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La Festa della Vittoria in Russia, celebrata ogni 9 maggio, è una delle ricorrenze civili e patriottiche più importanti del Paese. Commemora la vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista nella Grande Guerra Patriottica, cioè il fronte orientale della Seconda Guerra Mondiale, che durò dal 22 giugno 1941 al 9 maggio 1945.
A Mosca, la maestosa Piazza Rossa si trasforma in palcoscenico della memoria. Al suono solenne degli inni patriottici, sfilano le vestigia del potere: carri armati, missili, reggimenti ordinati come spartiti di un’epopea. Ma dietro l’apparato scenico, dietro i colori delle bandiere e i fuochi d’artificio che accendono il cielo come preghiere ascendenti, pulsa un dolore antico e mai sopito: quello dei ventisette milioni di vite spezzate, il prezzo umano pagato dalla terra russa per spezzare il giogo del nazismo.
Questa festa ha radici profonde, che affondano non solo nella cronaca dei fatti, ma nella carne stessa della nazione. Ogni famiglia russa conserva una foto, una lettera, una medaglia, come reliquie laiche di un sacrificio che fu collettivo. I volti dei caduti rivivono nella “Marcia del Reggimento Immortale”, processione silenziosa e potente in cui figli, nipoti e bisnipoti portano i ritratti dei loro eroi: il tempo si piega, il sangue parla, la storia cammina ancora.

In un Paese segnato da rivoluzioni, crolli e resurrezioni, la vittoria del 1945 rappresenta una costante: un vertice di eroismo e di unità, un punto luminoso nella coscienza nazionale. In essa si specchia l’orgoglio di un popolo che ha saputo resistere all’invasione, alla fame, alla distruzione; che ha trovato, nelle macerie, la forza di rinascere.
La Festa della Vittoria rappresenta il sentimento di gioia del popolo che ha combattuto contro all’orrore del nazismo: i russi, ancora oggi, hanno una fedeltà dolente e irriducibile alla memoria, un amore incorruttibile per coloro che non fecero ritorno.
In questo giorno, la Russia non solo ricorda: si ricorda. Raccoglie i frammenti della propria storia e li riplasma in un canto di dolore e fierezza. È una festa che parla il linguaggio del silenzio e delle lacrime, ma anche quello dell’onore e della perseveranza.

Così, ogni 9 maggio, da San Pietroburgo alla Siberia, un popolo intero si alza in piedi di fronte alla propria ombra, e sussurra: “Non dimentichiamo. Non dimenticheremo mai.”
