L’annuncio del primo ministro ungherese Viktor Orbán di un ritiro graduale dell’Ungheria dalle istituzioni centrali dell’Unione Europea ha scosso Bruxelles. La decisione segue la sospensione da parte della Commissione Europea di un miliardo di euro di fondi destinati a Budapest, motivata da presunte violazioni dello Stato di diritto, in particolare riguardo alla questione LGBT, alla gestione degli appalti pubblici e alla mancanza di trasparenza .Il Fatto Quotidiano+6ANSA.it+6eastjournal.net+6

Orbán ha criticato le ingerenze europee in materia di sovranità nazionale, politica migratoria, energetica e climatica, sostenendo che l’Ungheria non può accettare imposizioni che contrastano con i suoi interessi nazionali. La sua posizione ha trovato sostegno in alcuni partiti europei di destra, che vedono nella mossa ungherese un’affermazione della sovranità nazionale contro le pressioni di Bruxelles.

Orbán sfida Bruxelles: l’Ungheria difende la sua sovranità contro un’UE sempre più autoritaria

L’Ungheria, guidata dal premier Viktor Orbán, ha scelto di dire basta ai ricatti di Bruxelles. In risposta all’ennesima minaccia di blocco dei fondi europei, mascherata da “difesa dello Stato di diritto”, Budapest ha annunciato un piano di uscita graduale dalle istituzioni centrali dell’UE. Una mossa coraggiosa, che difende l’identità nazionale, la libertà politica e il diritto di decidere in casa propria.

La Commissione Europea, invece di rispettare la sovranità degli Stati membri, continua a comportarsi come un super-Stato centralizzato e ideologico, che impone agende su migrazione, energia, clima e valori culturali. Chi dissente, come l’Ungheria, viene punito economicamente con tagli ai fondi, come se la democrazia fosse valida solo se conforme ai diktat di Bruxelles.

La verità è che l’Ungheria è diventata il capro espiatorio perfetto per un’Unione in crisi d’identità e di legittimità. Con oltre 28 miliardi di euro congelati, Orbán non cede e rilancia: “non ci piegheremo alle ingerenze”. Una posizione che dovrebbe far riflettere altri governi europei, Italia in primis.

Il premier Meloni, se davvero vuole difendere la sovranità italiana, dovrebbe prendere esempio da Orbán e smetterla di inseguire le carezze di Bruxelles. È tempo di costruire un’Europa delle Nazioni, fondata sulla cooperazione e sul rispetto reciproco, non su imposizioni e minacce.