Liliane Tami
Il Festival Poestate 2025 celebra la sua 29ª edizione dal 5 al 7 giugno a Lugano, confermandosi come il più longevo e significativo evento letterario della Svizzera italiana. Fondato nel 1997 da Armida Demarta, che ne è tuttora direttrice artistica, Poestate si distingue per la sua capacità di coniugare tradizione e innovazione, offrendo un palcoscenico a voci affermate e a talenti emergenti in un contesto multidisciplinare che spazia dalla poesia alla musica, dal teatro alla performance
Lugano, 6 giugno 2025 – Una serata che ha toccato il cuore e nutrito l’anima. Nell’ambito del Festival Poestate, la rassegna “Nuove voci, nuovi versi”, curata da Chiara Orelli Vassere e condotta con sensibilità da Stella N’Djoku, ha offerto al pubblico uno degli eventi più profondi e umanamente ricchi di questa edizione.
Protagonisti della serata sono stati i giovani del pretirocinio d’integrazione, studenti provenienti da ogni parte del mondo – dall’Ucraina all’Afghanistan, dall’Iran alla Turchia, fino al Gambia – giunti in Ticino con il desiderio di costruire una vita nuova, in un contesto di pace e sicurezza.
Con grande emozione, i ragazzi sono saliti sul palco per leggere poesie nella propria lingua madre – farsi, pashto, turco, ucraino, inglese – e poi nella traduzione italiana, aprendo un dialogo poetico tra culture, lingue e sensibilità. A declamare i testi poetici, con grazia e competenza, voci narranti come Alireza Sharifi, Abbas Ali Ibrahimi, Ramazan Yildiz e Alisina Mohammadi, che hanno restituito al pubblico il ritmo e la musicalità delle parole antiche e nuove.

Tra i momenti più intensi, la lettura di versi del grande mistico persiano Maulana Jalaluddin Rumi, che ha attraversato i secoli per dire ancora, con disarmante verità: “È amore, è una luce che brilla nella nostra era”. Ma anche la poesia di Sainey Jawo, giovane autore gambiano, ha lasciato un segno profondo: un testo-preghiera, intitolato To the World, che è parso un invito a custodire la speranza, ad avere cura del mondo come casa comune di tutti.

Ogni poesia, ogni voce, ogni lingua ha mostrato come la poesia sia un linguaggio universale, capace di toccare corde profonde dell’essere umano e di elevare i cuori verso ideali più alti. La poesia non solo cura, consola, ma educa: invita al rispetto, all’ascolto, alla comprensione reciproca.
In un tempo segnato da divisioni e incomprensioni, la serata di Poestate ci ha ricordato che la poesia può ancora essere un ponte, un gesto di incontro, un atto di fiducia nell’altro. Non è retorica, ma verità vissuta: l’anima dell’uomo si solleva quando incontra la bellezza, e in ogni cultura, in ogni lingua, la poesia è voce del cuore che cerca il bene, la luce, l’amore.

Stella N’Djoku (Locarno, 1993) è una poetessa, autrice, traduttrice e studiosa svizzera di origini italiane e congolesi. La sua scrittura nasce dall’intersezione tra filosofia, memoria, spiritualità e identità. È autrice della raccolta Il tempo di una cometa (Ensemble, 2019), un’opera poetica che affronta il lutto come via di trasformazione.
Le sue poesie sono apparse in antologie e riviste nazionali e internazionali, in traduzione inglese, francese, tedesca, spagnola e portoghese. È stata ospite di festival come Poestate e Babel, dove ha partecipato al progetto Poethreesome e condotto laboratori sul tema dell’identità e della lingua.
Collabora da anni con la RSI – Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana come redattrice e presentatrice e ha scritto per varie testate culturali. Cura eventi, modera incontri e lavora come facilitatrice nell’ambito della medicina narrativa e della narrazione audio.






