Un dialogo su pedagogia ed educazione con Peter e Rebecca Hauch, fondatori della International School of Switzerland di Lugano. Ecco come si formano i futuri premi Nobel e i grandi imprenditori di domani.
Il 10 giugno ci sarà l’Open day, in via canova 6.
In un mondo che cambia rapidamente, la scuola non può più limitarsi a trasmettere nozioni: deve formare individui completi, capaci di pensare in modo critico, di collaborare, di innovare e di crescere in armonia con sé stessi e con gli altri. La International School Of Switzerland, con sede in via Canova 6 a Lugano, si distingue proprio per questo. Fondata da Peter e Rebecca Hauch con l’intento di creare un ambiente educativo in cui la gentilezza, il benessere e lo sviluppo delle competenze personali siano centrali tanto quanto l’eccellenza accademica, la ISS rappresenta un modello di scuola capace di guardare al futuro senza dimenticare l’unicità di ciascun alunno.

Incontriamo oggi la fondatrice della International School of Switzerland, Rebecca Hauch, per capire meglio come è nato questo progetto e come l’approccio interdisciplinare, dalla robotica all’economia, dallo sport alla filosofia, della scuola riesca a valorizzare anche quelle caratteristiche che spesso vengono considerate una difficoltà, come l’ADHD, trasformandole in autentici punti di forza.
1. Come è nata l’idea di fondare l’International School of Switzerland? Cosa ha ispirato la vostra visione educativa?
L’idea dell’International School of Switzerland è nata sia da una forte convinzione personale che da un momento di chiarezza.
Quando siamo arrivati in Ticono abbiamo visto che l’esperienza offerta a studenti e famiglie era ben lontana da ciò che l’educazione potrebbe e dovrebbe essere. Mancava la visione, la qualità e, soprattutto, il cuore.
Ma la storia ha radici più profonde.
Prima di trasferirci in Svizzera, ho (Rebecca) trascorso anni insegnando pedagogia e curriculum universitario durante un periodo di grande trasformazione educativa. Era il cuore della rivoluzione tecnologica del XXI secolo, e potevo vedere quanto potenziale avessimo per ripensare l’apprendimento, se solo fossimo stati disposti a lasciar andare metodi obsoleti. Avevamo accesso a strumenti incredibili, ricerche e approcci innovativi, eppure molte aule erano ancora ancorate al passato.
Contemporaneamente, mio marito (Peter) ha completato la sua tesi di laurea con lode su ciò che studenti e genitori realmente valorizzano nell’educazione. Cosa li fa sentire soddisfatti, connessi e coinvolti? Cosa guida la vera felicità a scuola? Le sue scoperte hanno contribuito a plasmare la nostra convinzione condivisa che la scuola dovrebbe essere un luogo dove gli studenti si sentono visti, sfidati, supportati e ispirati, non solo valutati.
Abbiamo iniziato a contribuire alla crescita di scuole in Australia che riflettevano questa visione: potenziare gli insegnanti, personalizzare l’apprendimento e creare ambienti in cui gli studenti potessero prosperare.
Così, quando siamo arrivati in Ticino e ci siamo innamorati della sua bellezza, cultura e comunità, abbiamo capito di avere un’opportunità rara: costruire qualcosa di diverso. Una scuola che servisse sia le famiglie internazionali che quelle locali. Una scuola con un’anima. Una scuola, bilinguale, che preparasse gli studenti non solo per gli esami, ma per la vita.
2. La gentilezza e il benessere emotivo sono valori centrali nella vostra scuola. Come si manifestano nella vita quotidiana scolastica? E cos’è esattamente il Kindness Grid?
All’ISSwitzerland, il nostro motto è “La tua gentilezza è la tua grandezza”. Per noi, la gentilezza non è qualcosa di secondario o superficiale: è il vero successo. Uno studente che impara a essere gentile con sé stesso e con gli altri sarà in grado di affrontare la vita in modi potenti e significativi, sia a livello personale che professionale.
