La visione di Giovanni si oscurò. Un’ombra fredda calò sul cielo come un manto funebre.
Dal mare emerse una creatura mostruosa, la pelle nera come l’abisso, le scaglie d’acciaio. Aveva sette teste e dieci corna, e su ciascuna testa, un nome di bestemmia. I suoi occhi erano pozzi infiniti di odio antico.
Dietro di lei, un popolo intero si inginocchiava, come ipnotizzato.
Una voce ruggì come mille tuoni:
“Chi è come la Bestia? Chi può combatterla?”
Essa parlava con arroganza, bestemmie contro il Cielo, e le fu concesso potere su ogni tribù, lingua e nazione. Chiunque non aveva il sigillo di Dio, si prostrava davanti a lei.
Ma non era sola.
Dalla terra, sorgò un’altra bestia, simile a un agnello ma con la voce di un drago. Subdola, elegante, e piena di inganni. Essa operava miracoli, faceva scendere fuoco dal cielo, e con l’inganno ordinava a tutti di creare un’immagine della prima bestia.
Poi, la rivelazione più cupa.
“Essa costrinse tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a ricevere un marchio sulla mano destra o sulla fronte.”
Chiunque non avesse il marchio, non poteva comprare né vendere. La libertà fu venduta per un pezzo di pane.
Giovanni tremò.
Allora una voce sussurrò come vento fra i cipressi:
“Qui sta la sapienza.
Chi ha intelletto, calcoli il numero della bestia:
è numero d’uomo.
Il suo numero è: 666.”
Il numero bruciò nell’aria come una fiamma invisibile.
666: tre sei, imperfetti, replicati come una parodia della Trinità.
Non era solo un numero: era un nome, un potere, un sistema.
Un simbolo di dominio economico, spirituale, politico.
Giovanni vide gli uomini segnarsi, volontariamente. Alcuni ridevano, altri piangevano. Ma quasi tutti accettavano il marchio, per paura, per fame, per dimenticanza.
Solo pochi restavano in piedi, il sigillo di Dio sulla fronte come un fuoco bianco.
E nella visione, l’anziano capì:
non era solo una questione di futuro.
Era una scelta eterna, rinnovata ogni giorno.