Liliane Tami
Nel dialogo “Liside”, Platone affronta uno dei temi più profondi della condizione umana: l’amicizia. A distanza di secoli, Papa Francesco ne rinnova la forza spirituale nell’enciclica “Fratelli tutti”, ricordandoci che ogni relazione autentica è una via di crescita, verità e libertà e favorisce la pace politca.
L’amicizia come filo d’oro dell’esistenza
C’è una parola che attraversa i secoli come un filo d’oro, unendo pensatori, poeti e spirituali: philia, l’amicizia. Essa non è semplice compagnia o utilità, ma relazione profonda, dialogo tra anime, incontro tra libere volontà. Platone, nel suo dialogo Liside, costruisce attorno a questa parola un’indagine sottile, dove Socrate interroga due giovani, Liside e Menesseno, sulla natura dell’amicizia.
Il dialogo si svolge in una palestra di Atene, nel giorno della festa di Ermes. Ma il contesto sportivo, fisico, quasi ludico, si trasforma presto in un luogo di riflessione. Socrate, con la sua ironia e profondità, accompagna i giovani in un percorso che li spoglia delle certezze più immediate: l’amicizia non è solo attrazione, né utile compagnia, né semplice affetto. È piuttosto una tensione verso il bene, una ricerca condivisa di sapienza e libertà.

Chi può essere davvero amico?
Socrate pone una domanda che ancora oggi interroga: chi è davvero amico? Il buono con il buono? Ma se entrambi sono autosufficienti, perché cercarsi? Il cattivo con il cattivo? Ma il male non genera fiducia. Forse, conclude Socrate, l’amico è colui che, pur non essendo completamente buono né cattivo, desidera ciò che gli manca. L’amicizia nasce dal bisogno reciproco, ma cresce nella comunione di intenti, nella virtù che si sviluppa nel tempo.
Per Platone, l’amicizia non è mai una condizione statica. È ricerca, educazione reciproca, desiderio di bene. In questo senso, la philia è anche un itinerario etico e pedagogico: si diventa amici crescendo nella sapienza, imparando a donarsi, a riconoscere nell’altro un compagno di viaggio.
La “philia” come fondamento della fraternità
Queste intuizioni filosofiche trovano uno straordinario eco in un documento contemporaneo: l’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco (2020). Qui il Papa invita a superare i confini, le chiusure, l’individualismo, per riscoprire il valore universale dell’amicizia sociale. Scrive:
183. A partire dall’«amore sociale»[172] è possibile progredire verso una civiltà dell’amore alla quale tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo,[173] perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti. L’amore sociale è una «forza capace di suscitare nuove vie per affrontare i problemi del mondo d’oggi e per rinnovare profondamente dall’interno strutture, organizzazioni sociali, ordinamenti giuridici».[174]
Per Francesco, l’amicizia non è solo relazione privata, ma principio politico e spirituale. Come Socrate, anche il Papa mostra che l’amicizia autentica non nasce dall’interesse, ma dalla capacità di volere il bene dell’altro. È uno sguardo che si allarga: dal volto dell’amico al volto dello sconosciuto, dal compagno al povero, dall’amato al nemico. In questa apertura si realizza la vocazione più alta dell’uomo: diventare fratello.
Un dialogo interrotto, una riflessione aperta
Il Liside si conclude con un’interruzione: i pedagoghi richiamano i giovani, e il dialogo resta senza una definizione ultima dell’amicizia. Ma proprio in questo vuoto risuona un invito: continuare a cercare. Platone ci suggerisce che l’amicizia è un sapere che si matura nel tempo, nell’esperienza, nella vita. Non è un concetto da afferrare, ma una realtà da vivere.
In questo senso, la riflessione socratica* e quella cristiana si incontrano: l’amicizia è via di umanizzazione, scuola di giustizia, specchio di Dio. Se, come scrive Papa Francesco, «nessuno si salva da solo», allora l’amicizia è la grammatica essenziale di ogni salvezza.
In un tempo segnato da solitudini e divisioni, ripensare l’amicizia con Platone e con il Papa significa tornare all’essenziale: l’altro non è un ostacolo, ma una promessa. E l’amicizia è il modo più umano e più divino per realizzarla.
*Socrate fu il maestro di Platone