Liliane Tami
Meno noti dei terroristi di Boko Haram, i pastori fulani, estremisti islamici, uccidono più di loro. Gli islamisti fulani, in Nigeria, fanno migliaia di vittime, anche per motivi religiosi.
Nel 2018 la Nigeria è stato il secondo paese al mondo per numero di vittime da terrorismo: per il Global terrorism index 2019 (Gti), le vittime sono state 2.040, meno dell’Afghanistan (7.379), più dell’Iraq (1.054).
In un rapporto dello scorso settembre, la Croce rossa internazionale ha illustrato cifre da guerra: nell’ultimo decennio gli attacchi del noto gruppo islamista Boko Haram hanno provocato, soprattutto nel Nord, 27mila morti, 22mila dispersi, di cui più della metà minorenni, e più di 2 milioni di sfollati.
Delle 2mila vittime del 2018 contate dal Gti, però, ben 1.158 sono attribuite non a Boko Haram, ma agli estremisti fulani.
Nella notte del 13 giugno 2025, il sangue dei martiri ha nuovamente bagnato la terra di Nigeria. A Yelewata, nello stato di Benue, almeno 200 cristiani sono stati brutalmente uccisi da militanti islamici Fulani, in quello che le organizzazioni umanitarie hanno definito il più grave massacro degli ultimi anni in quella martoriata regione.
L’attacco, premeditato e feroce, ha colpito famiglie di sfollati interni che avevano trovato rifugio presso strutture improvvisate, molti dei quali erano già stati costretti a fuggire da precedenti violenze. Secondo quanto riferito dall’organizzazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), gli assalitori hanno fatto irruzione gridando “Allahu Akhbar”, cospargendo di carburante le porte degli alloggi prima di dar loro fuoco, per poi aprire il fuoco sulle persone in fuga. «Quello che ho visto è stato raccapricciante: cadaveri ovunque, persone massacrate senza pietà», ha testimoniato padre Ukuma Jonathan Angbianbee, parroco locale, che per poco non è rimasto ucciso durante l’attacco.

La strage ha preso di mira in particolare i cristiani ospitati nella parrocchia cattolica di San Giuseppe e in altri rifugi nei pressi del mercato cittadino. Dopo un primo assalto respinto dalle forze dell’ordine locali, i militanti hanno aggirato la resistenza e hanno scatenato la loro furia su civili indifesi.
La violenza ha toccato livelli di brutalità estrema, aggravata dal fatto che molti dei rifugiati erano donne, bambini e anziani. Le immagini raccolte dai soccorritori e i racconti dei superstiti delineano un quadro di barbarie che scuote le coscienze e denuncia un progetto di pulizia etnico-religiosa che ormai da anni colpisce le comunità cristiane rurali della Middle Belt nigeriana.
La Fondazione della diocesi di Makurdi per la giustizia, lo sviluppo e la pace ha confermato il bilancio definitivo: 200 morti. Un numero che trasforma l’attacco in una delle peggiori atrocità mai registrate nello stato di Benue.

L’appello del Papa e l’indignazione internazionale
Anche il Santo Padre, Papa Leone XIV, ha ricordato con dolore la strage durante il suo discorso all’Angelus domenicale:
«Circa 200 persone sono state assassinate con straordinaria crudeltà. La maggior parte delle vittime erano rifugiati interni ospitati da una missione cattolica. Prego per sicurezza, pace e giustizia, in particolare per le comunità cristiane dello stato di Benue, vittime di una violenza che sembra non conoscere tregua.»
Quella di Yelewata non è purtroppo un’eccezione. Solo durante la Quaresima e la Settimana Santa di quest’anno, i pastori Fulani hanno già ucciso oltre 170 cristiani nella regione, con 72 vittime nel solo Triduo Pasquale di aprile.
L’inazione delle autorità e il grido delle vittime
«Dov’erano le forze di sicurezza quando avevamo bisogno di loro?», si domanda un sacerdote della diocesi di Makurdi, denunciando l’inquietante ritardo dell’intervento militare, giunto solo il mattino successivo. Un’accusa che si somma alla crescente indignazione per l’inerzia del governo nigeriano, incapace — o non disposto — a proteggere le minoranze cristiane da una persecuzione sistematica che ormai somiglia sempre più a un genocidio a bassa intensità.
Organizzazioni per i diritti umani e voci della Chiesa cattolica continuano a chiedere interventi decisi della comunità internazionale, affinché il dramma dei cristiani perseguitati in Nigeria non resti sepolto sotto il silenzio complice dell’indifferenza globale.
Il sangue dei martiri nigeriani grida ancora.