svizzera tradizionale fu per secoli la pietra miliare dell’intera cattedrale socio-politica svizzera, di cui i grandi partiti tradizionali furono l’espressione e la continuazione preservando e coltivando valori che non possono essere perduti senza incombere nell’inevitabile decadenza.

Una politica dei valori come attualizzazione di una Tradizione permette anzi tutto di mettere il bene economico a favore della dignità umana senza la quale i concetti medesimi di valore e di tradizione perdono il proprio senso: valori e tradizioni che degradano l’umano perdono il proprio ruolo orientante in senso positivo.
Detto ciò è importante comprendere che la dignità umana va intesa come una conquista culturale, mai posseduta per sempre, e non come un fatto naturale.
In natura il concetto di dignità non esiste. Il concetto di dignità implica dunque una necessaria “cultura della dignità” che non può essere in balia dei capricci personali di coloro che costituiscono una comunità politica.
Valga come contro esempio l’attuale situazione politica americana.
L’America del rieletto Presidente Trump sta rivelando al mondo la politica fallimentare della propria cultura in cui il concetto di dignità umana, nonostante la notevole Costituzione degli Stati Uniti d’America, è stato così relativizzato che oggi giorno nelle grandi città degli USA, nelle scuole statali, alla televisione, nelle decisioni politiche interne ed internazionali, persino nello studio ovale della Casa Bianca, vediamo dimostrazioni di violenza, di decadenza etica e di degrado comportamentale. Tutte cose oggettive che chiunque può sentire e vedere sul Web seduto comodamente a casa propria.
Che questa cultura americana del degrado diffuso abbia contaminato il continente europeo è un dato di fatto. Ora che l’America di Trump voglia prendere le distanze dall’Europa può rappresentare per l’antico Occidente – l’Europa intesa nella sua dimensione culturale tradizionale – una grande occasione storica che non dobbiamo perdere.
Con la fine dell’ordine internazionale incentrato sulla potenza statunitense stiamo assistendo alla fine di ogni autorità mondiale. Ora l’Europa come entità culturale deve recuperare se stessa, recuperando le proprie radici, ovvero i valori forti che fecero di essa la punta di diamante della civiltà umana tra Il XV ed il XIX sec.
E ciò potrà avvenire solo se ogni nazione del continente europeo lo farà anzi tutto per se stessa: ritrovare i motivi potenti che fecero di ogni nazione una nazione di valore perché fondata su valori reali e non effimeri.
L’Unione europea ha mezzo miliardo di abitanti ed un prodotto interno lordo paragonabile a quello degli Stati Uniti. Perciò ha tutto il necessario per essere autonoma e rispettata, dato che gli eserciti europei sono tuttora tra quelli meglio equipaggiati, più esperti ed avanzati del mondo.
Il disfacimento della politica americana non può diventare il disfacimento dell’Occidente e l’antico Occidente europeo ha tutti i mezzi per volere e contrastare questa decadenza.
All’interno del continente europeo, la Svizzera sta come un cuore di civiltà occidentale cristiana e come un occhio attento ed intelligente che osserva. E lo fa da sempre. Ed è importante che i cittadini ricordino la propria storia, la propria tradizione, i propri valori. Sono i motivi delle loro origini, senza i quali la Svizzera non sarebbe la grande espressione di civiltà umana che ha sempre dimostrato di essere attraverso i secoli.
La politica dei valori in Svizzera è dunque sempre esistita e non va abbandonata. I partiti tradizionali la rappresentano e la portano avanti, la difendono, consapevoli che senza radici, senza una terra, nulla cresce, che i valori non s’inventano e che nulla arriva dal nulla.
In questo contesto storico, la Svizzera può rappresentare un esempio, un faro per l’Europa, pur mantenendo la propria autonomia, libera e forte. Ed è un bene che lo sia perché lo è sempre stata, è il suo ruolo nella Tradizione della politica europea.
Con questo esempio di libertà, autonomia e cultura della civiltà umana la politica dei valori in Svizzera ha dimostrato il potere effettivo ed irriducibile di questo paradigma politico a favore della dignità umana.
Teniamolo dunque vivo e presente questo paradigma politico ricordandone i motivi potenti ed originari che fecero della Svizzera ciò che è stata e diventata, un ricordo attivo per un agire politico costante soprattutto in un momento in cui gli equilibri del mondo vacillano, cambiano ed insorgono sulla scena politica nuovi attori – l’America di Trump, la nuova Unione Europea ed il Partito Popolare Islamico Svizzero – con cui il dialogo politico e culturale sarà necessario e decisivo.
