di historicus
Negli anni Settanta, nella zona alpina di Interlaken, il professor Karl Brunner (Università di Rochester, NY e Berna) riuniva ogni anno studiosi di discipline diverse – economisti, filosofi, sociologi, politologi – per discutere un tema tanto semplice da enunciare quanto complesso da vivere: “Analisi ed ideologia”.
Questi seminari non erano pensati come convegni accademici tradizionali. Non si trattava di difendere scuole di pensiero, ma di creare uno spazio critico in cui mettere a confronto ragionamento analitico e visioni ideologiche del mondo.
E qui si innesta anche il pensiero di Antonio Escohotado: i “nemici della realtà” sono coloro che, per difendere le proprie convinzioni, ignorano i dati e deformano la percezione dei fatti, alimentando dogmi e narrative distorte.

Analisi e ideologia: due modi di affrontare la realtà
Con “analisi” Brunner intendeva un metodo basato su dati, coerenza logica, confronto tra ipotesi e risultati. Non si trattava solo di numeri o di modelli: l’analisi, nel suo senso più ampio, era un esercizio di chiarezza, un tentativo di capire i meccanismi sociali senza dare nulla per scontato.
Per contro, con “ideologia” si indicavano le visioni complessive e totalizzanti, capaci di offrire risposte immediate e seducenti, ma spesso rigide e impermeabili al confronto con la realtà.
Chiaramente emerge un parallelo con quanto osservava Antonio Escohotado: i “nemici della realtà” sono coloro che privilegiano le loro convinzioni ideologiche rispetto ai dati concreti, deformando la percezione dei fatti e alimentando narrative dogmatiche. Quando le convinzioni personali prevalgono sui fatti, emergono i nemici della realtà secondo Escohotado: individui o gruppi che trasformano le loro idee in dogmi, ignorando segnali evidenti e dati concreti.
Dialogo interdisciplinare e confronto critico
Uno degli elementi più innovativi dei seminari di Interlaken era l’apertura disciplinare. L’analisi non era appannaggio esclusivo dell’economia. Filosofi come Hans Albert riflettevano sulla metodologia della scienza, studiosi di diritto e politica discutevano di istituzioni, mentre economisti come James Buchanan o Armen Alchian portavano la loro prospettiva sui sistemi di incentivi.
Lo scopo non era costruire una “super teoria” unica, ma favorire la circolazione di strumenti critici fra discipline diverse. In questo senso, “analisi” significava soprattutto attenzione al metodo, non proprietà di un singolo campo.
Oltre il mercato: analisi come strumento sociale
Brunner sosteneva che la capacità analitica potesse estendersi ben oltre il mercato: ai sistemi politici, alle organizzazioni sociali, alle istituzioni che plasmano la vita collettiva. Applicare il ragionamento critico a questi ambiti non significava ridurli a semplici transazioni economiche, ma piuttosto renderli più trasparenti, evidenziando incentivi, contraddizioni, possibili miglioramenti.
L’analisi, insomma, è uno strumento per leggere e capire la realtà così com’è, mentre l’ideologia trasforma e impone la percezione in una versione distorta dei fatti, mettendo a tacere qualsiasi discussione.
Gli obiettivi dei seminari
I fini perseguiti a Interlaken si possono riassumere in quattro grandi direttrici:
1. Ampliare l’orizzonte critico: invitare studiosi e studenti a usare strumenti analitici per affrontare questioni sociali, etiche e politiche.
2. Coltivare il dibattito: non accettare le ideologie come verità indiscusse, ma metterle alla prova dell’argomentazione e dell’evidenza.
3. Favorire il dialogo interdisciplinare: riconoscere che problemi complessi richiedono prospettive multiple.
4. Rinnovare il ruolo degli intellettuali: formare persone capaci di valutare istituzioni e idee con spirito critico, senza dogmi né sudditanza intellettuale.
Esempi dal passato: quando l’ideologia prevale sull’analisi
La storia offre casi eloquenti di scontro tra analisi e ideologia.
• La pianificazione centralizzata sovietica fu sostenuta da un’imponente ideologia di giustizia sociale, ma ignorò progressivamente segnali analitici di inefficienza, scarsità e sprechi. Il risultato fu un sistema rigido, incapace di riformarsi.
• Il crollo di Wall Street del 1929 e la Crisi Sub-Prime del 2008 mostrano un altro lato: l’ideologia del “mercato che si autoregola” rese ciechi molti operatori e regolatori rispetto a dati e segnali di rischio evidenti.
• La lotta contro il razzismo e l’apartheid è invece un esempio positivo: analisi economiche, sociologiche e giuridiche dimostrarono con forza l’inefficienza e l’ingiustizia del sistema sudafricano, minando le giustificazioni ideologiche che lo sostenevano.
Esempi attuali: la sfida del pluralismo scientifico e politico
Oggi il tema è più che mai attuale, proprio perché il confine tra analisi e ideologia si fa spesso sottile:
• Clima e ambiente: numerosi studi pretendono segnalare rischi crescenti legati al cambiamento climatico; molti altri ricercatori sollevano dubbi sulla portata e sulle cause dei fenomeni osservati. Invece di trasformare queste differenze in bandiere ideologiche contrapposte, occorrerebbe valorizzarle come parte di un confronto analitico aperto, dove dati e modelli sono sottoposti a valutazione critica continua.
• Pandemia e salute pubblica: anche qui l’analisi scientifica non è stata univoca. Accanto a studi che sostenevano misure drastiche e campagne vaccinali – a volte senza sufficiente evidenza –, altri hanno portato alla luce limiti, effetti collaterali gravi e contraddizioni nelle politiche adottate. Quando il dibattito è stato ridotto a slogan (“scienza contro complottismo”), l’analisi è stata soffocata dall’ideologia.
• Tecnologie digitali: c’è chi vede nell’intelligenza artificiale una rivoluzione positiva e chi teme scenari distopici. Entrambe le posizioni rischiano di diventare ideologiche se ignorano la complessità dei dati, delle applicazioni concrete e delle conseguenze sociali.
In tutti questi casi, la lezione di Brunner ed Escohotado è chiara: l’analisi non elimina il dissenso, ma lo rende più trasparente e costruttivo, evitando che differenze scientifiche o politiche vengano trasformate in dogmi incontestabili.

La lezione di Brunner ed Escohotado è ancora molto attuale
Negli anni Settanta, Karl Brunner promuoveva a Interlaken un dibattito tra analisi e ideologia. Oggi, Antonio Escohotado ci ricorda che chi ignora i dati diventa un nemico della realtà.
A distanza di decenni, il contrasto tra analisi e ideologia rimane vivo e resta centrale. Le società contemporanee sono spesso attraversate da narrazioni polarizzanti che promettono soluzioni facili a problemi difficili. In questo contesto, la lezione di Brunner e di Escohotado suona come un invito alla prudenza: prima di abbracciare un’idea, chiediamoci quali dati la sostengono, quali incentivi descrive, quali alternative lascia aperte.
Brunner ed Escohotado ci ricordano che il pensiero critico è l’antidoto ai dogmi e alle ideologie: solo chi confronta continuamente le proprie idee con la realtà può evitare di cadere nella trappola dei nemici della realtà, che deformano i fatti per adattarli alle loro convinzioni prefabbricate.
È qui che sta il senso più profondo del messaggio di Brunner: non contrapporre il freddo calcolo all’ideale, ma riconoscere che solo un pensiero critico e analitico può tenere a bada le derive dogmatiche dell’ideologia.