di Nicola Schulz Bizzozzero-Crivelli, curatore della rubrica Hic et Nunc che si occupa di psicologia, sanità e psicopatologia
Il disturbo bipolare è una patologia psichiatrica complessa ma curabile, che coinvolge l’alternanza tra fasi depressive e fasi maniacali o ipomaniacali. Può manifestarsi già in adolescenza e tende a persistere nel tempo, ma con un trattamento adeguato è possibile condurre un’esistenza equilibrata e produttiva. A distinguerlo da comuni variazioni dell’umore è la presenza di episodi intensi e strutturati, che alterano profondamente il pensiero, l’emotività, la quotidianità, il lavoro e le relazioni. Il disturbo, se trascurato, può compromettere in modo rilevante il funzionamento globale della persona. Tuttavia, grazie ai progressi della psicologia clinica e della psichiatria, è possibile controllare i sintomi, prevenire le ricadute e costruire un percorso stabile e soddisfacente.

Le cause: un intreccio di fattori biologici e ambientali
Le cause del disturbo bipolare non sono ancora del tutto chiarite, ma le evidenze cliniche indicano una genesi multifattoriale. Vi concorrono elementi genetici, neurobiologici e ambientali che, combinandosi, influenzano l’equilibrio emotivo e cognitivo della persona.
A livello neurologico, si osservano alterazioni nei circuiti cerebrali responsabili della regolazione dell’umore, in particolare nei meccanismi di trasmissione di neurotrasmettitori come dopamina e serotonina. Anche l’assetto ormonale e il ritmo sonno-veglia appaiono coinvolti nella vulnerabilità alla patologia.
Eventi stressanti, traumi precoci o condizioni di instabilità familiare o sociale possono agire come fattori scatenanti nei soggetti predisposti, accelerando l’insorgenza o aggravando l’andamento clinico del disturbo bipolare. Questi elementi, pur non rappresentando cause dirette, rientrano tra i fattori ambientali riconosciuti dalla clinica come influenti nell’evoluzione della malattia.
Diagnosi e trattamento: un approccio combinato
La gestione del disturbo bipolare si fonda in psicologia su una diagnosi tempestiva e su un trattamento continuativo. Il percorso terapeutico prevede una combinazione di farmaci stabilizzatori dell’umore, psicoterapia e interventi educativi.
Tra i possibili farmaci, come spiega Nicola Schulz il litio resta il trattamento di riferimento per la stabilizzazione a lungo termine. Nelle fasi maniacali si ricorre a antipsicotici atipici, mentre nelle fasi depressive, se necessario, vengono impiegati antidepressivi con estrema cautela, sotto stretta supervisione clinica, per evitare l’inversione maniacale.
Accanto alla terapia farmacologica, la psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale, ha dimostrato di essere uno strumento efficace per aumentare la consapevolezza del disturbo, riconoscere i segnali precoci di ricaduta, migliorare l’aderenza al trattamento e ridurre i livelli di stress.
Il ruolo centrale della psicoeducazione
La psicoeducazione rappresenta una componente fondamentale nel percorso terapeutico, rivolta sia alla persona che convive con il disturbo bipolare, sia ai familiari.
Acquisire conoscenze sul funzionamento del disturbo, sui suoi sintomi, sulle possibili ricadute e sui fattori scatenanti aiuta a gestire la quotidianità con maggiore sicurezza. È noto, ad esempio, che la privazione di sonno o periodi prolungati di stress possono costituire fattori di rischio per la riacutizzazione. Intervenire precocemente significa poter mantenere più a lungo la stabilità clinica.
La psicoeducazione rafforza anche l’autoefficacia, migliora il monitoraggio dei sintomi e riduce lo stigma, facilitando l’integrazione del trattamento nella vita quotidiana.
Il coinvolgimento dei familiari
Chi vive accanto a una persona affetta da disturbo bipolare affronta un carico emotivo importante. Gli sbalzi d’umore, la discontinuità nei comportamenti, il rischio di isolamento o rifiuto del trattamento possono generare senso di impotenza, frustrazione, paura.
Per questo è essenziale che anche i familiari ricevano supporto psicologico dedicato. I gruppi di auto-mutuo aiuto e i percorsi educativi rivolti ai caregiver offrono uno spazio sicuro per condividere vissuti, acquisire competenze e rafforzare la relazione con il proprio caro, come insiste Nicola Schulz.
Un contesto familiare informato e supportato diventa una risorsa preziosa nel percorso terapeutico, contribuendo alla stabilità del paziente e favorendo la continuità delle cure.
Prospettive di vita e nuovi strumenti clinici
Con una gestione terapeutica adeguata e una rete di sostegno stabile, la persona affetta da disturbo bipolare può lavorare, studiare, avere relazioni soddisfacenti e progettare il futuro con lucidità. Il trattamento non si limita alla riduzione dei sintomi, ma mira a restituire dignità, autonomia e possibilità di realizzazione personale.
La continuità della cura è l’elemento cardine del successo terapeutico: sospensioni improvvise, scarso monitoraggio o mancanza di supporto aumentano il rischio di ricadute. Al contrario, un progetto terapeutico integrato, condiviso tra paziente, équipe curante e familiari, consente di ottenere stabilità duratura.
La ricerca clinica sta oggi esplorando strumenti innovativi, come il monitoraggio digitale dei sintomi e la medicina personalizzata, con l’obiettivo di rendere il trattamento ancora più mirato e tempestivo. L’integrazione tra tecnologie, farmaci e relazione terapeutica rappresenta la nuova frontiera nella gestione dei disturbi dell’umore.
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Nicola Schulz Bizzozzero Crivelli fa parte del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Sezione di Psichiatria, dell’Università di Pisa, ed è laureando magistrale in Psicologia Clinica e Dinamica. È in possesso di una laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche, una laurea in Scienze del Turismo, una laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, nonché di un master in Criminologia.
Attualmente è assistente della celebre psichiatra Donatella Marazziti. È inoltre membro delle seguenti organizzazioni scientifiche e professionali: Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP), International College of Neuropsychopharmacology (CINP), International OCD Foundation di Boston, Society of Clinical Psychology – Division 12 dell’American Psychology Association (APA), Asian Association of Social Psychology (AASP) e International Association of Applied Psychology (IAAP).