Ecco perché abbiamo creato il Curriculum K.I.N.D., che forma la base di tutto ciò che facciamo. K.I.N.D. sta per:
- K – Kindness (Gentilezza verso se stessi e gli altri)
- I – Innovation (Innovazione nel pensiero e nell’uso della tecnologia)
- N – Navigation (Navigazione del rigore accademico in conoscenze e competenze)
- D – Discovery (Scoperta del mondo e della nostra unicità)

Non insegniamo questi valori come una materia a sé stante, ma li integriamo in ogni aspetto della giornata scolastica: nel modo in cui gli studenti collaborano nei progetti, riflettono sulle proprie azioni, prendono decisioni, risolvono conflitti e immaginano il loro futuro.
Il Kindness Framework è uno degli strumenti che utilizziamo per aiutare gli studenti a riflettere attivamente su chi stanno diventando. Li invita a considerare come pensano, parlano, agiscono, apprendono e interagiscono con gli altri. Li aiuta a stabilire obiettivi personali non solo per il successo accademico, ma per il tipo di persona che desiderano essere. E la trasformazione che vediamo, specialmente nel modo in cui gli studenti si supportano a vicenda, si assumono responsabilità e costruiscono una vera fiducia in se stessi, è incredibile.
In un mondo che spesso premia unicamente la performance, vogliamo crescere giovani consapevoli che il loro vero successo non risiede solo in ciò che fanno, ma in chi sono. Il carattere fa la differenza.
Qui potete, ad esempio, vedere i programmi della scuola elementare e il metodo KIND
3. Oggi si parla molto di “competenze del futuro”. Secondo voi, quali sono le competenze più importanti che una scuola dovrebbe coltivare nei giovani per prepararli al mondo di domani?
La verità è che i nostri figli stanno crescendo in un mondo che non possiamo prevedere completamente. Molti dei lavori che svolgeranno un giorno non esistono ancora. Quindi le scuole devono andare oltre la semplice preparazione agli esami: dobbiamo prepararli per la vita.
All’inizio del secolo, Microsoft, Apple e Google si sono unite per studiare come dovrebbe essere l’educazione nel XXI secolo. La loro iniziativa, nota come Partnership for 21st Century Skills, ha evidenziato che il futuro dell’apprendimento non poteva riguardare solo la conoscenza, ma doveva concentrarsi sulle competenze. Competenze come la collaborazione, la creatività, il pensiero critico, l’intelligenza emotiva e la alfabetizzazione digitale. E oggi, oltre vent’anni dopo, queste scoperte si sono rivelate non solo vere, ma essenziali.
All’ISSwitzerland, abbiamo costruito l’intero nostro curriculum, offerto a ragazzi da 9 anni in su, su questo approccio orientato al futuro. Sì, l’eccellenza accademica è importante, ma non è più sufficiente da sola. Vogliamo che i nostri studenti crescano come persone adattabili, innovative e consapevoli di sé, individui in grado di pensare attraverso le discipline, risolvere problemi reali e lavorare con fiducia in team diversificati.
Ecco perché i nostri studenti partecipano a sfide imprenditoriali, progetti interdisciplinari, dibattiti etici, laboratori di design e mentoring riflessivo. Ma ciò che davvero distingue il nostro approccio è la base di valori umani che integriamo in tutto: gentilezza, resilienza, empatia e curiosità.
Il mondo in cui i nostri figli stanno entrando è incerto, ma una cosa è certa: apparterrà a chi saprà apprendere, adattarsi e guidare con mente lucida e cuore aperto.

4. L’ISSwitzerland è nota per il suo approccio inclusivo. Come supportate e valorizzate i punti di forza degli studenti con profili diversi, come quelli con ADHD, spesso fraintesi nei sistemi scolastici più tradizionali?
All’ISSwitzerland crediamo che ogni studente abbia un superpotere. Ecco perché non parliamo di difficoltà di apprendimento, ma di differenze di apprendimento. Abbiamo creato quello che chiamiamo il Programma Superpowers per onorare questa convinzione.
