Enrico Berlinguer, storico segretario del Partito Comunista Italiano (PCI), morì l’11 giugno 1984 a Padova, in seguito a un ictus cerebrale che lo aveva colpito alcuni giorni prima, il 7 giugno, durante un comizio elettorale per le elezioni europee.

  • Il 7 giugno 1984, Berlinguer stava tenendo un comizio in piazza della Frutta a Padova. Nonostante fosse visibilmente affaticato e malato, continuò il discorso fino alla fine, con grande sforzo.
  • Subito dopo fu ricoverato all’ospedale Giustinianeo di Padova. Le sue condizioni apparvero gravi fin da subito.
  • Morì quattro giorni dopo, l’11 giugno 1984, all’età di 62 anni.

I fatti:

Il 7 giugno 1984, Berlinguer stava tenendo un comizio in piazza della Frutta a Padova. Nonostante fosse visibilmente affaticato e malato, continuò il discorso fino alla fine, con grande sforzo.

Subito dopo fu ricoverato all’ospedale Giustinianeo di Padova. Le sue condizioni apparvero gravi fin da subito.

Morì quattro giorni dopo, l’11 giugno 1984, all’età di 62 anni.

Il funerale:

  • I funerali si svolsero a Roma e furono un evento di portata storica: oltre un milione di persone parteciparono per dare l’ultimo saluto a uno dei leader politici più amati della storia repubblicana italiana.
  • Non lo conoscevo di persona, ma è come se lo conoscessi da sempre. Parlava come pochi, ma sentiva come tutti noi. Quando lo ascoltavo, capivo che non mentiva. Che c’era ancora qualcuno che credeva davvero in quello che diceva. Che l’onestà non era una favola.
    Adesso che se n’è andato, mi sento più solo. Come se si fosse spenta una luce in mezzo al buio. Lui era diverso. Era serio, era pulito. Era uno che non si vendeva, che non faceva politica per sé. Lo faceva per noi.
    Non importa se votavi per lui o no: sapevi che c’era. E adesso che non c’è più… fa male. Fa male come perdere un padre, un fratello, un amico che non ti ha mai tradito.
    Addio, Enrico. Ti abbiamo voluto bene. Te ne vogliamo ancora.”

    Queste parole, immaginate o forse pronunciate davvero da molti, riflettono il sentimento collettivo di lutto sincero e spontaneo che colpì l’Italia tutta: operai, studenti, intellettuali, credenti e atei, comunisti e non.
  • L’elogio funebre fu pronunciato da Alessandro Natta, che lo succederà come segretario del PCI.