Francesco Pontelli
Dalla Cina a Taiwan, passando per la Russia, l’Ucraina e il Rearm Europe: la nuova politica anglo-tedesca alimenta una spirale di tensione permanente, mentre Bruxelles sceglie la militarizzazione e ignora i costi reali del confronto con le potenze globali.
Mentre fino a pochi mesi fa si pensava che il termine ultimo per l’invasione di Taiwan da parte della Cina sarebbe stato il 2030,ora , anche in relazione alle ultime dichiarazioni di Xi Jinping ed alla impressionante potenza militare dimostrata dal Colosso cinese durante le ultime esercitazioni ,la volontà cinese di impossessarsi di Taiwan potrebbe essere decisamente più imminente , addirittura nel 2027.
Nel frattempo in Europa , con l’aiuto dell’intelligence britannico all’Ucraina, i Bombardieri russi sono stati il bersaglio di un attacco da parte dei droni e colpiti pesantemente, pur essendo soggetti al Trattato New Start
” New START: rinnovato più volte, limita il numero complessivo di armi strategiche, inclusi i bombardieri, e prevede meccanismi di controllo e le ispezioni ” .
In altre parole, se l’obbiettivo dei bombardamenti di asset militari è normato da un trattato internazionale , l’iniziativa militare esprime , proprio nella scelta degli obiettivi , una volontà di affossare le trattative in corso ma anche di innescare una imprevedibile reazione di Putin non escludendo neppure una escalation nucleare .

La stessa Unione Europea ,finanziando con il Rearm Europe la creazione di un ipotetico esercito europeo , offre la possibilità alla Germania, la prima ad avere ratificato la decisione della C.E. , di crearsi ,come dichiarato dal cancelliere Merz , ” il più forte e grande esercito in Europa ” suscitando notevoli dubbi , soprattutto se messi in in relazione agli eventi storici del secolo scorso.
Una volontà tedesca che sembra trovare una ulteriore giustificazione tecnica nelle dichiarazioni del Capo di Stato Maggiore tedesco ” La Russia può attaccare la Nato entro il 2029” , con la conseguente equiparazione della politica espansionistica di Hitler , cominciata con l’ Anschluss , a quella perseguita da Putin.
Un accostamento francamente azzardato se posto in relazione alle richieste di Putin , il quale chiede come garanzia per una trattativa di pace , la creazione di uno Stato cuscinetto e privo di esercito: espressione quindi non tanto di una volontà espansiva quanto di un desiderio di tutela dei propri confini.
Tuttavia ed in perfetta sintonia con la strategia tedesca il primo ministro Britannico Starmer decide di tagliare la spesa sociale con l’obbiettivo di offrire nuove risorse finanziarie ad un piano di riarmo contro la Russia , portando la spesa militare al 3% del PIL e dichiarando:
” vogliamo essere pronti alla guerra” .
Emerge evidente una volontà comune che unisce i due paesi con il compiacimento anche del Francese Macron .
All’interno di questa politica estera anglotedesca non vi è traccia alcuna di una reale capacità di comprensione degli scenari internazionali , la quale viene sostituita da una vera e propria
“Strategia della Tensione made in Europe ” divenuta l’unico strumento di pressione politica espressa da una singolare intesa tra Cina Germania ed Inghilterra : un vero e proprio asse del male .
Il vero obiettivo , quindi, non è più facilitare un accordo per il conseguimento di una pace duratura tanto per il conflitto Russoucraino quanto in Medio Oriente .
L’inconfessabile strategia risulta quella di stabilizzare una situazione di tensione internazionale , la quale permetta alla Germania di tornare ad essere la forza egemone in Europa grazie al Rearm anche in ambito militare , finanziata paradossalmente da tutti quei paesi europei che hanno conosciuto la sciagura nazista .
In più si elabora una sorta di alleanza con la Cina , in questo molto simile sia per gli obiettivi che per le conseguenze in Europa a quella attuata dall’ex cancelliere Merkel con la Russia per l’importazione del gas.
Nel caso specifico, Un accordo con il gigante cinese che si traduce anche nella totale assenza di una qualsiasi analisi in relazione ai costi che questa possa determinare in ambito europeo : esattamente quanto è regolarmente avvenuto in ambito energetico con l’attuale “nemico” Putin.
Perché se , come molti Media vedono in Putin una minaccia mondiale per l’ntera Europa, allora l’unica soluzione strategica dovrebbe essere rappresentata da una invasione
della Russia per salvaguardare l’indipendenza Europea , senza attendere il coinvolgimento degli Stati Uniti come nella seconda guerra mondiale.
Mai come ora emerge l’incapacità di una classe politica europea , la quale di fronte a sfide mondiali economiche e militari , si limita a utilizzare strategie le quali , utilizzando proprio la tensione internazionale, godono di una discrezionalità molto lontana dalle garanzie democratiche fino ad oggi garantite dalle istituzioni occidentali.
La stessa leggerezza si esprime nel non prendere nella dovuta considerazione il pericolo cinese , sia sotto il profilo militare che economico e politico, e definisce la compromissione stessa dei vertici politici anglotedeschi e dell’intera Unione Europea.
Quest’ultima, poi, con il suo perseverare nell’applicazione assolutamente ideologica di un ipotetico Green Deal, si conferma come l’unica istituzione internazionale la quale, di fronte ad uno scenario bellico mondiale, lasci inalterate le proprie priorità politiche ,solo aggiungendo a queste una dotazione senza precedenti di spese militari.
La marginalità Europea rappresenta l’inevitabile sintesi di una classe politica assolutamente inadeguata alla complessità contemporanea all’interno della quale prospera appunto la strategia della tensione .