Liliane Tami

Nella festa della mamma, il nostro pensiero corre alla figura più luminosa e sublime della maternità: Maria, la Vergine di Nazaret, che la Chiesa venera con il titolo glorioso di Theotokos, Madre di Dio. Non un semplice omaggio devozionale, ma una verità teologica che ha attraversato secoli di storia e fede, fino ad essere proclamata dogma nel Concilio di Efeso del 431.

Il Concilio di Efeso: il cuore della maternità divina

Il titolo di Theotokos (in greco: Θεοτόκος, “Colei che ha generato Dio”) fu solennemente affermato dalla Chiesa nel Concilio di Efeso contro l’eresia di Nestorio, patriarca di Costantinopoli, che voleva attribuire a Maria solo il titolo di Christotokos (“Madre di Cristo”), rifiutando di riconoscere in Cristo l’unione perfetta e indivisibile tra natura divina e natura umana.

I Padri del Concilio, illuminati dalla fede trasmessa fin dagli Apostoli, proclamarono che Maria ha generato non un semplice uomo, ma il Figlio eterno di Dio fatto carne. In Lei si uniscono il cielo e la terra, l’umiltà della serva e la grandezza della Regina, la tenerezza della madre e la potenza della mediatrice.

La devozione mariana: tra teologia, bellezza e amore

Nel corso dei secoli, la teologia mariana ha riconosciuto nella Vergine non solo la Madre di Dio, ma anche la Madre della Chiesa e la Madre dei fedeli. Maria è la “Tota Pulchra” – Tutta Bella – come recita un antico inno liturgico: non solo per la sua purezza immacolata, ma perché in Lei la grazia ha compiuto la sua opera più perfetta.

San Luigi Maria Grignion de Montfort, uno dei più grandi mariologi della tradizione cattolica, ci insegna che consacrarsi a Maria è la via più sicura, breve e perfetta per arrivare a Gesù. In Maria tutto conduce a Cristo, e nulla si ferma a sé stessa. Ella è lo specchio limpido della luce divina.

La malvagia Gezabele

Una maternità da riscoprire: la catechesi domestica

In un tempo in cui l’immagine della donna viene spesso distorta, è urgente offrire modelli veri, luminosi e fecondi. Maria si oppone radicalmente a figure oscure come Lilith, creatura delle leggende ebraiche poi divenuta simbolo di ribellione sterile e distruttiva, o come Gezabele, regina idolatra che introdusse in Israele il culto di Baal e fece massacrare i profeti del Signore.

Queste immagini moderne, rivestite di falsa emancipazione, non generano vita ma divisione, dominio e morte. Maria, invece, è colei che custodisce, accoglie, educa, intercede, consola. È il superamento di Eva, non tentatrice, ma redenta e corredentrice, che accompagna i suoi figli verso la salvezza.

Nella famiglia cristiana, la madre è spesso il cuore pulsante della fede: è lei che insegna ai figli le prime preghiere, che introduce alla messa, che mostra come si accende una candela davanti a una statua della Madonna. La catechesi domestica è il primo seminario della vita cristiana, ed è spesso la madre a esserne custode e maestra.

Gli altari domestici: piccoli santuari nel cuore della casa

Tornare a onorare Maria nelle nostre case, con piccoli altari domestici curati con amore, è un gesto potente. Una candela accesa, una statua della Vergine, un rosario posato accanto al Vangelo: sono segni visibili di una presenza invisibile ma reale, quella della Mamma celeste che ci accompagna nella vita quotidiana.

Questi altari sono educazione alla bellezza e alla preghiera, sono semi di grazia che crescono nel silenzio del quotidiano. Ogni madre cristiana può essere una nuova Maria, che nel suo piccolo santuario domestico prepara i cuori dei figli a incontrare Cristo