Che uno studente sia neurodiverso, dotato, altamente creativo o semplicemente apprenda in modo diverso, il nostro obiettivo è aiutarlo a scoprire come funziona la sua mente e come utilizzare questo a suo vantaggio. L’ADHD, ad esempio, spesso comporta alta energia, creatività e pensiero fuori dagli schemi. In un sistema rigido, queste qualità possono essere viste come una sfida. Ma nell’ambiente giusto, sono un dono.
Il nostro Curriculum K.I.N.D. crea la base per questo tipo di crescita. Gli studenti sono incoraggiati a riflettere sui loro punti di forza, sulla loro identità e sul tipo di persona che vogliono diventare. Li supportiamo con spazi di apprendimento flessibili, progetti creativi, lezioni ricche di movimento e mentoring individuale che li aiuta a sviluppare strategie per la concentrazione e la fiducia in sé stessi.
Ma soprattutto il nostro mindset è diverso. Non crediamo che esista un modo “normale” di apprendere. Ogni bambino è unico, ed è nostro compito adattarci, non il loro.
5. Avete un laboratorio di robotica all’ISSwitzerland. A che età i bambini possono iniziare a esplorare questo campo? E perché è così importante?
Siamo incredibilmente fortunati ad avere Corrado e il team di Smile Bots. Non sono solo esperti nel campo della robotica, ma anche educatori appassionati che portano energia, precisione e gioia in ogni sessione. Il loro riconoscimento internazionale parla da sé: sono stati incoronati Campioni del Mondo ai VEX Robotics World Championship a Dallas nel 2023 e si sono classificati secondi nel 2024. Avere questo livello di competenza integrato nella nostra scuola è davvero eccezionale.
All’ISSwitzerland introduciamo la robotica e la programmazione fin dai primissimi anni della scuola primaria. Anche i nostri studenti più giovani—di cinque o sei anni—iniziano a esplorare logica, sequenze e problem-solving creativo attraverso attività ludiche e pratiche. È incredibile vedere con quanta naturalezza i bambini si immergano in queste competenze quando gli strumenti sono intuitivi e l’ambiente di apprendimento è dinamico.
Ma per noi, la robotica non è solo tecnologia—è un modo di pensare diverso. Quando uno studente costruisce un robot, non sta solo assemblando dei pezzi—sta imparando a risolvere problemi, sperimentare, collaborare e adattarsi. Sviluppa resilienza e fiducia in sé stesso testando idee, affrontando sfide e imparando dagli errori.
Crediamo anche nella demistificazione della tecnologia. I bambini oggi sono circondati da dispositivi, ma raramente capiscono come funzionano davvero. Attraverso i nostri programmi di robotica e alfabetizzazione digitale, li aiutiamo a passare da utenti passivi a creatori consapevoli e creativi.
I nostri laboratori non sono solo pieni di macchine—sono pieni di mentalità. E spesso vediamo che alcuni dei nostri studenti più coinvolti e concentrati sono proprio quelli che potrebbero faticare nelle materie più tradizionali, ma che si accendono quando possono costruire, progettare e innovare.
Che diventino ingegneri, imprenditori o artisti, ciò che conta di più è che abbiano imparato a pensare in modo critico, a collaborare in modo creativo e a credere nella propria capacità di dare vita alle idee.
6. Qual è il ruolo degli insegnanti all’ISSwitzerland? Cosa significa essere un Mentore, e come preparate il vostro personale per sostenere una visione così olistica della crescita degli studenti?
Tutti noi ricordiamo quell’insegnante che ci ha davvero ispirato. All’ISSwitzerland crediamo che il ruolo dell’insegnante stia cambiando. Oggi non si tratta più solo di trasmettere informazioni—gli studenti possono trovare qualsiasi dato online in pochi secondi. Quello di cui hanno davvero bisogno è qualcuno che sappia ispirare, guidare e credere in loro.
Per questo motivo, non ci limitiamo ad assumere insegnanti—scegliamo persone che vedono l’educazione come una vocazione, che considerano l’insegnamento non solo una professione, ma un’arte e una responsabilità nel formare la prossima generazione.
