Il 17 aprile 2025, i negoziatori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno annunciato di aver trovato un compromesso testuale per sottoporre alla 78ª Assemblea Mondiale della Sanità (17–29 maggio, Ginevra) un progetto di trattato pandemico, il cui scopo ufficiale sarebbe quello di rafforzare la cooperazione globale nella gestione delle pandemie. Ma dietro la retorica della “salute per tutti” si cela un impianto normativo che rischia di compromettere profondamente la sovranità sanitaria degli Stati e la libertà individuale dei cittadini.

Un doppio fronte normativo: trattato e regolamento

La strategia dell’OMS si muove su due binari: da un lato il trattato pandemico, dall’altro la modifica del Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) del 2005. Quest’ultimo, un tempo pensato come uno strumento tecnico, si trasforma oggi in un meccanismo vincolante che attribuisce poteri crescenti all’OMS, consentendole di intervenire direttamente nelle politiche sanitarie degli Stati membri senza necessità di consultazione democratica.

Mentre il trattato pandemico, se approvato dalla 78ª AMS, dovrà essere ratificato da ogni Stato secondo le proprie leggi (in Svizzera dal Parlamento, con possibilità di referendum), gli emendamenti al RSI entreranno in vigore automaticamente il 19 luglio 2025, salvo esplicita opposizione. E ad oggi, il Consiglio federale non ha indicato alcuna intenzione di opporsi.

Salute globale o controllo centralizzato?

La narrativa ufficiale propone un rafforzamento della cooperazione sanitaria. Tuttavia, la portata di questi strumenti legislativi internazionali va ben oltre la sanità pubblica: introducono meccanismi di comando centralizzato, affidando all’OMS — un’organizzazione non eletta, fortemente dipendente da fondi privati — il potere di decretare “emergenze” sanitarie e imporre misure su scala globale. Tra queste: obblighi vaccinali, lockdown, pass sanitari, confinamenti, distanziamenti, restrizioni alla libera circolazione e alla libertà di espressione.

Le misure che tanto hanno segnato il periodo della crisi Covid-19 — e che in molti casi si sono rivelate inefficaci o addirittura dannose — rischiano di diventare automatismi giuridici imposti dall’alto, senza spazio per la critica o il dissenso medico e civile.

Un’OMS privata?

L’OMS non è un’agenzia indipendente nel senso classico del termine. Il 75% del suo bilancio proviene da donazioni volontarie, molte delle quali da enti privati o fondazioni (Bill & Melinda Gates Foundation, GAVI, Wellcome Trust…) che hanno interessi diretti nelle politiche vaccinali e sanitarie globali. In altre parole, il potere decisionale su questioni cruciali come le cure, la gestione dei virus o le restrizioni della libertà potrebbe essere influenzato da soggetti privati con logiche di profitto, più che da reali esigenze di salute pubblica.

La posta in gioco: libertà e dignità

Accettare questi testi senza un dibattito pubblico trasparente significherebbe cedere il controllo sulla salute — e quindi sulla vita stessa — a un organismo internazionale che non risponde ai cittadini. Non è negazionismo né complottismo sollevare dubbi su questo impianto. È difesa della libertà terapeutica, della democrazia e della responsabilità individuale nella gestione della propria salute.

L’OMS è libera di proporre linee guida. Ma deve restare chiaro che nessun organismo esterno può imporre alla popolazione di uno Stato libero misure coercitive senza passare dal vaglio del Parlamento e, se necessario, della volontà popolare.

Cosa può (e deve) fare la Svizzera

In questo momento, il Consiglio federale ha un compito preciso: esprimere formalmente l’opting out rispetto al RSI modificato entro il 19 luglio 2025 e istruire i delegati svizzeri all’AMS a votare contro il trattato pandemico. Se ciò non avvenisse, e se il trattato venisse ratificato dal Parlamento, un’iniziativa popolare per l’uscita della Svizzera dall’OMS diventerebbe una necessità politica e civile.

La salute è un equilibrio tra corpo, mente e spirito. Non appartiene a burocrati o tecnocrati, ma a ciascun essere umano. La difesa della libertà inizia sempre da una scelta: quella di non delegare a poteri esterni ciò che riguarda la dignità della persona e la responsabilità sul proprio corpo.