Liliane Tami
In estate, col sole al culmine, abbiamo il Solstizio estivo, con San Giovanni battista che ha battezzato Gesù Cristo. La sua festa è il 24 giugno.
In inverno, a ridosso del natale, col solstizio invernale il 27 dicembre, invece , abbiamo la festa di San Giovanni Evangelista, l’autore dell’APocalisse che ci dona la speranza nella vita eterna dopo al buio della morte.
I due Giovanni, l’anziano che apre al primo sacramento dello Spirito Santo, e il giovane apostolo che amato da Cristo svela la salvezza, sono due cardini importantissimi dell’anno liturgico.
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Fin dall’antichità, l’uomo ha scrutato il cielo non solo per orientarsi, ma per cercare in esso i segni del divino. Gli astri, i cicli del sole e della luna, i movimenti delle stagioni hanno sempre rappresentato, per ogni civiltà, una trama invisibile che collega la terra al cielo, il tempo all’eternità. Al centro di questa visione antica e pagana del cosmo, gli equinozi e i solstizi hanno da sempre assunto il ruolo di “porte”, varchi sottili tra il visibile e l’invisibile.
Il cristianesimo, invece, ha superato la venerazione degli astri e delle stelle ( fenomeni naturali) per concentrarsi sui fenomeni divini, come il Natale e la Pasqua, che comunque per la loro simbologia rimangono agganciati al ciclo della natura.

La Chiesa, riprendendo il simbolismo arcaico, ha conservato misteriosamente questa antica eredità. E proprio a ridosso dei due solstizi cadono le feste liturgiche di due figure centrali del Nuovo Testamento: San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista, che nel corso dei secoli sono divenuti, per molti, i due “guardiani” delle porte del tempo sacro.
La Porta degli Uomini verso al battesimo: San Giovanni Battista (24 giugno)
Il Solstizio d’Estate, quando il sole raggiunge il suo massimo splendore e la luce trionfa sulla notte, ha sempre simboleggiato il compimento della vita, l’apice dell’esistenza prima della sua lenta discesa verso l’ombra. È in prossimità di questa soglia luminosa che la Chiesa celebra, il 24 giugno, la nascita di San Giovanni Battista, il Precursore. San Giovanni battista è colui che ha battezzato Cristo con l’acqua del fiume giordano: allo stesso modo il sacramento del battesimo , proprio come il sole che arriva al suo apice, è il sacramento che indroduce l’individuo all’iniziazione Cristiana.
San Giovanni Battista stesso, nel Vangelo di Giovanni (3,30), proclama:
«Bisogna che egli cresca e che io diminuisca.»
In questa frase profetica si cela il ritmo cosmico del solstizio estivo: il sole, dopo aver raggiunto la sua massima altezza, comincia progressivamente a decrescere, così come Giovanni cede il passo a Cristo, la Luce vera. Il Battista è simbolo di maturità e di pienezza, spesso raffigurato come uomo barbuto e vigoroso, colmo di forza ascetica e di spirito profetico. È il testimone che, dalla soglia massima del sole, indica l’arrivo del Messia.

La Porta di Dio, col Natale di Gesù: San Giovanni Evangelista (27 dicembre)
Se il solstizio d’estate è la porta della pienezza del Battesimo, il Solstizio d’Inverno rappresenta la rinascita. Nel cuore del buio più profondo dell’inverno, il sole si arresta, sembra morire per tre giorni, e poi lentamente rinasce, accrescendo ogni giorno il proprio splendore. Ed è qui che Cristo, l’uomo-Dio redentore dell’umanità, nasce in un’umile mangiatoia. È a ridosso di questa “porta degli dèi”, come la chiamavano gli antichi, che la liturgia celebra, il 27 dicembre, la festa di San Giovanni Evangelista, il discepolo prediletto.
Giovane, puro, ardente di amore spirituale, Giovanni Evangelista rappresenta l’aurora del mistero cristiano, il principio della luce che cresce e si fa sempre più luminosa. Se il Battista prepara la venuta, l’Evangelista ne custodisce il mistero profondo, offrendoci la visione più alta e mistica del Verbo incarnato:
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio.» (Gv 1,1)
Dal Giano pagano ai due Giovanni cristiani
Nel simbolismo arcaico di Giano bifronte, divinità romana custode delle soglie e dei passaggi, vediamo l’archetipo profondo di questa corrispondenza: due volti rivolti in direzioni opposte, uno verso il passato e l’altro verso il futuro, uno verso la luce decrescente e uno verso la luce nascente. Non a caso il nome latino Ianus è stato, nei secoli, misteriosamente trasposto in Ioannes, cioè Giovanni.
Così la fede cristiana, pur purificando ogni residuo pagano, ha saputo riconoscere in queste due figure evangeliche il compimento del simbolo cosmico: il Battista come custode della soglia della maturità terrena, l’Evangelista, che ha scritto l’Apocalisse in esilio sull’isola di Patmos, ha annunciato la vita eterna che rinasce, giorno dopo giorno, fino alla pienezza della luce celeste.
I due Giovanni, custodi del tempo sacro
Le due feste giovannee, poste a cavallo dei solstizi, custodiscono un insegnamento spirituale profondo. Ci ricordano che ogni ciclo ha la sua pienezza e il suo declino, la sua notte e la sua rinascita. Ogni discesa contiene in sé il germe della risalita. Nel Battista contempliamo la preparazione, nel discepolo prediletto contempliamo la piena unione d’amore con Cristo e la promessa della risurrezione .
I due San Giovanni sono così i guardiani simbolici delle due porte dell’anno liturgico e cosmico, che ancora oggi ci parlano — come voci antiche — del mistero della Vita che sempre muore e sempre rinasce, fino alla luce senza tramonto del Regno di Dio che verrà dopo al giorno del giudizio.