Il nostro team è stato selezionato con cura da tutto il mondo, non solo per le competenze e i titoli, ma soprattutto per il cuore. Sono artisti, innovatori, mentori e modelli di riferimento. Hanno scelto ISSwitzerland perché vogliono fare la differenza, perché amano i giovani e perché credono profondamente in ciò che stiamo costruendo.
Una delle caratteristiche più distintive del nostro modello è il ruolo dei PDC—Personal Development Coaches (Allenatori per lo Sviluppo Personale). Ogni studente ha un PDC dedicato che lo accompagna durante la settimana. Questi coach incontrano individualmente gli studenti, li aiutano a fissare obiettivi personali, a riflettere sulle sfide, a celebrare i successi e a costruire fiducia in sé stessi. È una relazione intenzionale che va ben oltre l’accademico—è un viaggio nella scoperta dell’identità, dello scopo e del potenziale.
I nostri PDC aiutano gli studenti a vivere i valori del curriculum K.I.N.D. e agiscono come punti di riferimento costanti. Questo è particolarmente prezioso per quegli studenti che potrebbero sentirsi persi in contesti scolastici più grandi o tradizionali. Con noi, sono visti, ascoltati e accompagnati.
Investiamo anche molto nella formazione continua. I nostri insegnanti crescono costantemente—attraverso la collaborazione, le masterclass, i laboratori di innovazione. Vogliamo che siano modelli di ciò che desideriamo nei nostri studenti: curiosità, coraggio e compassione.
Alla fine, le migliori scuole sono quelle con i migliori insegnanti. E crediamo di avere alcuni degli educatori più appassionati e motivati al mondo.

7. Qual è la vostra opinione sulle tecnologie digitali nell’istruzione? Che ruolo hanno nel vostro approccio educativo?
Crediamo che la tecnologia debba essere trattata come ogni strumento potente: con intenzione, saggezza e valori chiari. All’ISSwitzerland siamo orgogliosi di essere la prima Microsoft Showcase School in Svizzera—un riconoscimento che riflette il nostro impegno nell’utilizzare la tecnologia in modo significativo per l’apprendimento. La nostra esperienza nelle Microsoft Schools in Australia ci ha offerto una visione diretta di come gli strumenti digitali, se ben utilizzati, possano aprire opportunità incredibili per la creatività, la collaborazione e l’apprendimento nel mondo reale.
Ma siamo anche consapevoli dei rischi. Una delle preoccupazioni maggiori per le famiglie—e a ragione—è la dipendenza da schermo. Non ignoriamo questo problema. Anzi, lo affrontiamo con decisione.
All’ISSwitzerland, insegniamo agli studenti a controllare la tecnologia, invece di lasciarsi controllare da essa. Insegniamo loro a usare i dispositivi con uno scopo, a riconoscere quando la tecnologia è utile e quando invece può essere dannosa, e a sviluppare abitudini sane che costruiscano attenzione, equilibrio e benessere digitale.
Essere realistici è importante: i bambini useranno la tecnologia comunque, che gliela insegniamo o meno. Quindi la vera domanda è: chi plasmerà la loro comprensione? Noi crediamo che debba essere la scuola, i loro mentori, la loro comunità. Dobbiamo guidarli non solo nello sviluppo di competenze tecniche, ma anche in quelle etiche, sicure e responsabili.
La verità è che la tecnologia sta già trasformando il mondo del lavoro—basta guardare all’ascesa dell’intelligenza artificiale. Perché non preparare i nostri studenti a prosperare in questo futuro, invece di esserne travolti?
E poi c’è il discorso dei social media—un capitolo a parte. Rubano attenzione, spesso alimentano superficialità, e sono sempre più associati a ansia e bassa autostima negli adolescenti. Ecco perché mettiamo un forte accento sullo sviluppo dell’identità reale, sulla fiducia in sé stessi e sul pensiero critico. Gli studenti devono sapere chi sono—non solo chi l’algoritmo dice che dovrebbero essere.
