Daniele Trabucco

Papa Leone XIV, nell’udienza al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede del 16 maggio 2025 tenutasi in aula Nervi, ha richiamato, in un breve passaggio dotato di straordinaria profondità, la verità ontologica e teologica della famiglia come unione inscindibile tra uomo e donna, riaffermando un principio che costituisce il fondamento stesso dell’antropologia cattolica e della dottrina sociale della Chiesa. Nel suo discorso ha affermato che “È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, “società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società”” (Udienza al Corpo diplomatico, 16 maggio 2025).

Tale riaffermazione non rappresenta una mera ripetizione dottrinale, bensì un ritorno necessario alla chiarezza metafisica, oggi in parte offuscata da un approccio pastorale che, pur senza negare la verità tradizionale, ne ha alterato la percezione e l’incidenza nella prassi ecclesiale. Sul piano filosofico, la famiglia è fondata sulla verità ontologica della natura umana, intesa come un essere creato da Dio in cui la complementarità sessuale non è un accidente culturale o sociale, quanto una realtà metafisica inscritta nella stessa essenza dell’umano. La distinzione tra maschile e femminile esprime una verità di ordine naturale e soprannaturale, che configura l’essere umano come persona aperta alla relazione e alla procreazione, dimensione che si realizza pienamente nel matrimonio sacramentale tra uomo e donna. In questa prospettiva, la famiglia non è un semplice costrutto sociale, né un insieme di rapporti affettivi fluido e variabile, ma la concretizzazione storica e spirituale di un ordine creato, ordinato al bene integrale della persona e della società. L’Esortazione apostolica post-sinodale “Amoris laetitia” di Papa Francesco promulgata nel 2016, pur non rinnegando mai questa verità, ha posto l’accento sulla dimensione pastorale, in particolare sull’accoglienza e la misericordia verso le situazioni di fragilità, aprendo così una stagione di riflessione che ha inevitabilmente comportato una rifrazione e un rifacimento dell’idea tradizionale di famiglia. L’inclusività pastorale, intesa come attenzione alle realtà complesse e spesso dolorose delle persone, ha portato a una ridefinizione in chiave più elastica della prassi ecclesiale. Questa scelta ha, però, prodotto un effetto di rideclinazione della famiglia nella coscienza comune, una sorta di ridimensionamento della sua centralità ontologica e normativa.

Papa Leone XIV, invece, giá dai suoi primi atti, invita a riconoscere che la dimensione pastorale non può mai separarsi o sovrapporsi alla verità metafisica e rivelata, pena la perdita del senso profondo e della stabilità della famiglia stessa. La legge naturale e la rivelazione divina offrono un orizzonte immodificabile entro cui la pastorale deve essere esercitata, pena il rischio di trasformare la Chiesa in un’istituzione troppo permeabile alle logiche culturali contingenti. Solo una pastorale radicata nella verità integrale, capace di evitare che “le parole assumano connotati ambigui” (cfr. sempre il Discorso al Corpo diplomatico del 16 maggio 2025), può offrire una vera accoglienza, capace di guidare le persone verso la piena realizzazione della vocazione alla famiglia e alla santità. Da un punto di vista teologico, la famiglia rappresenta l’immagine visibile della comunione trinitaria, un sacramento naturale che anticipa e partecipa alla comunione divina. Pertanto, ogni ridefinizione pratica o pastorale che ne attenui la natura sacramentale e la verità ontologica rischia di indebolire la testimonianza ecclesiale e di comprometterne la missione salvifica nel mondo. Leone XIV sottolinea, in questo modo, il primato della verità rivelata come fondamento insostituibile della vita ecclesiale e sociale, opponendosi a una visione che, pur animata da buone intenzioni pastorali, rischia di relativizzare il magistero e la legge naturale.

In definitiva, il richiamo di Leone XIV non è una negazione di quanto indicato da “Amoris laetitia”, ma una sua prima correzione e un suo completamento necessario, un invito a recuperare la piena dimensione filosofica e teologica della famiglia quale fondamento immutabile della vita umana e della società cristiana. Solo così la Chiesa potrà continuare a svolgere la sua missione di guida e custode della verità integrale sull’uomo, sulla famiglia e sul bene comune, preservando la fedeltà al disegno divino e rispondendo con saggezza alle sfide culturali del nostro tempo.

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