Tudor Petcu

In questo periodo, tutti noi, a prescindere dalla confessione o dalla religione, abbiamo assistito a un evento estremamente doloroso: la partenza di Papa Francesco da noi.

Si potrebbe dire che questo Sommo Pontefice dal sorriso profumato faccia parte di un’era di riforma della Chiesa cattolica iniziata nel 1962 con il Concilio Vaticano II, voluto da Papa Giovanni XIII.

Un’epoca fatta in modo tale che la Chiesa scendesse nel mondo per elevarlo fino al cielo, e di ciò troviamo una prova significativa nel carisma teologico di Papa Giovanni Paolo II, nell’intuizionismo fenomenologico di Papa Benedetto XVI e in quella che il pontificato di Papa Francesco potrebbe essere definita “teologia della gioia e della semplicità”.

In effetti, l’approccio basato sull’umiltà e sulla modestia integrale, adottato dal primo Papa gesuita, ci ha fatto comprendere che la Chiesa stessa può umanizzarsi solo se comprende le vibrazioni sociali e i paradigmi morali con cui l’uomo comune deve rapportarsi in tutti gli aspetti della sua vita quotidiana.

La domanda che si pone ora, in seguito a quanto appena accennato, è la seguente: esiste una continuità dell’era delle riforme oppure il nuovo Conclave avrà l’obbligo di far pendere la bilancia verso un ritorno ai valori del conservatorismo, tenendo conto del vuoto del neolibertarismo postmoderno?

La Chiesa non è mai stata indifferente all’ambiguità fatalistica dell’umanesimo ateo, e non si possono dimenticare voci rappresentative come Henri de Lubac, Olivier de Bérranger, John Henry Newman o Carlo Maria Martini, per i quali il pragmatismo contemporaneo significava di fatto l’appassimento della saggezza.

Tuttavia, una certa via di progressismo è stata assunta dalla Chiesa, soprattutto con il pontificato di Papa Francesco, ma una domanda veramente oggettiva mi sembra essere la seguente: è possibile che il futuro Papa possa rappresentare un’espressione audace di progressismo conservatore? Se è così, come si può arrivare a una tale dimensione socio-teologica, considerando l’evidente contrasto tra i due termini?

Il fatto è che tutta l’attenzione mediatica e sociale a livello mondiale è rivolta al nuovo Conclave, le opzioni sono innumerevoli, tra tradizione e modernità, ma ciò che è più importante di tutto è perpetuare la cultura della speranza in relazione diretta con i segni dei tempi attuali, indipendentemente da chi sarà il successore sulla Cattedra di Pietro.