Dal 2013, il Venezuela guidato da Nicolás Maduro è precipitato in una crisi economica, sociale e politica che ha spinto milioni di persone a fuggire e ha lasciato il Paese sotto osservazione di organismi internazionali per gravi violazioni dei diritti umani. Le Nazioni Unite, attraverso la Missione internazionale d’inchiesta (FFMV), parlano di persecuzione sistematica di oppositori, giornalisti e difensori dei diritti, con torture, detenzioni arbitrarie e violenza di Stato che possono configurare crimini contro l’umanità; il quadro è ribadito nel 2025 e rimane oggetto di monitoraggio continuo.
Sul fronte giudiziario internazionale, la Corte penale internazionale ha aperto e sta portando avanti il fascicolo Venezuela I (e Venezuela II) proprio su presunti crimini contro l’umanità, in particolare legati a detenzione e repressione; è un unicum nella regione per ampiezza e avanzamento dell’indagine.

Allo stesso tempo, la crisi ha generato uno degli esodi più grandi dell’Emisfero occidentale: secondo UNHCR e la piattaforma R4V, tra 7 e 8 milioni di venezuelani hanno lasciato il Paese, spesso in condizioni di estrema vulnerabilità. UNHCR+1
Sul piano politico, dopo anni di squalifiche e marginalizzazione dell’opposizione (primarie 2023, candidature annullate, arresti e intimidazioni), la repressione di piazza e gli abusi segnalati dalle ONG sono continuati anche nel 2024, in coincidenza con il voto presidenziale.
La “nuova Premio Nobel”: María Corina Machado, che ha dedicato il suo premio a Donald Trump
In questo contesto, il Premio Nobel per la Pace 2025 è stato assegnato alla leader dell’opposizione María Corina Machado per il suo impegno non violento a favore di diritti umani, elezioni libere e transizione pacifica alla democrazia. La motivazione del Comitato norvegese sottolinea la sua capacità di “tenere accesa la fiamma della democrazia” in un sistema autoritario.
Il riconoscimento è stato ripreso e contestualizzato dalla stampa internazionale (Reuters, Financial Times, CBS), che ricorda come Machado, squalificata dalle autorità, sia rimasta il volto più noto della resistenza civile venezuelana, costretta a vivere in clandestinità dopo le contestazioni sul voto del 2024.
Perché “orrore del regime” non è solo un giudizio politico
Quando si parla di “orrore”, conviene attenersi ai fatti documentati:
- Repressione sistematica (arresti arbitrari, torture, sparizioni a breve termine) documentata da ONU e ONG. ohchr.org+2ohchr.org+2
- Indagini della CPI su possibili crimini contro l’umanità. icc-cpi.int
- Collasso sociale: carestie intermittenti di servizi essenziali, sanità fragile e esodo di massa. UNHCR+1