In breve, la tecnologia è qui per restare. Il nostro compito è insegnare agli studenti a guidarla, non a farsi guidare.
8. Come rispondete alla sfida di creare una scuola internazionale che sia radicata nei valori umani universali ma capace di adattarsi alle esigenze di studenti provenienti da culture diverse?
Questa è davvero una delle sfide più importanti, ma anche una delle più belle.
Da un lato, la nostra scuola è profondamente radicata in valori umani universali: gentilezza, rispetto, curiosità, integrità. Questi valori trascendono le lingue, le culture e le provenienze. Fanno parte integrante del nostro Curriculum K.I.N.D. e rappresentano una base comune su cui ogni studente può costruire, ovunque sia nato.
Dall’altro lato, abbracciamo e celebriamo la diversità culturale. I nostri studenti provengono da tutto il mondo e il nostro compito è onorare questa ricchezza. Che si tratti di educazione bilingue, progetti internazionali o dialoghi interculturali, aiutiamo ogni studente a sviluppare un forte senso di cittadinanza globale, pur rimanendo fedele alla propria identità.
Ci sentiamo anche orgogliosamente parte della comunità ticinese. Molte scuole internazionali rischiano di essere scollegate dal territorio che le ospita. Il nostro obiettivo è l’opposto: connetterci profondamente con la cultura e le persone locali. Offriamo un programma bilingue (inglese e italiano), partecipiamo a iniziative locali, e costruiamo percorsi di apprendimento che mettono in relazione il mondo globale con quello che ci circonda quotidianamente.
Trovare questo equilibrio non è sempre facile. Ma quando ci si riesce, è potentissimo. Gli studenti crescono orgogliosi di chi sono, curiosi verso gli altri e capaci di muoversi tra culture diverse con sicurezza e rispetto. Ed è proprio questo il tipo di cittadino del mondo che vogliamo formare.
9. Qual è il vostro sogno per il futuro di ISSwitzerland e, più in generale, per l’educazione?
Il nostro sogno è semplice ma radicale: che la scuola diventi un luogo dove ogni bambino è visto, valorizzato e incoraggiato—non solo per ciò che sa, ma per la persona che sta diventando.
Sogniamo un apprendimento che somigli alla scoperta, non all’obbligo. Aule piene di gioia, curiosità, sfide e scopo. Scuole che non siano più fabbriche di informazioni, ma ecosistemi vivi di potenziale umano. Dove non si preparano solo studenti per gli esami, ma persone per la vita.
All’ISSwitzerland vogliamo creare una scuola dove ogni studente sia veramente conosciuto. Non solo per i voti, ma per i suoi talenti, per le sue idee, la sua gentilezza, le sue domande e il suo coraggio.
Crediamo che la scuola debba essere un posto dove gli studenti amano andare—non per obbligo, ma perché si sentono ispirati, responsabilizzati e vivi. Deve essere olistica, equilibrata, proiettata al futuro e radicata in valori profondamente umani.
Sì, può sembrare idealista. Forse persino irraggiungibile. Ma qual è l’alternativa? Se non cambiamo, se non aspiriamo a qualcosa di migliore, non stiamo solo deludendo noi stessi—stiamo deludendo i nostri figli. E allora la domanda è: che tipo di eredità stiamo lasciando?
Abbiamo già dati e ricerche che dimostrano che i modelli pedagogici tradizionali non rispondono più ai bisogni degli studenti di oggi. Quindi, perché non anche sognare? Perché non ambire a qualcosa di straordinario? Qualcosa che lasci in eredità ciò che di più prezioso possiamo offrire: una generazione di bambini che sanno chi sono e che sono pronti a cambiare il mondo.
C’è qualcosa di poeticamente simbolico nel fatto che stiamo fondando questa scuola in un ex edificio di una banca svizzera nel centro di Lugano. Un luogo un tempo colmo di ricchezza materiale, che oggi si riempie di qualcosa di molto più prezioso:
I nostri figli.
Il nostro più grande investimento.
