di Mario Scaramella e Liliane Tami
In un momento in cui la ricerca aerospaziale civile conosce una nuova primavera, grazie a innovazione tecnologica e collaborazioni internazionali, il progetto suborbitale guidato dal prof. Tom Rouse si distingue per audacia e ingegneria d’avanguardia. Alla vigilia del test di lancio, previsto per il 20 giugno, abbiamo intervistato in esclusiva il professor Rouse, mente e cuore di questa operazione, per farci raccontare i dettagli tecnici, le sfide logistiche e le prospettive future di un’iniziativa che potrebbe segnare un nuovo passo nella sperimentazione aerospaziale civile.

Mario Scaramella: Prof. Rouse, partiamo con una domanda tecnica: quanto è alto il vostro razzo?
Prof. Tom Rouse: Il razzo è relativamente compatto rispetto ai vettori orbitali: l’intera struttura ha dimensioni pensate per missioni suborbitali e per test specifici. L’altezza, ovviamente, può variare in base alla configurazione di carico utile e ai moduli montati, ma l’architettura è estremamente modulare.
Mario Scaramella: Di quali materiali è costruito?
Prof. Tom Rouse: La struttura principale è realizzata interamente in fibra di carbonio, per garantire leggerezza e resistenza, con componenti lavorati in alluminio nei punti critici di connessione e integrazione meccanica. L’uso della fibra di carbonio consente un’ottima efficienza peso-potenza.
Mario Scaramella: È possibile costruire versioni più grandi?
Prof. Tom Rouse: Assolutamente sì. Il nostro design è scalabile. Se ci fosse la necessità di vettori più grandi per carichi più pesanti o per traiettorie diverse, possiamo ampliare i moduli e adattare i motori.
Mario Scaramella: Il lancio è previsto il 20 giugno. Ci sono state preoccupazioni per la tempesta solare prevista il 18?. Può avere conseguenze?
Prof. Tom Rouse: Fortunatamente no. Le condizioni solari non influenzano il nostro profilo di missione. Più che le tempeste solari, ci preoccupano i venti in quota, in particolare il jet stream. Le condizioni atmosferiche in alta quota possono influenzare la stabilità del volo durante la salita.
Mario Scaramella: È possibile trasportare il razzo con aeromobili autorizzati al trasporto di materiali pericolosi?
Prof. Tom Rouse: Dipende. I motori caricati non possono essere trasportati su aerei commerciali. Tuttavia, possiamo spedire il propellente e i motori separatamente, in configurazione non assemblata, utilizzando trasporto aereo per merci pericolose, secondo le normative IATA.
Mario Scaramella: Il razzo necessita di infrastrutture particolari per lo stoccaggio?
Prof. Tom Rouse: Non è necessario un bunker. Raccomando lo stoccaggio dei componenti propulsivi in armadi ignifughi standard, simili a quelli utilizzati per la benzina o altre sostanze infiammabili.
Mario Scaramella: Ci può descrivere la configurazione dei motori?
Prof. Tom Rouse: Certamente. Il primo stadio è composto da tre booster O5500, ognuno capace di generare circa 1700 libbre di spinta per cinque secondi. Il secondo stadio è spinto da un motore N1000, con una combustione prolungata di circa 14 secondi. Tutti i motori utilizzano propellente composito a base di perclorato d’ammonio e HTPB (polibutadiene idrossi-terminato).
Mario Scaramella: Prof. Rouse, grazie per questa panoramica così dettagliata. Possiamo dire, senza tema di smentita, che lei è il padre di questa operazione.
Prof. Tom Rouse (sorride): Lo ammetto, sì. È un progetto a cui ho lavorato con passione, e sono orgoglioso di vederlo prendere forma.
