In Svizzera è in corso un acceso dibattito sulle nuove norme di capitalizzazione bancaria decise dal Consiglio federale. Le misure, introdotte con l’obiettivo di rafforzare la stabilità del sistema finanziario, hanno però sollevato dubbi e critiche, in particolare per il loro impatto su UBS, la principale banca del Paese e uno dei più grandi istituti al mondo.
La posizione di Cevian Capital
A prendere la parola è stata Cevian Capital, società d’investimento svedese e tra i maggiori azionisti di UBS, che attraverso il suo cofondatore Lars Förberg ha espresso una posizione netta: con i nuovi requisiti patrimoniali, «mantenere la sede principale in Svizzera non sarebbe più realistico per una grande banca internazionale».
Secondo Förberg, le direttive del governo elvetico appaiono ormai definitive e difficilmente rivedibili. Questo significherebbe che UBS potrebbe trovarsi di fronte a una scelta drastica: trasferire la propria sede all’estero pur di restare competitiva. «UBS è il più grande gestore patrimoniale al di fuori degli Stati Uniti, con un rischio minimo. Qualsiasi paese vorrebbe avere una banca del genere», ha dichiarato il finanziere al Financial Times.

La linea di UBS
Il CEO Sergio Ermotti, da parte sua, ha cercato di stemperare i toni, ribadendo che l’intenzione del gruppo è quella di «continuare a operare come banca globale di successo con sede in Svizzera». Tuttavia, ha aggiunto che «è troppo presto per speculare» sulle possibili conseguenze della riforma, lasciando aperti interrogativi sul futuro.
Troppo grande per la Svizzera?
Il governo federale sembra convinto che UBS rappresenti una realtà ormai “troppo grande per la Svizzera”, e che servano regole più severe per ridurre i rischi sistemici. Una linea che mette in primo piano la sicurezza del sistema finanziario nazionale, ma che allo stesso tempo rischia di indebolire l’attrattiva della piazza bancaria elvetica.
Uno snodo cruciale
La questione non riguarda soltanto UBS, ma tocca da vicino l’intera identità economica del Paese. La Svizzera, storicamente percepita come uno dei centri finanziari più solidi e affidabili al mondo, si trova davanti a una sfida complessa: garantire stabilità e sicurezza senza però spingere i grandi gruppi a cercare altrove condizioni normative più favorevoli.
Il dibattito è appena iniziato, ma le scelte che verranno prese nei prossimi mesi segneranno in maniera decisiva il rapporto tra la Confederazione e la sua banca simbolo.