Leone Magno: difensore della Chiesa e dell’Impero

Nell’epoca di crisi e disgregazione dell’Impero Romano d’Occidente una grande figura si erge a difesa della verità e della civiltà: san Leone Magno († 461), Papa e Dottore della Chiesa. Celebre per il suo coraggio e la sua dottrina, Leone è passato alla storia per due azioni straordinarie: aver affrontato Attila, re degli Unni, e aver combattuto le eresie attraverso il celebre Tomo a Flaviano, durante al Concilio di Calcedonia. ( Contro all’eresia monofisista di Eutiche)

Nel 452, Leone si recò personalmente a incontrare Attila nella pianura del Mincio, fermandone miracolosamente l’avanzata verso Roma. Pur senza armi, con la sola autorità morale e spirituale del suo ufficio, Leone convinse il “flagello di Dio” a ritirarsi. Quel gesto non fu solo una difesa fisica della città eterna, ma anche un atto simbolico: la Chiesa che protegge l’umanità dalla barbarie.

Ma Leone non fu solo un diplomatico. Il suo magistero teologico è stato fondamentale. Il Tomo a Flaviano, indirizzato al patriarca di Costantinopoli, è uno dei testi più importanti della cristologia. Vi si afferma con chiarezza che Cristo è una sola persona in due nature, divina e umana, contro le derive monofisite che minacciavano l’unità della fede. Questo documento fu accolto con gioia dal Concilio di Calcedonia (451), i cui padri proclamarono: «Pietro ha parlato per bocca di Leone!».

I barbari avanzano ancora: serve una nuova fermezza

Oggi, come allora, la Chiesa si trova minacciata da nuovi barbari, esterni e interni. Le ideologie nichiliste, la banalizzazione della fede, le divisioni dottrinali e morali: sono i “nuovi Unni” che assediano la città interiore dell’uomo. E anche oggi, servono testimoni coraggiosi che, come Leone Magno, sappiano fermare l’invasore e custodire la verità.

Non bastano le strategie umane. Occorre la forza della fede, la chiarezza della dottrina, la bellezza della liturgia e il coraggio di denunciare l’errore.

Liliane Tami